Santa Bibiana, una delle statue più belle scolpite da messer Bernini che pochi in verità conoscono, la chiesa omonima essendo situata fuori del normale circuito di visita. Per raggiungerla bisogna imboccare via Giolitti, superare il capolinea del tram per Giardinetti e fermarsi all’altezza del tunnel che collega al quartiere di San Lorenzo. E qui, superato un cancello, ci dirigiamo verso la chiesa, di antica fondazione, sorta nell’area degli Horti Liciniani (dei quali fa parte il non lontano tempio di Minerva Medica, in realtà un ninfeo).
Il Liber Pontificalis ne attribuisce la fondazione a papa Simplicio, nel 467, ma la tradizione l’anticipa di un secolo, eretta sulla casa della Santa, che affrontò il martirio sotto Giuliano l’Apostata. Ai tempi di papa Anastasio, inizi V secolo, v’era un cimitero detto “ad ursum pileatum” (da un orso marmoreo in loco o un’insegna di “taberna”), dove erano sepolti i corpi di oltre undicimila martiri. E di essi resta memoria in una lapide murata sotto il portico.
Il primo restauro si ebbe con papa Onorio III, che vi aggiunse un monastero ora scomparso poi, ricorrendo l’anno giubilare 1625, Urbano VIII Barberini diede incarico a Gian Lorenzo Bernini di ristrutturare l’edificio sacro. Compito che lui assolse egregiamente, poco alterando il clima austero del tempio dei martiri. Se ne ha subito la sensazione entrando, come di una nuova ariosità apportata all’interno a tre navate che, malgrado l’aggiunta delle cappelline in fondo ed altre modifiche, non turba il clima di raccoglimento.
Un senso di rispetto che Gian Lorenzo sembra condensare nella statua di Santa Bibiana, situata nell’abside dietro l’altar maggiore. E’ un’opera dolcissima e molto sobria, pur nella sua plasticità barocca, per la finezza del modellato e per l’espressione estatica della fanciulla che, appoggiata alla colonna alla quale fu flagellata (il cui originale s’incontra appena entrati nella chiesa), regge con una mano la palma del martirio (l’urna inserita nell’altar maggiore oltre al suo corpo racchiude quelli della madre e della sorella, anch’esse martiri).
E non dimentichiamo gli affreschi, eseguiti da un altro geniaccio del barocco romano, Pietro Berrettini, ovvero Pietro da Cortona, che qui, con una pennellata ampia e un po’ teatrale (d’altro canto lui era un architetto), rappresenta episodi di vita della Santa. Sempre in tema gli altri affreschi firmati da Agostino Ciampelli, allievo di Santi di Tito, di una certa intensità drammatica. E chiudo con il Belli che dedicò alcuni versi a questa figura cara alla tradizione popolare romana: “Si piove er giorno de Santa Bibbiana,/ piove (e dillo pe mano de notaro)/ quaranta giorni e poi ‘na settimana”. Il giorno cade il 2 dicembre che, se ben ricordo, non ha piovuto, così si è spostato tutto in avanti e ce ne siamo accorti anche troppo…
Scritto da: Antonio Mazzain data: 2 marzo 2014.il3 maggio 2014.
grazie ,direttore ,per questo articolo . Pur essendo nato a Roma conoscevo solo la località detta l’arco di Santa Bibiana mai pensando che ci fosse una chiesa con addirittura una statua di Bernini e affreschi di Pietro da Cortona . Continua con questa iniziativa ,non si finisce mai di imparare
grazie ,direttore ,per questo articolo . Pur essendo nato a Roma conoscevo solo la località detta l’arco di Santa Bibiana mai pensando che ci fosse una chiesa con addirittura una statua di Bernini e affreschi di Pietro da Cortona . Continua con questa iniziativa ,non si finisce mai di imparare
Grazie, Antonio, di questi spaccati sintetici ma intensi e reali di arte Romana che purtroppo non sempre conosciamo e sappiamo apprezzare.