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Roma SPQR: gli anni difficili.

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 “L’età dell’angoscia. Da Commodo a Diocleziano”

 Fra la fine del I secolo e per l’intero II secolo d.C. l’impero romano visse il suo periodo aureo, grazie alla dinastia degli Antonini, che seppero amministrare il potere con grande equilibrio. A Nerva, che  aveva sancito la “damnatio memoriae” di Domiziano, successe Traiano, il quale portò l’impero alla sua massima espansione. Adriano lo consolidò e fu grande mecenate della cultura e delle arti (e qui ricordo la bella mostra svoltasi l’anno scorso a Villa Adriana), come Antonino lo fu nel campo sociale e in quello del diritto, meritandosi l’appellativo di “Pio”. Marco Aurelio, imperatore “molto prudente e coscienziosamente giusto”, come lo definì Emilio Papiniano, insigne giureconsulto romano,  dovette fronteggiare le tribù barbare che premevano sul “limes” orientale, Parti, Marcomanni, Quadi. Sono i primi segnali di una crisi che con Commodo, imperatore depravato ed incapace, emerse in tutta la sua gravità: crisi politica, economica, sociale.

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  E per Roma fu “L’età dell’angoscia”, come titola la mostra in corso ai Musei Capitolini, il quarto capitolo dei “I Giorni di Roma”, il grande progetto iniziato nel 2010 con “L’età della conquista. Il fascino dell’arte greca a Roma” e proseguito con “Ritratti, le tante facce del potere” e “L’età dell’equilibrio”. Dunque anni difficili, perché l’impero iniziava a sgretolarsi non solo all’esterno, la pressione dei barbari, ma all’interno, il malessere dell’esercito ed una crescente crisi economica causata dalla svalutazione monetaria. Crollavano le certezze, le legioni acclamavano un imperatore dopo l’altro che, regolarmente, finiva ammazzato, mentre si susseguivano le rivolte cui cercò di porre rimedio la tetrarchia (Diocleziano, Costanzo Cloro, Galerio), che ristrutturò l’impero in dodici “diocesi”. Con Costantino tornerà un po’ di calma, ma intanto è un condensarsi di spinte centrifughe che, fra le altre cose, vedrà il fiorire di culti orientali importati.

  “I protagonisti”, prima sezione della mostra, e subito colpisce uno splendido busto di Commodo raffigurato come Ercole, quindi l’imperatore sacralizzato ma anche il riferimento al suo hobby gladiatorio (ricordate il film?). I personaggi sono tanti, ben 92, una folta galleria di statue, ritratti e busti che narrano l’evoluzione plastica dell’arte figurativa romana nell’arco di due secoli. Realismo, com’è tipico dei romani, molto pragmatici, ma con tendenza all’idealizzazione, retaggio questo della cultura greca (e con Adriano si raggiungerà il momento più alto). Si vedano i ritratti di Settimio Severo e della moglie Giulia Domna (entrambi sono raffigurati nell’Arco degli Argentari, al Velabro), i vari busti di Caracalla, Eliogabalo, uno degli imperatori più “chiacchierati” (e fatto fuori dai suoi pretoriani insieme alla madre), Alessandro Severo, e notevoli soprattutto la colossale statua bronzea di Treboniano Gallo, il cacciatore con cane, il gruppo dei filosofi di Dion, un busto femminile (fine II secolo, notare la pettinatura a boccoli inanellati, molto simile a quella del secolo precedente: la moda era ciclica ieri come oggi).

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  Seconda sezione l’esercito, grande protagonista di questo travagliato periodo storico, con le legioni che fanno e disfano, eleggendo e/o destituendo, quasi sempre in maniera violenta, i vari imperatori. Busti e stele funebri che introducono alla terza sezione, la città, con frammenti della famosa Forma Urbis (terme e templi della zona dell’Aventino) ed alcuni plastici del museo della Civiltà Romana (a proposito: quando sarà di nuovo accessibile? O i lavori di restauro avranno i soliti tempi biblici riservati alla cultura?). Molto interessante la quarta sezione, la religione, 52 opere che documentano il diffondersi nell’Urbe di culti di matrice orientale. Spesso importati dalle legioni, come il mitraismo e Giove Dolicheno, o al seguito di Cleopatra nel suo soggiorno romano (vedi il tempio di Iside Serapide a Campo Marzio, l’Iseo di via Labicana, il Serapeo al Quirinale). Le liturgie orientali fascinarono anche alcuni imperatori: Commodo aderì al mitraismo (“fu ammesso fra i loro adepti e partecipò alle loro cerimonie segrete”, scrive Franz Cumont, storico belga del ‘900), mentre Eliogabalo promosse il culto del Sol Invictus.

