Pubblicato: 20 dicembre 2015 di in News // 2 Commenti
il borgo marinaro di Roma.
Oggi si stenta a credere che il rione di Trastevere, e in esso la Ripa Grande, siano stati borghi marinari e che a ridosso delle strade e piazze fossero ormeggiate imbarcazioni di ogni forma e grandezza, navi da guerra incluse, e che i marinai vi soggiornassero abitualmente. Il luogo, così vivace e frenetico, piacque tanto ad una nobildonna del ‘600, donna Olimpia Pamphili, che si fece costruire dall’architetto Carlo Rainaldi un casino belvedere con giardino e requisì per sé una parte della riva che, per questo, fu chiamata “i Bagni di donna Olimpia”. Il Tevere, così carico di Storia, e di storie, è stato ed ha visto anche questo, ma come poteva non essere amato così profondamente da poeti e da artisti i quali erano grati al grande fiume per aver scritto la Storia di Roma, cioè una Storia immortale. Non solo per le vicende che le hanno conferito gloria eterna e l’hanno resa immortale, ma anche per aver favorito la vita d’ogni giorno del popolo romano, a qualunque classe appartenesse. Grazie al loro fiume, infatti, i Romani hanno avuto per secoli l’acqua potabile, trasportata su imbarcazioni, hanno avuto derrate alimentari provenienti da regioni lontane e da regioni vicine e hanno avuto tutti i generi di merci e attrezzature che servivano loro per le attività quotidiane, trasportati su imbarcazioni provenienti dal mare, ma anche dall’interno, lungo il tratto che si estende e si snoda fino all’attuale Umbria.
A vederlo oggi non si direbbe, ma questo è stato il grande Tevere e a ben ragione è cantato da poeti, narratori e viaggiatori d’ogni tempo, ma anche la musica ne celebra i fasti perché il placido fiume intenerisce il cuore ed ispira dolcissime melodie. Ma diamo uno sguardo da vicino a ciò che un tempo avveniva lungo il Tevere e ai traffici e alle attività che caratterizzavano la vita sulle sue acque e nei dintorni. I primi magazzini per stivare le merci, risalgono all’imperatore Augusto e continuarono ad essere attivi durante tutta l’ età imperiale, nel Medioevo e nel Rinascimento. Il traffico navale dal mare, faceva capo a Ripa Grande. Da Ostia arrivavano il grano d’ Africa, le tele preziose, i profumi d’ Oriente, le statue e perfino gli obelischi provenienti dall’Egitto destinati ad abbellire le piazze della città. Trastevere era abitato in prevalenza da stranieri provenienti da ogni dove e a me piace immaginare che nei vicoli, nelle piazzette, negli slarghi e nei mercati dove ci si approvvigionava di verdure, di legumi, di abbacchi e di galline, la lingua comune fosse il romanesco di allora. In tempi remoti prevalevano gli Etruschi, poi arrivarono Siriani Corsi e, infine, gli Ebrei.
Questi ultimi si trasferirono sulla sponda sinistra del fiume solo nel Medioevo. Nei tempi antichi, non esistendo mezzi di locomozione rapidi e sicuri, il traffico commerciale si svolgeva sul Tevere. Le imbarcazioni venivano legate con grosse funi al giogo di bufali che si muovevano in parallelo sulle due rive. Per evitare che i barconi si incagliassero sul fondo del fiume venivano impiegati i galeotti i quali, manovrando lunghe pertiche, assicuravano all’imbarcazione la giusta distanza dalla riva e dal fondale basso. Il traffico sul Tevere era diventato tanto intenso che nel XVII e nel XVIII secolo furono costruiti due porti sulle due sponde opposte: Ripa Grande, vicino all’istituto San Michele, nel 1692, e Ripetta, nel 1703. Già dal 15° secolo, Ripa Grande possedeva una grande flotta: 25 legni da guerra, 16 galere 6 fuste Ed altre di vario tipo. Nel 1472, 24 vele comandate dal cardinale Oliviero Carafa partirono per la guerra contro i turchi, con la benedizione del papa Sisto IV. Tornarono vittoriosi portando 25 ufficiali turchi come prigionieri e dei cammelli.
