Quel sornione di Woody
Dio è morto e neanch’io mi sento tanto bene
Tullio Solenghi legge Woody Allen
di Giusy Criscione
2-5 marzo al teatro Parioli
Tullio Solenghi, attore di lunga esperienza, quasi cinquanta anni di palcoscenico, realizza uno spettacolo-omaggio al genio comico di Woody Allen, leggendo frasi tratti dai suoi libri : “Saperla lunga”, “Bestiario” e “Citarsi addosso”. Lo spettacolo è costruito alternando brani musicali strumentali e cantati di motivi cari ad Allen all’esilarante lettura dei suoi scritti. La scena si apre con la musica di Gershwin, con la famosissima Rapsodia in blu, eseguita dal complesso “Nidi Ensemble”, diretta dal maestro Alessandro Nidi. Seguono brani delle colonne sonore dei film del regista: Tommy Dorsey, Dave Brubeck. Ovviamente ci sono molti riferimenti all’intramontabile Graucho Marx, ricordato con la musica Klezmer. Riandando alla sua esperienza cabarettistica dell’indimenticabile Trio Lopez-Marchesini-Solenghi, quest’ultimo costruisce un recital tra rivista, avanspettacolo e interludio comico, dove anche un imprevisto non richiesto, un guasto audio, diventa lo spunto per battute fuori programma.
Un’ora e mezzo di intrattenimento costruito con intelligenza partendo proprio dall’essenza e dal significato della comicità. Fine conoscitore dei film con una vis comica, l’attore ci fa riflettere sulla differenza nella costruzione di situazioni divertenti e assurde della commedia all’italiana e di quella caustica e imprevedibile di Woody Allen. L’esempio molto calzante raccontato da Solenghi è il modo di rappresentare una rapina nel film capolavoro “I soliti ignoti” e in uno dei primi film di Allen, “Prendi i soldi e scappa”, dove in entrambi i casi l’imprevisto ha il sopravvento sull’azione.
In un’intervista di non molto tempo fa Solenghi aveva dichiarato che la sua passione per Woody Allen risaliva a quando era molto giovane:” Avevo 23 anni quando uscì “Saperla lunga”, il primo libro. Era il 1971 ed io ero un attore dello Stabile di Genova. Facevo il repertorio classico, cose come Molière o Goldoni. Per me fu come la scoperta del Sacro Graal, una grande svolta”. E l’intervista continuava con l’affermazione: ”Soprattutto per il matrimonio con il surreale che mi ha letteralmente infiammato. Per tanti anni ho coltivato il desiderio di restituire al pubblico la sorpresa e l’effetto travolgente che la scoperta di Woody Allen ha lasciato in me” ed ora finalmente porta a termine questo progetto.
L’ analisi del comico italiano, nel raccontare il regista americano, ci porta anche ad approfondire la conoscenza della genialità di Allen e delle sue trovate, attraverso quelle che sono le tematiche principale sulle quali costruisce anche i suoi film: l’ebraismo, il rapporto di coppia, la psicanalisi, lo spiritismo e il rapporto con la morte. Per ognuna di queste tesi Solenghi ci fa conoscere, attraverso la lettura di brani divertenti, surreali ed assurdi, la personalità a volte tragicomica a volte rivoluzionaria ed eccentrica di Woody Allen. Come nei suoi film anche negli scritti, Allen, attraverso le sue battute spesso e volentieri di umorismo nero e mordace, dà un’immagine di sé egocentrica, di uomo problematico, un po’ triste, legato al suo mondo, che critica ma del quale non può fare a meno. L’amore per New York, il suo ambiente ebraico, intellettuale e un po’ snob, ritornano nei suoi film e nella scelta dei personaggi nevrotici come lui. L’esaltazione della tanto amata “Mela” la ritroviamo anche nella scelta dei brani musicali dello spettacolo di Solenghi. Ci fanno calare nelle atmosfere un po’ fumose dei piccoli locali di jazz, di cui New York è piena, nei quali lo stesso Allen si esibisce al clarinetto. E il clarinetto ha un ruolo fondamentale nei brani dello spettacolo.
Tornando ai testi, gli aforismi assurdi del suo “bestiario umano”, mostri con troppe gambe mescolati a esseri umani che diventano a loro volta caricature informi si alternano nelle letture di Solenghi ad altre amenità scaturite dalla fervida fantasia del regista scrittore. Ad esempio l’idea di far iniziare la vita dalla morte per arrivare alla gioia che si prova nello stare nel ventre della madre come del resto nel film “Lo strano caso di Benjamin Button”, un mondo immaginario ed assurdo dove tutto procede all’incontrario. Solenghi ad un certo punto si esibisce anche come cantante parlando di un purtroppo mediocre film di Allen, “From Rome with love”, in cui il regista sceglie, quale colonna sonora, una canzone degli anni 20’ italiana in linea con il genere musicale dello swing, prediletto dall’artista. La canzone un po’ triste è “Non dimenticar le mie parole” che Solenghi interpreta con grande professionalità e un pizzico di ironia. Nella scelta delle letture di Solenghi non manca la componente yiddish e l’irriverenza con la quale Allen prende di mira alcune rigidità della cultura ebraica, attaccando in maniera feroce Le Sacre Scritture come nel passo che riguarda il sacrificio di Abramo messo in ridicolo dall’autore.
Per terminare: spettacolo piacevole, parole e musica ben assortita e miscelate. Molti applausi e due bis di storielle surreali raccontate da Solenghi, una delle quali nota al pubblico romano. L’episodio riguarda l’incredulità degli spettatori quando al Salone Margherita si fece evacuare la sala per una minaccia bomba, alla quale nessuno credette pensando che fosse uno scherzo inventato dal trio.
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