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Viola o violino? Una polemica del ‘700.

Vittorio Ghielmi-Luca Pianca  Davvero intrigante il concerto tenutosi nell’Aula Magna dell’Università, dove quattro strumenti hanno rievocato una fiera sfida avvenuta nella prima metà del XVII secolo in Francia. Una sfida fra due culture musicale, l’italiana e quella d’Oltralpe che la prima stava invadendo e colonizzando, per così dire, tanto da far scrivere a Hubert Le Blanc, maestro di viola, un pamphlet polemico e sarcastico intitolato “Défense de la basse de viole, contre les entréprises du violon et le prétentions du violoncelle”. E la voce recitante lega l’uno l’altro i vari passaggi di questo salace (e corposo) libello che tenta di ristabilire un ordine di cose che l’A. comprende comunque in precario equilibrio (i tempi, le mode ed i gusti stanno cambiando) e fa perciò appello a due grandi virtuosi di quello strumento ora sotto attacco: Marin Marais e Antoine Forqueray.

  Ma come è possibile, scrive con toni infuocati monsieur Hubert, che “il signor violino, un aborto, un pigmeo, uno sgorbio di natura, si mette in testa di volere diventare il Sultano di una nuova Monarchia Universale”? Già, è assurdo, una cosa inaudita ed ecco Marais con un bel brano del suo libro IV da “Piéces de viole”. Prelude, La Sautillante, Musette, Sarabande, Rondeau, tutto un incanto di sonorità sospese, echi, rifrazioni, un linguaggio finemente introspettivo che ricorda il maestro di Marais, quel Monsieur de Sainte Colombe celebrato in un film indimenticabile e struggente, “Tous le matin du monde” (1991), di Alain Corneau, con un ispirato Gérard Depardieu.

  Sull’altro versante contrattacca l’italico Francesco Geminiani, eccentrico allievo di Corelli. E che sia un po’ fuori le righe lo dimostra la “Sonata in re minore per violoncello e continuo opera 5 n.2”, che sin dalle prime battute si rivela di ampio respiro e, d’altronde, non può essere che così, una vibrazione maggiormente articolata che il cembalo supporta alla grande (soprattutto nel fluido “Allegro” conclusivo). Ma via, replica indignato monsieur Hubert, possibile che “il violoncello, che fino ad allora era stato un povero diavolo, un miserabile cancro, un rognoso mendicante sull’orlo di morire di fame, si lusinga ora di prende il posto della viola da gamba”? E via con Marais, ancora il libro IV, il simpatico “La Reveuse” e “L’Arabesque”, che sembra un ricamo fatto al tombolo.

Lorenzo e Vittorio Ghielmi

  Ma no, non ci siamo, perché irrompe di nuovo Geminiani, con la “Sonata in la maggiore per violoncello e continuo op.5 n.1”, allegra, solare, tutta al di fuori, cioè il contrario di quanto propone la viola, un discorso più intimo e raccolto. E il nostro Hubert è ormai fuori dai gangheri, perché la rassegna dei “Concerts Spirituel” che si svolgono a Parigi, aperti anche alla borghesia e non più riservati alla nobiltà (i tempi stanno cambiando, appunto), pur annoverando nomi insigni (Delalande, Mondonville), sta favorendo gli italiani. Troppo spazio concesso ai cugini di là delle Alpi e allora, ad un estroso come Geminiani, monsieur Le Blanc contrappone un altrettanto estroso come Antoine Forqueray.

  In effetti “Allemand”, “La Du Vaucel” e “La Léclair” (dalla Suite n.1) rivelano tonalità insolite, procedono per passaggi sonori che hanno in sé qualcosa di misterioso, di arcano, risonanze ben diverse da quelle di Marais (non caso questi è definito “ange” e l’altro “diable”). E tuttavia questa originalità non è sufficiente a fermare l’erosione di un patrimonio musicale sempre meno adatto al nuovo clima culturale della Francia in cui sta maturando la fine dell’Ancien Régime. Il colpo di grazia lo dà ancora Geminiani, con la sua briosa “Sonata in la minore per violoncello e continuo op.5 n.6”.

  E tuttavia perché farsi la guerra, la musica non è forse Armonia, cioè dialogo e fusione degli opposti? La musica come unità e allora ecco i quattro “istrumenti” vibrare all’unisono nelle Variazioni su “Les Folies d’Espagne”. E avviene l’incanto, l’unione della parte maschile (violino e violoncello, la voce forte e anche un po’ prepotente) con quella femminile (viola e liuto, la voce più leggera, una pronuncia più morbida e tutta languori). Yin e Yang, la complementarità, perché questa è la Musica e il trascinante finale parla appunto di Armonia: il “melos” come linguaggio universale.

  Splendidi artefici di questa colorita diatriba musicale sono stati Enrico Bronzi, violoncello, Vittorio Ghielmi, viola da gamba, Lorenzo Ghielmi, clavicembalo, Luca Pianca, liuto, Luciano Bertoli, voce recitante .

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