Traiano imperatore
Traiano imperatore
di Antonio Mazza
“Optimus Princeps”, così Marcus Ulpius Nerva Traianus era definito dai suoi contemporanei per la saggia amministrazione della “res pubblica”, ma anche per le sue qualità militari, che avevano permesso di ampliare il “limes” dell’impero. Un politico attento alle esigenze del popolo, soprattutto quello meno abbiente (è il caso della “Institutio Alimentaria” e dei provvedimenti a favore dei contadini), anche in termini di edilizia pubblica (apportò migliorie nel centro di Roma con il Foro, i Mercati, le Terme). Curò infrastrutture importanti, come il porto di Ostia (e quello di Centumcellae quando l’altro cominciò ad insabbiarsi), il porto di Ancona, una variante della Via Appia. E, come detto all’inizio, l’estensione del “limes” ad est, con le due campagne in Dacia scolpite nelle spirali della Colonna eretta nei mercati traianei, a imperitura memoria delle glorie della Roma imperiale.
La Colonna Traiana, un’opera colossale, alta quasi 40 mt. e con un diametro di circa 4 mt., percorsa da un fregio a spirale lungo 300 mt. con migliaia di figure che si inerpicano verso la cima dove svetta la statua di Traiano (sostituita da quella di San Pietro quando subentrò il potere della Chiesa). Il monolite, a colori (vaghe tracce sono ancora visibili), venne montato e poi, all’interno, si costruì una scala a chiocciola in parallelo con la spirale di figure (è detta appunto colonna coclide, con un cammino interno, come quella di Marco Aurelio). Autore di questa meraviglia del mondo antico (e tuttora resta una meraviglia) è Apollodoro di Damasco, l’architetto dell’imperatore che, per realizzare lo spettacolare impianto del Foro e dei Mercati, dovette tagliare un lembo del colle Quirinale. E della Colonna e della sua leggenda si parla fra le arcate dell’Anfiteatro Flavio nella mostra organizzata dal Parco Archeologico del Colosseo e dal Museo Galileo-Istituto e Museo di Storia della Scienza, con la curatela di Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Angelica Pujia e Giovanni Di Pasquale.
Una mostra che ha un forte taglio didattico, mirando a coinvolgere il visitatore nella lunga e complessa storia della Colonna sorta nel 113 d.C. Lo accolgono i due protagonisti, Traiano e Apollodoro, il primo un volto in marmo del II d.C., l’altro una copia che si ispira all’originale conservato nella gliptoteca di Monaco. E qui inizia la leggenda, il cui fascino si sprigiona dai reperti, gli strumenti d’epoca, i calchi, i modellini, i video in 3D. La fedele riproduzione di un arazzo fiammingo del XVI secolo dove Apollodoro presenta a Traiano il modellino della Colonna si accompagna alle ricostruzioni in scala delle macchine ideate dal grande architetto anche per le campagne daciche, come il ponte sul Danubio. E poi quanto attiene all’erezione del monolite, la torre d’impalcatura, le gru, gli argani, tutto accuratamente riprodotto in scala da Claudio Capotondi, scultore di fama internazionale. Nelle bacheche strumenti originali, che venivano usati per calcoli e per lavorare sul materiale necessario all’opera, compassi, argani, manovelle, fili a piombo.
Materiale che, estratto dalle cave di Carrara e trasportato a valle fra mille difficoltà risaliva il Tevere su appositi barconi, un’impresa epica ben rievocata da un filmato Luce del 1926, che mostra il non facile viaggio dal nord a Roma del monolite destinato al Foro Mussolini. La Colonna è presente nei calchi dell’esterno, le fasce scolpite, e dell’interno, dove una scala a chiocciola conduce alla sommità (“Salii verso sera sulla Colonna Traiana, da cui si gode un panorama incomparabile”, scrive Goethe nel suo “Viaggio in Italia”). Di notevole interesse sono le lapidi che ricordano i tanti che contribuirono alla realizzazione di quest’opera incredibile, come la stele funeraria con scalpellini che lavorano il marmo ed altri che lo trasportano in spalla. Da notare anche un “anemoscopio”, rosa dei venti in marmo con incisi in alto i nomi dei punti cardinali e sulle facce laterali quelli dei dodici venti, in latino e in greco.
Affascinante questo viaggio a ritroso nel tempo, la Colonna quale simbolo di quel timbro di immortalità che, nel fluire dei secoli, ha preservato la memoria della Roma dei cesari. La Colonna è una cosa viva che parla al visitatore in uno spazio come una sorta di bolla temporale, concepita e realizzata da Sergio Fontana, dove, grazie a riprese fotogrammetriche in 3D, le fasce si snodano una ad una, narrando ciò che in esse vi appare inciso. E’ la Dacia del II secolo d.C. invasa dalle legioni di Roma e ne seguiamo la campagna, gli scontri, i prigionieri, i villaggi in fiamme, Decebalo il re dei Daci e Traiano e un’infinità di personaggi e tutto in una lunga e drammatica striscia di marmo che, così riproposta, sprigiona un’intensa suggestione (una “camera immersiva” nel vero senso del termine). D’altronde già la Colonna Traiana fu motivo di fascino, divenendo nel tempo un modello archetipico, da Hildesheim a Vienna, da San Pietroburgo a Parigi, per celebrare i fasti napoleonici. Un Colonna per tutte le stagioni, ma il copyright è di Apollodoro di Damasco.
“La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo” al Parco Archeologico del Colosseo fino al 30 aprile 2024. Tutti i giorni h.9-16,30, biglietto euro 16 intero (comprensivo Foro Romano). Per informazioni www.colosseo.it
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