  Pezzi rimarchevoli, come il gruppo di Giove Dolicheno sul toro, Artemide e Ifigenia, le rappresentazioni mitraiche, soprattutto un magnifico rilievo policromo, la statua di Osiride Cronocratore, Attis, busti di sacerdoti. Il diffondersi di questi nuovi riti ebbe un effetto dirompente sul piano politico più che su quello religioso, nel senso che, essendo quasi tutti i culti a carattere iniziatico, diede maggior consapevolezza di sé agli individui, minando quindi il carattere “divino” della figura dell’imperatore, situazione di fatto, subìta e non scelta (e, quindi, si prepara la strada al cristianesimo, religione basata sul libero arbitrio). E l’esposizione prosegue con la sezione domestica, la vita quotidiana dei romani, piatti, brocchette e bottiglie di vetri, unguentari e una serie di eccezionali affreschi provenienti da una “domus” di via Nazionale.

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  Siamo al termine, i costumi funerari della Roma che si avvia alla fase di tardo impero, stele, lastre con ritratti di defunto, sarcofagi con figure e gruppi a rilievo, spesso di soggetto mitologico, affreschi che richiamano al mondo infero (Orfeo ed Euridice, il ratto di Proserpina) e, di particolare interesse, i blocchi in arenaria di Treviri, Augusta Treverorum, con scene di vita quotidiana di grande realismo. Ottimo suggello ad una mostra il cui tema centrale – l’inquietudine, l’angoscia – ruota intorno a due cause scatenanti, i barbari e la crisi economica. Non c’è molta differenza con l’oggi, i barbari li abbiamo alle porte, i tagliagole dell’Isis, e la crisi economica pervade un po’ tutto l’Occidente. Corsi e ricorsi, la Storia si ripete, aveva ragione  il buon Vico.

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 “L’età dell’angoscia. Da Commodo a Diocleziano”
Musei Capitolini fino al 4 ottobre 2015. Martedì-domenica h.9-20
euro 15, biglietto integrato mostra + museo,
11 ridotto (per residenti a Roma).
Per informazioni 060608 e
www.museicapitolini.org, www.zetema.it e www.mondomostre.it

2 Commentia“Roma SPQR: gli anni difficili.”

  1. Leggendo questo splendido spaccato della Storia (lettera maiuscola) di Roma ho provato un guizzo di orgoglio per il privilegio che la sorte ha voluto riservarmi quando ha deciso che io, figlio (o profugo?) della Magnagrecia, sarei vissuto a Roma.
    Stamattina, di passaggio a Piazza Bologna, all’angolo della piazza, lato BNL, un ragazzo di colore, con le spalle appoggiate allo spigolo della Banca che guarda viale delle Provincie, si è acceso una sigaretta e siccome l’accendino era esaurito, lo gettò a terra e con il piede cercò di nasconderlo sotto la carta unta d’olio che aveva gettato per terra un attimo prima. Ad un metro da lui c’era il carrettino dello spazzino, in quel momento all’opera nell’aiuola.
    “Guarda che ti è caduto l’accendino”, gli ho detto, ben sapendo che l’aveva gettato di proposito.
    “No, l’ho gettato io perchè è vuoto. Lì c’è lo spazzino e pulirà”.
    Tu, Direttore, mi dirai “e che c’entra questo con la Storia di Roma?”
    La mia risposta è che la sommatoria di tutte le profanazioni che Roma subisce ad opera di chicchessia è un sacrilegio che si perpetua in assenza di un’Autorità non solo politica ed Amministrativa, ma Morale e Culturale.
    E nel frattempo?
    Roma agonizza!

  2. antonio mazza // 2 settembre 2015 a 21:57 // Rispondi

    C’entra, caro Enzo, c’entra. Il problema è sempre il solito, di tipo binario direi: da un lato l’insipienza pubblica, dei poteri politico-amministrativi, dall’altro la mancanza di senso civico di (purtroppo) buona parte dei cittadini. Ricordi a scuola il “Manuale di Educazione Civica”? Bisognerebbe rimetterlo obbligatorio non solo per gli studenti ma per tutti e lo dico per esperienza dovuta al mio lavoro: si e no un 30% in media di italiani ha davvero il senso della cosa pubblica, di più al nord (la disciplina austroungarica ha lasciato il segno), di meno al centro e non parliamo poi del sud. Conosco persone che blaterano tutto il giorno contro la malapolitica, la corruzione, Roma sporca e poi non fanno nulla di nulla, anzi, semmai peggiorano la situazione. Un piccolo esempio, la differenziata. Troppa fatica e ne ho visti che gettano il malloppo dove c’è di tutto, umido compreso, o dalla macchina carte, bottiglie di plastica e varie (lungo le strade secondarie è un letamaio). E allora ben vengano le multe, anche agli stranieri che spesso, giunti a Roma, si sbracano. Ma nonostante caos, sporcizia e maleducazione io amo visceralmente questa città e odio altrettanto visceralmente chi la offende. Credo che bisogna riscoprirne la sacralità e non lo dico solo in senso religioso, ce lo ricorda Francesco, ma come laico che nella sua città vede l’immagine stessa della Bellezza.

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