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La danza degli spadoni

spadonari5La Val di Susa è nota non solo per le sue bellezze paesaggistiche e per le stupende montagne che la racchiudono quasi volessero proteggerla. La valle è nota anche per la Sagra di San Michele, il complesso architettonico audacemente edificato su uno spuntone roccioso del monte Pirchiriano, proprio al suo imbocco. L’Abbazia benedettina è meta quasi d’obbligo per chi percorre la valle ed è interessato a scoprire la location alla quale Umberto Eco si è ispirato per ambientare il suo capolavoro, Il nome della rosa, ma la notorietà della Val Susa è dovuta anche alle notizie frequentissime riguardanti le turbolenze legate al progetto della linea  dell’alta velocità che collega Torino a Lione e crea apprensione non di poco conto. Nella splendida vallata, però, c’è dell’altro e noi di quello vogliamo parlare, onore e merito dei piemontesi che custodiscono e coltivano la memoria storica della loro terra e lo fanno attraverso la spettacolarizzazione, in chiave moderna, di fatti e consuetudini che affondano le radici nei secoli. Ed è proprio di una spettacolare rievocazione che parleremo, ossia di una danza  di grande richiamo e suggestione: la danza degli spadoni.

A san Giorio, ma anche nei comuni di Giaglione e di Venaus, in primavera si dà vita ad una singolare cerimonia che rievoca un violento e sanguinoso episodio del lontano passato, ma dopo circa otto secoli dal fattaccio, il fattaccio si è trasformato in una vivace e simpatica  rappresentazione. Come spesso accade per le rievocazioni, l’origine della danza si ispira, ma più che ispirarsi vuole rievocare una pratica del XIII secolo, tanto diffusa quanto odiosa, ossia la pretesa del feudatario del luogo, di portarsi a letto le ragazze che si accingevano a convolare a nozze. L’espressione “portarsi a letto” è poco elegante, lo so, ma è inutile giocare con le parole: detto brutalmente, la neo sposa doveva trascorrere con lui la prima notte di nozze in virtù dell’odioso principio dello “jus primae noctis“. Un vero e proprio sopruso consumato ai danni della coppia di sposi, ma anche delle famiglie che a mano a mano che l’infame privilegio veniva esercitato, accumulavano un sordo e crescente rancore verso il signorotto fino a non poterne più. E cosa avvenne un bel giorno?  Accadde l’inevitabile. La prepotenza dello jus primae noctis, aggiunta ad altre legate alla divisione del frutto della terra e ad abusi d’ogni genere perpetrati dal signorotto, scatenò la furia dei poveri contadini, i quali, non potendo più tollerare l’odioso sopruso, diedero l’assalto al castello ed ammazzarono il malvagio insieme ai suoi armigeri, appunto, gli spadonari. Un episodio cruento, dunque, vero o verosimile, che però nel tempo si  è  trasformato in una vera e propria rappresentazione in cui i toni soft e squisitamente folkloristici hanno attenuato l’impeto della violenza ed hanno assunto la grazia della danza gioiosa. Col risultato che la gente accorre da ogni dove per godersi lo spettacolo. Naturalmente non manca la parte religiosa per rendere completa la rievocazione ed è anche l’occasione per festeggiare San Giorgio, patrono di  San Giorio.

il_ballo_del_spadone_danza_degli_spadonari

Nella cerimonia dei nostri giorni, cioè, a partire dal 1929,  i personaggi dominanti dello spettacolo sono, ovviamente, gli spadonari, che si muovono in lungo e in largo a passo di danza, dal principio alla fine, lanciando in  aria i loro spadoni e riprendendoli al volo, al rullo dei tamburi. Gli spadonari sono in numero di sei, tre provenienti dal Capoluogo e tre  dalle borgate,  secondo le antiche tradizioni. La cerimonia si svolge nel giorno del  Santo  patrono, San Giorgio martire. La mattina si svolge la processione in suo onore, con gli spadonari in testa al corteo ed  il celebrante che porta le reliquie del santo martire, con la statua in legno di San Giorgio a cavallo e naturalmente con accompagnamento musicale. Nel pomeriggio si entra in pieno nel movimentato racconto della vicenda storica. Al raduno si presentano gli spadonari, i nobili, i popolani e le pastorelle ed il  “ PROLOGO”  riassume in versi i fatti.  Al rullo del tamburo i soldati escono dal  castello in armi, mentre l’araldo  legge al popolo in attesa le inique pretese del feudatario. Si scatena l’ira della folla, da troppo tempo repressa, e una marea urlante si precipita verso la porta del castello in compagnia dello sposo offeso a morte. Intanto, dalle alture intorno al castello appare la sposa radiosa, tra dolci canti, in compagnia delle pastorelle, ma nello stesso momento irrompe il feudatario furioso e profferendo terribili minacce, rapisce la sposa e la  conduce dentro il castello. Il popolo allora, insieme al promesso sposo, dopo avere invocato la protezione di San  Giorgio, assale con furia il castello ed uccide l’iniquo  signore…. E dato che, come si dice, il bene trionfa sempre sul male (a volte, via) tutto finisce per il meglio. La sposa viene liberata, lo sposo viene portato in trionfo dalla folla che ringrazia il santo per l’aiuto datole. E gli spadonari? Continuano la loro danza fino a quando cadono tutti  uccisi insieme al loro signore. Giustizia è fatta!

1 Commentoa“La danza degli spadoni”

  1. Bisogna assistervi di persona per comprendere e gustare questo spettacolo che attinge alla storia, alla leggenda, al folklore ed al sacro.
    Io provengo da Collegno, non distante dai luoghi cui si riferisce la bella descrizione degli spasoni, ma pur vivendo a Roma da oltre trent’anni, non me ne perdo una di rievocazioni ed organizzo le mie vacanze per potervi assistere.
    Non pensavo mai di leggerne la storia su un sito on line e ringrazio un amico che me lo ha segnalato con queste parole: c’è su un sito una cosa delle tue parti. Grazie

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