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Spadolini, politico umanista

9  “Un adolescente scontroso che leggeva tutto e di tutto”. Così Giovanni Spadolini, uno degli esponenti più in vista della Prima Repubblica diceva di sé, riferendosi ai suoi anni verdi. In effetti nella cultura era immerso sin da bambino, nella villa a Pian dei Giullari, sulle colline di Firenze, i cui spazi erano divisi fra i quadri del padre pittore e la vasta biblioteca dove c’era davvero di tutto. E lui, ragazzo schivo e sensibile, vi attingeva traendone poi linfa per la sua vita scolastica, con l’apprezzato giornalino di classe. Amava soprattutto la storia ed appunto la coscienza storica diverrà, nel tempo, il suo punto di riferimento, sia come giornalista e scrittore, sia come uomo politico. E la cultura quale base, come traspare a tutto tondo dalla bella mostra del Vittoriano, “Giovanni Spadolini. Un protagonista della vita politica e culturale nell’Italia del ‘900”.

  Nasceva 90 anni fa, a Firenze,  e le immagini della sua infanzia si accompagnano ai quadri del padre Guido, dalla pittura “un po’ divisionista un po’ macchiaiola”, come ebbe poi a scrivere in seguito (una pittura molto morbida, vedi “Giornata di sole”, “Tramonto”,  “La mia Firenze”). Giovanni è attento, curioso, avido di sapere e, superato il trauma della guerra (e la perdita del padre in un bombardamento), inizia la sua attività giornalistica. Dal Messaggero al Mondo di Mario Pannunzio, poi la direzione del Resto del Carlino e successivamente quella del Corriere della Sera. In parallelo l’Università di Firenze, i primi saggi sulla storia italiana dell’800 e del 900 e, infine, l’attività politica.

njk  Cercò sempre di svolgerla nel senso classico del termine, cioè come un servizio reso ai cittadini, lui toscano forse memore del concetto di “Buon governo” della famosa allegoria pittorica del Lorenzetti a Siena. La cultura fu sempre la base delle sue azioni e infatti a lui si deve la nascita, nel 1974, del Ministero dei Beni Culturali, istituito per preservare un patrimonio immenso di cui avvertiva la fragilità. Fu nel Partito Repubblicano, poi Presidente del Consiglio e del Senato e, alla sua morte nel 1994, lasciò al Paese la Fondazione Nuova Antologia, ricca di oltre centomila volumi di storia, politica, cultura varia nonché una preziosa collezione d’arte. Tangentopoli neanche lo sfiorò e l’immagine che resta di lui è di un grande statista dal forte rigore morale.

  La sua vicenda umana s’intreccia con quella politica, l’una narrata dalle sue tante curiosità culturali che includono anche un raffinato collezionismo, l’altra da documenti e testimonianze dell’attività di uomo pubblico, riconosciuto a livello internazionale. Ed ecco i suoi “militaria”, dai mitici soldatini di piombo della nostra infanzia ai cimeli garibaldini, a carte preziose, come la Costituzione della Repubblica Romana del 1798 firmato dal generale Massera, fino a materiale relativo all’Arma dei carabinieri, il grande amore della sua vita. E poi, naturalmente, la cultura, le sue frequentazioni con scrittori, pittori, giornalisti, in particolare l’amicizia con Ardengo Soffici e Giovanni Papini, i fondatori della rivista “Lacerba”, e poi Giorgio Morandi, Leo Longanesi, Mino Maccari, Indro Montanelli, Enzo Biagi, Dino Buzzati.

