Retrospectrum
di Giusy Criscione
Questa mostra dedicata a Bob Dylan ( Robert Allen Zimmerman) al Maxxi è un omaggio ad un’icona vivente: leggenda della musica, ma anche della poesia e della pittura, mito emulato e indiscusso di varie generazioni.
“Retrospectrum” è la prima retrospettiva europea dedicata al grande artista. Scopriamo che Dylan ha realizzato in più di cinquanta anni un’ ampia produzione di disegni, quadri e sculture. Questo “corpus” pittorico ha accompagnato spesso la creazione dei testi delle sue canzoni. La mostra ci presenta un Dylan meno conosciuto ma altrettanto creativo dove i temi scelti, le tecniche, i colori, così come le prospettive della sua visione di artista si trasformano e si modificano insieme alle sue canzoni. Le otto sezioni della mostra mettono in luce alcuni motivi ricorrenti della sua vena creativa: è come se l’immagine accompagnasse ogni volta la sua poesia e musica. Le grandi metropoli, con i grattaceli, le strade desolate senza confini, i personaggi da bar o da bigliardo, i giardini e le case di New Orleans, patria del blues, dal quale lui ha preso ispirazione, rappresentano l’esperienza personale più vera di Dylan . Nelle sue creazioni riversa l’esperienza di vita, il bagaglio emotivo di ciò che ha visto e vissuto girando in lungo e in largo l’America: una visione sincera e realista dell’ America degli anni 60’ e 70’, multirazziale, multietnica e contraddittoria. Un’America lacerata dalla guerra del Vietnam, quando “il menestrello” ancora giovanissimo cantava la pace, contestando la violenza e la guerra. Era l’America dei grandi raduni e dei concerti nei prati, degli Hippies, un periodo rivoluzionario nei costumi e nei valori del quale Dylan fu uno dei sommi rappresentanti. Ma l’artista Americano non è legato soltanto ad un periodo storico. La sua genialità ed arte non hanno tempo e le sue canzoni verranno ascoltate ancora negli anni perché rivoluzionarie per il modo di eseguirle e di cantarle e per il genere originalissimo da lui inventato mettendo insieme vari stili rivisitati e ricreati nell’arco della sua lunga carriera.
Nella 1° sezione della mostra : Early works ritroviamo gli schizzi e disegni così commentati dall’autore stesso: “… Mi sedevo al tavolo, prendevo una matita e un foglio e disegnavo la macchina da scrivere, un crocifisso, una rosa, matite, coltelli, spilli, scatole di sigarette vuote.” Un modo per prendere coscienza della realtà che lo circonda, quasi “ una pratica di purificazione della propria esperienza visiva del mondo”. Queste illustrazioni che vanno dal 1961 al 1972 precedono quelle che saranno poi raccolte in “Mondo Scripto”, ovvero quel dialogo che l’artista instaura tra musica e arte visiva quando i testi delle sue canzoni e tra queste le più note(“Blowin’in the Wind”, “Mr tambourine man”, “Knockin’ on heaven’s door”), sono accompagnate da schizzi creati appositamente quale commento ai suoi testi. Negli anni Dylan si rivela con una personalità e una creatività prorompente; con una forte volontà si afferma nel mondo intero perché crede fermamente in ciò che fa. Nella seconda sezione, The Beaten Path, è il paesaggio americano da lui ritratto, è il desiderio di mostrare il quotidiano con i suoi occhi perché: “…Credo che la chiave del futuro risieda nelle vestigia del passato”, questa è la sua ricerca che la fissa in immagini. Scorci di vita: motel, tavole calde piene di gente, auto d’epoca e grattacieli. Segue la sezione “Mondo Scripto”: un giovanissimo Dylan che mostra cartelli con scritte piene di significato: “ Cosa fa di un disegno un bel disegno? Le linee giuste nei posti giusti. Cosa fa di un testo un buon testo? Le parole giuste all’interno della giusta melodia”. Dylan trasforma in continuazione i testi delle canzoni dando alle immagini che li accompagnano nuovo significati. Non a caso l’artista americano vinse un premio Pulitzer e un Nobel per la letteratura perché i testi delle sue canzoni sono poesia pura.
Seguono le sezioni “Revisionist” e the “Drawn Blank”, dedicata la prima a quella che Dylan definisce “Revisionist art”, un gioco tra vero e verosimile che spinge l’artista a rielaborare copertine di giornali celebri quali “Rolling Stone” e “Play boy”. “The Drawn Blank” è dedicata ai suoi viaggi tra il 1989 e il 1992, una sorta di diario nel quale Dylan mette ordine tra i suoi pensieri, sperimenta nuove tecniche e altri colori per la sua tavolozza. La sezione “New Orleans” è un omaggio alla città, alla quale Dylan è particolarmente legato; alla sua musica, fonte continua di ispirazione per tutti gli artisti; dalle sue descrizioni si intuisce la vitalità della gente, negli spaccati di vita raccontati per immagini l’artista descrive tutto il fascino che questa città ha sempre sprigionato e che tuttora incanta. “…Qui nessun comportamento sembra fuori luogo. La città è un’unica, lunghissima poesia.” Seguono “Deep focus” e l’ultima, “Ironworks”, nella quale vengono mostrate le sue sculture fatte con il ferro e i materiali di riporto, ma non solo, portiere di auto smontate e crivellate di colpi sulle quale Dylan si diverte a fare i ritratti di leggendari mafiosi come Al Capone. La creatività di queste sculture consiste nel mettere insieme ingranaggi, macchinari e attrezzi desueti che diventano cancelli ringhiere e mobili in ferro. L’ispirazione gli deriva da immagini del suo vissuto, di quando era bambino. Dylan infatti era cresciuto in un’area conosciuta come Iron Range, catena montuosa del ferro. L’artista trascorse la sua infanzia circondato da industrie e camion carichi di materiale di ferro estratti dalla montagne. Ricordiamo infine tra i numerosi riconoscimenti ottenuti oltre al premio Nobel per la letteratura nel 2016 già menzionato e il premio Pulitzer nel 2008, un Golden Globe e un premio Oscar per la musica, insieme a tanti altri premi.
“Retrospetrum” al Maxxi, fino al 30 aprile. Da martedì a domenica h.11-19, biglietto cumulativo euro 22, per informazioni www.maxi.art
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