Pietro Tenerani, scultore
di Antonio Mazza
“Abbiamo incontrato, strada facendo, il convoglio funebre dello scultore Tenerani: era un funerale principesco con molte torce e carrozze. Con Tenerani si spegne l’ultima tradizione vivente del tempo del Canova e di Thorwaldsen a Roma”. Così scriveva il Gregorovius nei suoi “Diari” a proposito di un artista assurto a fama europea, il cui studio romano aveva visitato ammirandone i lavori (“Tenerani è ora il più grande scultore in Roma”). Se di Canova e Thorwaldsen si conserva memoria di lui, che pure non sfigura al confronto, tutt’altro, è quasi oblio: ingiustamente e dunque ben venga la mostra in corso a Palazzo Braschi, “Vis-à-vis”. Tenerani Spina. Dialogo in immagini”. Ovvero 25 gessi provenienti dalla folta gipsoteca di Tenerani reinterpretati dagli scatti di Luigi Spina, fotografo di riconosciuta fama.
Nato nel 1789 a Torano, frazione di Carrara, cresciuto nel regno del marmo (il padre era cavatore), sin da giovanissimo Pietro si cimentò con la scultura, ottenendo vari riconoscimenti. Trasferitosi a Roma conobbe Canova e collaborò con Berthel Thorwaldsen, perfezionando il suo stile che ha un’impronta neoclassica, tipica del periodo. Nel 1849 aderì al movimento purista, una sorta di filiazione spirituale di quello nazareno, ritorno alla casta semplicità del Bello: la purezza, appunto. Accademico di San Luca, poi presidente dei Musei Capitolini e direttore dei Musei Vaticani, le sue opere, di grande raffinatezza erano richieste in tutta Europa e anche Sud America. Ma il Bello è pure intrinseco al discorso fotografico che Luigi Spina, classe 1966, porta avanti da sempre, con il suo bianco e nero che incide e quasi scolpisce le realtà ritratte. L’antico, il fascino di una bellezza compiuta in sé, fissata da Spina in immagini dove l’accorto gioco di luci ne diviene parte integrante, andando oltre il soggetto, che viene percepito a livello sensitivo. Così è per i suoi servizi fotografici poi libri, sul Foro Romano, la Villa dei Papiri, i Bronzi di Riace, la Centrale Montemartini ed altro ancora. Un’intensa attività contrassegnata da numerosi premi e riconoscimenti a livello internazionale.
Della sterminata produzione di Tenerani si è preferito scegliere fra quella non ufficiale, che gli ha dato il successo, cioè alta nobiltà, reali, clero (e qui cito il bel monumento funebre a Clemente VIII in San Pietro), bensì quella diciamo così di mezzo, che fornisce uno spaccato della società romana dell’epoca. I Vip dell’epoca, insomma, ed ecco sfilare i volti di persone che hanno lasciato comunque una traccia ed ognuno ha il bel suo controcanto fotografico in un dittico (frontale e di profilo). Ecco Zenaide Wolkonsky, famosa per bellezza ma soprattutto perché il salotto della sua villa, oggi residenza ufficiale dell’ambasciatore britannico in Italia, era centro di intensi scambi culturali. Intervenivano spesso, fra gli altri, Thorwaldsen e Gogol che, durante il suo soggiorno nell’Urbe (una targa lo ricorda in via Sistina), si ispirò a Vittoria Caldoni, modella ricercata da pittori e scultori (il suo busto è in mostra), per il personaggio di Annunziata nel racconto “Roma” (Tenerani la prese a modello per la “Psiche”).
Un’altra bellezza, Chiara Colonna, delicata pittrice il cui monumento funebre Tenerani eresse in Santa Maria della Minerva e accanto Rosa Laveggi Marescalchi, dama di compagnia della regina Margherita, nota per la sua lingua sferzante ma anche come “bellezza giunonica”. E poi l’aristocrazia, la principessa Carlotta de Medici Lenzoni, il cui pregio maggiore era “amare le lettere e le arti più che non sogliono le dame italiane”, come diceva Leopardi, ospite del suo salotto fiorentino insieme ad altri grandi, Alessandro Manzoni e Antonio Rosmini. Ancora, Livio Odescalchi, principe romano di antica nobiltà che nella sua discendenza vantava un papa, Innocenzo XI, ed Enrico Lenzoni, morto giovane, a 26 anni, dacché “studiare, bere, fumare e usar con le donne l’hanno presto consumato”, come commentò Leopardi.
Un poeta, Orazio Carnevalini, anche lui morto in età prematura, 21 anni, amico di Tenerani che ne eseguì il ritratto in memoria. Un altro poeta donna in veste muliebre, Margareth Compton, molto apprezzata da Walter Scott, che tradusse in inglese un sonetto del Petrarca. Un archeologo e architetto famoso, Luigi Canina (si occupò degli scavi di Tusculum per conto della regina Maria Cristina di Savoia e dell’Appia Antica. Suo il monumentale ingresso a Villa Borghese in piazzale Flaminio). Un politico e filosofo, Vincenzo Gioberti, figura di spicco del Risorgimento italiano, primo presidente della camera dei deputati del Regno di Sardegna. Un prelato, Giovanni Sartori, fratello di Antonio Canova e suo valido consigliere nella missione a Parigi per la restituzione dei beni artistici trafugati in Italia da Napoleone.
Ovviamente non manca la committenza dall’estero, come il busto di William Charles Wentworth, politico e scrittore australiano, voluto dai cittadini di Sidney con sottoscrizione pubblica. E altri personaggi di paesi lontani, come José Maria Gutierrez, politico che offrì il trono del Messico a Massimiliano I d’Austria, poi fucilato dai repubblicani al Querétaro. Ed ogni erma o busto, in questo florilegio di gessi, è in rapporto visivo con le immagini di Spina, un rapporto però anche estetico, l’eleganza dello scultore riflessa in quella del fotografo. In entrambi la stessa cura nel particolare, un realismo di finissima fattura, con un che di poetico quasi, soprattutto in Tenerani, il cui monumento funebre è nell’atrio di Santa Maria degli Angeli, di fronte a quello della moglie, Lilla Montobbio: in dialogo per l’eternità.
“Vis-à-vis”. Tenerani Spina. Dialogo in immagini” a Palazzo Braschi fino a 1 gennaio 2024. Da martedì a domenica 10-19, biglietto euro 13 intero 11 ridotto, gratis con la MIC Card.
Mostra promossa da Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Fabio Benedettucci. Organizzazione Zètema Progetto Cultura.
Puntuale e preciso come al solito il tuo commento getta luce su uno scultore poco conosciuto ..erede della grande tradizione canoviana..e sul mondo romano e la commitenza del primo ottocento..molto bene