Ricordando Enrico Caruso
ENRICO CARUSO
His Songs
composed for him and by him
MARK MILHOFER tenore
MARCO SCOLASTRA pianoforte
(Urania Records, 2023)
A 150 anni dalla nascita, il tenore Mark Milhofer e il pianista Marco Scolastra omaggiano uno dei cantanti più celebri di sempre con il doppio CD, in uscita a febbraio, Enrico Caruso, His Songs composed for him and by him (Urania Records, 2023). Frutto di un lungo lavoro di ricerca e studio su autografi, manoscritti, pubblicazioni e incisioni storiche, i CD, registrati nella splendida villa cinquecentesca Bellosguardo a Lastra a Signa, appartenuta a Caruso che qui amava riposarsi, accolgono le canzoni scritte da e per Caruso, alcune delle quali in prima registrazione assoluta.
Simbolo dell’italianità e del bel canto, Enrico Caruso (Napoli, 25 febbraio 1873 - 2 agosto 1921) è passato dai palcoscenici della provincia napoletana ai più prestigiosi teatri d’opera del mondo e, con la stessa naturalezza con cui interpreta il Duca di Mantova in Rigoletto, può tornare a essere lo scugnizzo delle canzoni popolari. Ma ciò che è meno noto è che il grande tenore scrisse fra il 1907 e il 1919 anche un piccolo numero di queste canzoni, nove per la precisione, riunite tutte insieme per la prima volta nel doppio CD. Sappiamo che Caruso a volte scriveva solo la melodia, a volte solo le parole, in un caso (Tiempo antico, del 1912) le scrisse entrambe. Per l’armonizzazione si affidava poi ai suoi collaboratori (ritroviamo Riccardo Barthelemy, Alfredo Sarmiento, Vincenzo Bellezza). Lo raccontava lo stesso Caruso in una intervista al New York Times nel 1912: “Molte volte, quando sono solo, mi vengono delle piccole idee, ho la quiete che amo, e i miei pensieri vagano da soli. Arriva la piccola musica. Da solo nella quiete la sento. Ah, ma non so scrivere le note! So solo cantarle e suonarle. Non capisco la tecnica della scrittura musicale. Allora forse chiamo il mio amico Barthelemy di Parigi. O al Knickerbocker, l’albergo dove alloggiava mentre si esibiva a New York] chiamo il mio amico Van Praag. E canto la canzoncina che mi è venuta da sola nella quiete, e lui la scrive. O forse vado al piano e gliela diteggio – solo il motivo. Non so fare l’orchestrazione, no. Ma posso fare la melodia, nella quiete che amo”.
Insieme alle nove canzoni di Caruso, ritroviamo nel doppio CD un’ampia selezione di pezzi scritti appositamente per lui dai suoi contemporanei. Si tratta di canzoni scritte da amici (Tosti, Tirindelli, Buzzi-Peccia) e colleghi (il baritono Antonio Pini-Corsi e il direttore d’orchestra Leopoldo Mugnone), da varie ammiratrici (Josephine Uterhart, Natalie Townsend, Mary Helen Brown e Ariadne Holmes Edwards) e persino dal suo suggeritore quando cantava in Messico (Luis Mendoza Lopez). I testi sono in diverse lingue, in prevalenza l’italiano, ma con un’infarinatura di francese, inglese, spagnolo e napoletano. Si passa da buoni tentativi amatoriali a brani tecnicamente completi, come il ciclo di canzoni di Enrico Leboffe, influenzato da Wagner e Ravel.
“Tra le novanta canzoni a lui dedicate che ho scoperto finora – racconta Mark Milhofer –, abbiamo dovuto prendere delle decisioni difficili durante la nostra selezione. Si è deciso di non registrare molte di quelle che lo stesso Caruso aveva inciso, come le due canzoni scritte per lui dal suo pianista Salvatore Fucito, La Campana di San Giusto di Arona Colombino, Ave Maria di Percy Kahn e I’ m’arricordo ‘e Napule di Giuseppe Gioè, ma non abbiamo resistito a Mattinata e Core ‘ngrato. Molte esistono solo in forma di manoscritto e, crediamo per una buona ragione! Del resto Caruso aveva un gusto eccellente quando si trattava di scegliere quali canzoni meritavano di essere eternate dalla sua voce straordinaria, e quali meno”.
