Pubblicato: 16 settembre 2018 di Nica Fiori in News // 0 Commenti
Realismo e irrealtà, la cui unione è per Nietzsche alla base dell’arte, sono fusi in modo sottilmente avvincente nella pittura di Ceccotti, cui è dedicata la mostra “Sergio Ceccotti. Il romanzo della pittura 1958-2018”, ospitata dall’11 settembre al 14 ottobre 2018 presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma.
La rassegna, curata da Cesare Biasini Selvaggi, presenta circa 40 opere, allestite nello Spazio Fontana seguendo un ordine cronologico, che ripercorre lungo sessant’anni di attività il percorso di un pittore che non ha mai fatto parte di un gruppo artistico, ma che può essere considerato, secondo il curatore, “un antesignano della figurazione italiana contemporanea, lungimirante erede della metafisica dechirichiana e del realismo magico”. Nato nel 1935 a Roma, Ceccotti è stato allievo di Oskar Kokoschka a Salisburgo nel 1956-57 e ha frequentato corsi di disegno all’Accademia di Francia a Roma. Svolge la sua attività tra Roma e Parigi e in effetti nei suoi dipinti si riconoscono luoghi romani (per lo più periferici) e parigini. Ma indubbiamente prevalgono gli interni, dalle cui finestre si intravedono scorci sul paesaggio o su una realtà notturna dove si annida il pericolo, suggerito a volte da una figura che fa pensare a un criminale.
C’è pure erotismo nei suoi dipinti, più suggerito che manifestato apertamente e soprattutto ci sono oggetti (tazzine, torte, telecomandi, televisori, manifesti e quadri dentro il quadro) che evocano sensazioni e offrono lo spunto per immaginare una storia. Prendiamo per esempio il dipinto scelto per la copertina del catalogo (Carlo Cambi Editore), “La robe verte” (2008, olio su tela). Lo sguardo del pittore s’introduce all’interno di una camera, con un camino spento sormontato da uno specchio, un televisore acceso, uno scrittoio, dove sono poggiati un cappello femminile e una borsetta, e un letto matrimoniale dove è steso un vestito verde, un cellulare e una guida di Parigi. È notte: da una finestra s’intravede la scritta illuminata a neon Hotel e dalla porta aperta sul bagno arriva una luce sbieca. L’ospite della stanza presumibilmente sta nel bagno, forse sola o, chissà, in compagnia del suo amante.
“Accanto al fuoco” (2010) è un quadro che, invece, evoca un’atmosfera domestica. Questa volta il camino è acceso e la sua luce aranciata illumina il pavimento. Una finestra si affaccia su un paesaggio notturno con dei pini (forse quelli di Villa Borghese). L’arredo, con una libreria, quadri, tende e tappeto, fa pensare a un’abitazione confortevole. Su una poltrona è steso un gatto e su un divano è seduta una donna elegante che sorseggia il caffè, con accanto una rivista di enigmistica. Nel vicino tavolino ci sono dei dolci su un vassoio, un telecomando e un mappamondo. La tv è accesa, ma la donna non la guarda e sembra immersa nei suoi pensieri.
Una donna, questa volta giovane e nuda, offre pure lo spunto per immaginarci una storia nel dipinto “Guardando le stelle” del 2005. La donna, con una sigaretta accesa in mano, è su un balcone che si affaccia sul mare e su un cielo stellato che potrebbe far pensare a una calda notte d’estate. Potrebbe trattarsi della notte di San Lorenzo e lei spera di vedere una stella cadente che possa esaudire un suo desiderio. Pur essendo nuda, la donna ha le labbra dipinte di rosso, quindi presumibilmente non ha fatto l’amore. Forse ha aspettato invano il suo uomo. Ai suoi piedi è un libro e anche questo particolare fa pensare a una notte di solitudine e non di sesso.
Altri interni sono assolutamente privi di persone, ma sempre con oggetti che fanno pensare al loro passaggio precedente. Anche all’esterno s’intravedono segni di vita, come per esempio il tram che passa sotto la finestra nella tela “Combattimento di Tancredi e Clorinda” (1980), che trae il nome dal madrigale di Monteverdi, poggiato su una sedia di Vienna, accanto a un tavolo con una torta in parte già mangiata e una bottiglia di spumante.
Decisamente più misteriosi e inquietanti sono alcuni dipinti meno recenti che mostrano figure enigmatiche, come per esempio “Avventura e mistero” del 1966, “Un delitto” del 1967 e “Scena notturna” del 1968. Tutti mostrano una mano che impugna un’arma, in contesti strani con immagini che fanno pensare a film noir. Anche nell’enigmatico “Elegia” del 1974, l’uomo che sta prendendo la mira, per attentare alla vita di qualcuno, contrasta con la visione superiore di bagnanti nudi in un paesaggio marino e la chiesetta col cimitero annesso inserita entro un cerchio al centro del dipinto. Già nel 1969 Cesare Vivaldi, scrivendo di lui, evidenziò quest’aspetto con le parole: “Per Ceccotti il mistero è tangibile, un virus pericoloso che deve essere isolato e studiato attraverso i vetrini di una materia pittorica elaborata e densa, pesante e, quindi, perciò stesso immunizzante”.
Oltre al cinema, nella poetica di Ceccotti sono presenti i rebus, con l’accostamento casuale di dei più variegati oggetti e figure, e i fumetti, come nel quadro “La Signora X e l’Uomo invisibile” del 1981, nel polittico “Le 4 età della vita” del 1969, dove si riconoscono Snoopy e Tigerman, e soprattutto nel “Notturno con Diabolik” del 2008. Un antieroe questo, creato nel 1962 dalle sorelle Giussani, che a distanza di tanti anni dalla sua ideazione è per Ceccotti ancora vivo e vitale, vicino alla sua creatività di artista, che non è mai banale.
Sergio Ceccotti. Il romanzo della pittura 1958-2018
Palazzo delle Esposizioni, via Milano 13 – 00184 Roma
11 settembre – 14 ottobre 2018
Ingresso libero
Orari: domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso
informazioni
www.palazzoesposizioni.it
Inserire un commento