Nell’ottocento nacque il servizio pubblico compiuto dal battello Tevere e, a partire dal 30 settembre 1828, con l’avvento della navigazione a vapore, scomparvero i bufali che guidavano, come abbiamo visto, le imbarcazioni dalla riva. In seguito, furono compiute molte altre opere pubbliche, tra cui, nel 1863, il ponte di ferro girevole della Magliana, per agevolare il transito delle navi per Ripa grande. Molte opere pubbliche furono compiute per sfruttare al massimo la navigazione fluviale, ma a partire dagli anni venti del novecento, il servizio cessò completamente in seguito a lavori strutturali volti a disciplinare le correnti del fiume e ad impedire l’erosione dei ponti.
Il declino della navigazione sul Tevere, però, era in agguato e a poco a poco le acque del glorioso fiume diventarono territorio di gabbiani, di nutrie e di vogatori della domenica. Il fascino del fiume, però, resta intatto, il barcarolo ancora va controcorente e gli innamorati continuano ad andare sul lungotevere per scambiarsi baci “là sotto gli alberi”.
In una lezione Alla fine dell’anno scolastico di due anni fa ho raccontato ai miei alunni la funzione del Tevere come via di comunicazione tra il mare e l’entroterra e nell’occasione ho detto loro che il fiume era solcato da navi da trasporto e da guerra e stentarono a crederlo.
Uno di loro, Giovanni, un tipetto intelligente e vivace mi rispose che preferisce il Tevere dei giorni nostri perchè può andare a passeggiare sulle banchine e sul lungofiume con la sua ragazza senza essere scrutato da navi in transito e poi ha aggiunto: Professorè, ar massimo me vedono quei disgraziati in canoa, ma nu me lilano proprio pe ‘o sforzo che fanno.
Non so come facessero a superare il tratto dove c’è oggi l’isola Tiberina perchè, che io sappia, lì il fondale è bassissimo e lo sarà sempre stato.
La navigabilità del Tevere come era allora oggi è impossibile e quei ridicoli vaporetti per allocchi potrebbero benissimo riportarl dove li hanno presi.
Perchè per allocchi?
Io sono uno di loro, un allocco, perchè ho pagato una cifra scandalosa per “navigare” più o meno per 300, 400 metri, dall’isola tiberina a castel sant’Angelo, ossia 2,5 Euro a metro. Ma è normale una cosa del genere?
Comunque, a parte questo, dal punto di vista storico, come rilevo dall’articolo molto interessante, il Tevere ha visto tempi migliori. Almeno lui!
In una lezione Alla fine dell’anno scolastico di due anni fa ho raccontato ai miei alunni la funzione del Tevere come via di comunicazione tra il mare e l’entroterra e nell’occasione ho detto loro che il fiume era solcato da navi da trasporto e da guerra e stentarono a crederlo.
Uno di loro, Giovanni, un tipetto intelligente e vivace mi rispose che preferisce il Tevere dei giorni nostri perchè può andare a passeggiare sulle banchine e sul lungofiume con la sua ragazza senza essere scrutato da navi in transito e poi ha aggiunto: Professorè, ar massimo me vedono quei disgraziati in canoa, ma nu me lilano proprio pe ‘o sforzo che fanno.
Non so come facessero a superare il tratto dove c’è oggi l’isola Tiberina perchè, che io sappia, lì il fondale è bassissimo e lo sarà sempre stato.
La navigabilità del Tevere come era allora oggi è impossibile e quei ridicoli vaporetti per allocchi potrebbero benissimo riportarl dove li hanno presi.
Perchè per allocchi?
Io sono uno di loro, un allocco, perchè ho pagato una cifra scandalosa per “navigare” più o meno per 300, 400 metri, dall’isola tiberina a castel sant’Angelo, ossia 2,5 Euro a metro. Ma è normale una cosa del genere?
Comunque, a parte questo, dal punto di vista storico, come rilevo dall’articolo molto interessante, il Tevere ha visto tempi migliori. Almeno lui!