Un’occasione preziosa dunque per approfondire un repertorio poco conosciuto che merita oggi, a 150 anni dalla nascita di Caruso, di essere riscoperto da un nuovo pubblico, e un’occasione altrettanto preziosa per ascoltare di nuovo insieme Mark Milhofer e Marco Scolastra che dopo la fortunata incisione dei Folk Songs di Britten, confermano un sodalizio artistico che coniuga la versatilità della voce del tenore inglese fra i più applauditi nei principali teatri di tutto il mondo, e la ricercatezza delle interpretazioni del pianista italiano.
Ad accompagnare l’ascolto, il libro completo dei testi delle canzoni, brevi biografie dei compositori e aneddoti a cura di Mark Milhofer, scaricabile gratuitamente dal sito di Urania Records al seguente link
https://uraniarecords.com/
Il CD è acquistabile sul sito uraniarecords.com, presto disponibile sulle principali piattaforme musicali, acquistabile in internet e nei negozi di dischi.
ENRICO CARUSO nacque il 25 febbraio 1873 a Napoli (morì a Napoli il 2 agosto 1921), dove visse un’infanzia povera nelle strade del quartiere di San Carlo all’Arena. Ancora bambino, cantò come “contraltino” nel coro di un oratorio locale, prima di essere “scoperto” nel 1891 dal baritono Edoardo Missiano, che lo portò dal suo maestro Guglielmo Vergine, il quale ne iniziò l’educazione musicale formale. Il primo giudizio del Maestro fu scoraggiante: La voce era “troppo piccola e sembrava che il vento fischiasse attraverso le finestre”. Un altro maestro, Vincenzo Lombardi, che in seguito divenne una vera e propria pietra miliare nella vita di Caruso, impiegò due anni per decidere che il tenore era promettente. All’inizio la sua voce aveva dei difetti: era stretta e schiacciata e si incrinava ogni volta che cercava di cantare in alto. Caruso era persino indeciso se la sua voce fosse da baritono o da tenore.
Debuttò il 15 marzo 1895 al Teatro Nuovo di Napoli ne L’Amico Francesco di Morelli – senza successo – ma in soli quattro anni, dopo aver aggiunto una serie di ruoli di grande effetto al suo repertorio, gli fu chiesto di creare il ruolo di Loris nella prima di Fedora di Giordano a Milano. Fu un colpo di fulmine e presto ebbe ingaggi a Mosca, San Pietroburgo e Buenos Aires. Nel 1900 debuttò alla Scala con La Bohème e l’anno successivo, dopo essere stato accolto sfavorevolmente nella sua interpretazione de L’Elisir d’amore a Napoli, giurò di non cantare mai più lì, mantenendo la parola per il resto della sua vita. Nel 1903 si recò in America, debuttando e trionfando al Metropolitan di New York in Rigoletto, confermando il suo status di cantante tra i più influenti, come lo è ancora oggi, nel mondo musicale. Caruso è stato il primo artista “cross-over”, la prima celebrità internazionale, che ha portato a un pubblico più ampio i suoi ruoli teatrali insieme alle canzoni napoletane della sua terra.
Negli anni della nascita della registrazione sonora e dell’industria discografica, Caruso diventa uno dei principali esponenti. Le sue registrazioni raggiunsero un pubblico al di là dei sogni di qualsiasi cantante che lo avesse preceduto e questa fama fece sì che fosse in suo potere determinare la reputazione di chiunque scrivesse per lui, come dimostrano le novanta canzoni composte per lui e a lui dedicate. (a cura di Mark Milhofer)
MARK MILHOFER, tenore
Dopo un quarto di secolo di canto in produzioni operistiche professionali in tutto il mondo, Mark Milhofer è all’apice delle sue abilità vocali, capace di passare comodamente da Monteverdi a Mozart, da Rossini a Lehar e da Britten a Eotvos. Ha studiato canto corale al Magdalen College di Oxford, e si specializza alla Guildhall School of Music di Londra, per poi vincere uno dei pochi posti all’Italian Opera Studio di Milano.