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  Spesso aveva ospiti nella villa di campagna a Pian dei Giullari, celebrato in un libro di Pietro Bargellini, sindaco di Firenze ed anch’egli suo amico. Era uno dei soggetti preferiti della satira politica, Forattini e Chiappori lo bersagliavano ma Spadolini non s’adontava, anzi,  era il primo a sorriderne (incorniciò la caricatura fatta da Forattini per i suoi 60 anni e la mise dietro la scrivania nella villa di Pian dei Giullari). Le tavole satiriche si alternano ad alcuni quadri selezionati dalla sua ricca pinacoteca, da Giuseppe Moricci, pittore risorgimentale (“Il medico Zannetti cura un soldato ferito”, che proviene dal fondo omonimo) a Soffici (“Pagliai al poggio”), Ottone Rosai (“In perlustrazione”), Renato Guttuso (“Lumache su una foglia di edera”).

  Gli oggetti ed i cimeli in mostra sono tanti, ricordi anche spiacevoli, come la pietra che, durante la contestazione sessantottina al Corriere della Sera, infranse il vetro della finestra e lo sfiorò (e lui volle conservarla). E poi i tanti libri pubblicati, i ricordi di lavoro, la Lexicon 80 Olivetti, che usava per scrivere i suoi articoli (e che oggi sembra appartenere ad un tempo lontanissimo, come la Linotype o il flano che si usavano in tipografia e questi sono anche i miei ricordi personali) e i regali di capi di stato nelle sue visite ufficiali, spesso preziosi, come la ”lekythos” attica del VI secolo a.C. e uno Stendhal del 1826, edizione originale.

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  Giovanni Spadolini, un politico che aveva compreso l’importanza della cultura come conoscenza critica della realtà e di qui l’importanza di un neo umanesimo per rinnovare un paese che, negli anni ’80, già avvertiva in pieno declino di valori. E’ questa l’immagine che conservo di lui, in un breve colloquio a Palazzo Giustiniani, uno statista, certo, ma soprattutto uno per il quale politica e cultura non possono andare disgiunte se si vuole operare il bene collettivo. Un umanista, appunto, e se pensiamo alla classe politica attuale, dove il livello medio di cultura è piuttosto scarso e in taluni casi, come abbiamo spesso visto nelle dirette tv, pressoché inesistente, vien l’amaro in bocca. E se poi pensiamo che una buona parte di politici è indagata, condannata per abuso di ufficio o prescritta per decorrenza dei termini… Ma questa è un’altra storia.

“Giovanni Spadolini. Un protagonista della vita politica e culturale nell’Italia del ‘900”, al Vittoriano
fino al 15 dicembre. Da lunedì a giovedì h.9,30-18,30, da venerdì a domenica h.9,30-19,30.
Ingresso libero. Per informazioni 066780664 e www.comunicareorganizzando.it.
Consiglio anche di andare su nuovantologia.it/fondazione
la casa-museo di Pian dei Giullari che ora è un importante centro culturale

1 Commentoa“Spadolini, politico umanista”

  1. Sono appena tornato dalla mostra al Vittoriano e dico che ne è valsa davvero la pena.
    A parte le testimonianze,di vario genere, che narrano la vicenda umana, politica e culturale di Giovanni Spadolini, è quel senso di ammirazione e, perchè no? di nostalgia che ti coglie a mano a mano che ti scorrono sotto gli occhi le foto sue e dei familiari, ma anche di statisti e uomini politici che hanno dominato la scena politica internazionale il cui nome appartiene ormai alla storia più che alla cronaca.
    E quelli della mia generazione ricordano nomi, volti, vizi e virtù, ma soprattutto le azioni di quei personaggi e la caratura politica e culturale.
    Giovanni Spadolini ad avercelo oggi!
    Vedere le vignette di Forattini è un grande spasso, ma anche le pagelle, i componimenti a scuola, l’abbigliamento ecc.è una rivelazione.
    I suoi interlocutori politici si chiamavano Raegan, Thacher, Mitterand, Khol, Peres, e via dicendo e all’interno, erano Pertini, Iotti, Amato, Craxi, Andreotti ecc. Nomi un po’ diversi dalla sgangherata combriccola di oggi.
    Grazie Direttore di aver segnalato questa mostra sul giornale.

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