Inizia la sua carriera in Italia, grazie alla collaborazione con Giorgio Strehler che lo sceglie per inaugurare il nuovissimo teatro di Milano con il Così fan tutte di Mozart. Ha lavorato anche con Franco Zeffirelli nella sua produzione di Pagliacci e con Dario Fo nel suo Il Barbiere di Siviglia. Si spoglia poi completamente per una commovente messa in scena di Billy Budd a Torino, con la regia di Davide Livermore, indossa scarpe dal tacco impossibile a Stoccarda per The Fairy Queen di Purcell, per la regia di Calixto Bieito, impara trucchi di magia da un mago professionista per Il Console di Menotti, sale tra gli dei in una carrozza rosa nella Cenerentola a Berna, è bendato per quasi un’intera opera (Curlew River di Britten a Perugia e Trento) e canta in un pagliaio nel King Arthur di Purcell a Berlino e Vienna.
Si esibisce in un’ampia varietà di oratori e recital. Dalle Passioni di Bach e il Messiah di Haendel alla Serenata per tenore, corno e archi e al War Requiem di Britten, fi no ai Carmina Burana di Orff e alla Petite Messe Solennelle di Rossini, per passare a Tosti, The Song of a Life e Benjamin Britten Complete Folk Song Settings.
L’attuale lavoro operistico comprende l’Ulisse di Monteverdi a Ginevra, Eliogabalo di Cavalli e Lezioni d’amore e di violenza di George Benjamin a Zurigo, Acis e Galatea di Handel al Concertgebouw di Amsterdam e La Calisto di Cavalli a Monaco. Le prossime registrazioni includono Les Illuminations di Britten con Oleg Caetani e la London Philharmonia, e i Sonetti di Michelangelo di Britten con Marco Scolastra (pianoforte) per Brilliant Classics. Su Caruso ha scritto l’introduzione ad un libro sulle sue canzoni, pubblicate insieme per la prima volta.
MARCO SCOLASTRA, pianoforte
Diplomato con lode al Conservatorio di Perugia, si è perfezionato con Aldo Ciccolini, Ennio Pastorino e presso l’Accademia Chigiana di Siena. Ha suonato per: Accademia Filarmonica Romana, Auditorium Parco della Musica, IUC, Teatro dell’Opera/Roma, Teatro Regio/Parma, Auditorium dell’Orchestra “G. Verdi”, Festival dei Due Mondi, Ravello Festival, Teatro La Fenice, “I concerti del Quirinale”, Teatro di San Carlo, Musei Vaticani, Teatro Massimo, Serate Musicali, Conservatorio “P.I. Čajkovskij”, Tonhalle, Istituto “F.Chopin”, Orchestre National du Capitole, Festival van Vlaanderen, Musikverein. Come solista ha suonato sotto la guida di molti importanti direttori d’orchestra: Yuri Bashmet (I Solisti di Mosca); Andrew Constantine (Nordwestdeutsche Philharmonie); Romano Gandolfi (Orchestra Sinfonica “G. Verdi” di Milano); Howard Griffi ts (Orchestra da Camera di Zurigo); Richard Hickox; Claudio Scimone (I Solisti Veneti); Lior Shambadal (Berliner Symphoniker); Luigi Piovano (Roma Tre Orchestra); Giedrė Šlekytė (Wiener Concert-Verein). Per molti anni ha suonato in duo con il pianista Sebastiano Brusco. Ha collaborato con noti musicisti — Vadim Brodski, Alessandro Carbonare, Corrado Giuffredi, Quartetto Kodaly — e celebri cantanti quali Renato Bruson, Max Rene Cosotti, Cinzia Forte, Sumi Jo, Raina Kabaivanska, Daniela Mazzucato, Mark Milhofer, Mirco Palazzi, Desiree Rancatore. Intensa la collaborazione con il drammaturgo e storico della musica Sandro Cappelletto. È in scena anche con illustri attori tra cui Sonia Bergamasco, Arnoldo Foa, Ugo Pagliai, Elio Pandolfi (lungo sodalizio durato quasi venti anni), Lucia Poli, Jerzy Radzi-wilowicz, Pamela Villoresi.
Ha registrato per Phoenix Classics, Stradivarius, Brilliant Classics, Decca, RAI. Con Urania Records ha pubblicato un disco su brani composti sui versi di Dante.
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