Profumo di Marche
Profumo di Marche
di Antonio Mazza
E’ proprio lui, il popolarissimo Roberto Mancini, giocatore, allenatore e Commissario Tecnico della nazionale di Calcio, a fare da guida nel video che introduce alla mostra su una delle più belle regioni d’Italia (ma c’è forse una regione che non lo sia in questo paese della Bellezza?). Scorrono e si accavallano le immagini di arte e natura fuse in splendida armonia, un turbinìo di forme e figure che t’invitano, se già non lo hai fatto, a fare lo valigie o lo zaino e partire subito. Urbino e il Conero, Raffaello e Leopardi, Ascoli e il suo centro storico, le grotte di Frasassi e il tempio del Valadier racchiuso nella roccia, Pergolesi e Rossini, i vasti vigneti dell’entroterra e le Lame Rosse dei Monti Sibillini: insomma le Marche, che meritano ben una mostra come quella in corso a Palazzo Poli.
Sono qui evocate eccellenze che, nei secoli, hanno fatto la sua storia, distribuite in varie sezioni, con spesso documenti d’epoca e corredo di video e musiche registrate. Si inizia subito alla grande con Raffaello Sanzio da Urbino, il soave pittore che decorò le Stanze in Vaticano, realizzando opere dove il linguaggio pittorico stempera nell’afflato poetico (Raffaello compare ritratto nel suo studio in un acquaforte di Marcantonio Raimondi). Poi c’è un altro “big”, Bramante, di Fermignano, provincia di Pesaro e Urbino, ma il Vasari colloca altrove la sua nascita (“Costui nacque in Castello Durante, nello stato di Urbino”). Da questa figura notevole come architetto e pittore qui rappresentata in una bella xilografia del 1560 passiamo a Gentile da Fabriano (“la qual opera era tenuta in pregio dal divino Michelagnolo, il quale parlando di Gentile usava dire che nel dipingere aveva avuto la mano simile al nome”, scrive il Vasari).
Risaliamo nel tempo, dal manierismo di Taddeo Zuccari ai giorni nostri, le calde atmosfere di Orfeo Tamburi, il neobarocco di Scipione, la componente visionaria di Corrado Cagli (in mostra un bellissimo “Paesaggio marchigiano”). E ancora Pericle Fazzini, Adolfo De Carolis, Luigi Bartolini, Tullio Pericoli, un settore ampio come quello della musica, con tre grandi: Pergolesi, che pur nella sua breve vita (solo 26 anni) realizzò opere eccelse, come lo Stabat Mater”, e lanciò l’opera buffa, poi ripresa dai francesi; Gaspare Spontini, che per la sua fama, soprattutto il trionfo de “La vestale”, divenne “compositore privato” e poi direttore d’orchestra del Teatro dell’imperatrice Giuseppina; Gioacchino Rossini, prolifico e solare musicista che ha composto memorabili opere buffe, come “Il barbiere di Siviglia” e “Cenerentola”, musica sacra e strumentale (in esposizione “Canone perpetuo per quattro soprani”, con autografo di Rossini). E, quasi a corollario, una grande soprano, Renata Tebaldi. Ma i giorni nostri non sono da meno, con Giovanni Allevi, pianista di talento e autore ispirato, non meno che, nel campo del jazz, Raphael Gualazzi.
Le lettere. Naturalmente Leopardi, l’aedo del “natio borgo selvaggio”, il poeta dell’Infinito che è dentro di noi e riverbera su cose e persone, e la sua penna d’oca ed il suo calamaio sono qui, in una bacheca, accanto ad uno scritto autografo. E, con un salto nel tempo, siamo ad Urbino, il suo cantore, Paolo Volponi, con “Sipario ducale” (ma da ricordare anche “Memoriale”, “La strada per Roma”, “La macchina mondiale”). E continua l’intrigante cavalcata marchigiana. Intrigante perché riserva molte sorprese come, nel settore scientifico, padre Matteo Ricci, personaggio di spicco del XVI secolo, padre gesuita ed esperto sinologo, avendo a lungo vissuto nel Celeste Impero al tempo dell’imperatore Wan Li, della dinastia Ming. Ma è interessante anche la figura di Alberico Gentili, giurista, affermatosi nell’Inghilterra elisabettiana e considerato uno dei padri della giurisprudenza internazionale.
La clessidra del tempo ci sposta ai giorni nostri, con figure importanti ancora del campo scientifico (Giuseppe Occhialini e gli acceleratori di particelle, Eugenio Coccia e le onde gravitazionali), nel campo pedagogico, come Maria Montessori e il suo famoso “metodo” applicato ai bambini, o, nel campo dell’imprenditoria, Enrico Mattei, che fece dell’Eni un baluardo del miracolo economico italiano, rompendo il monopolio delle Sette Sorelle (qui una lettera a lui indirizzata dallo Scià di Persia), Diego Della Valle con la sua azienda leader, munifico sponsor del restauro del Colosseo. Poi lo spettacolo, l’indimenticabile Ave Ninchi con i suoi personaggi di romanesco spessore (vedi l’ormai classico “Domenica d’agosto”, di Luciano Emmer), la fascinosa e versatile Virna Lisi, Dante Ferretti, grande scenografo pluripremiato e di fama internazionale, Neri Marcorè, la cui simpatia è pari alla sua bravura (teatro, tv, cinema e una grande capacità imitativa). Infine lo sport, una sequenza di medaglie e primati, dal “dottore” Valentino Rossi a campioni di scherma (Elisa Di Francisca), nuoto (Filippo Magnini), salto in alto (Gianmarco Tamberi), ginnastica (Sergio Marchetti).
Le Marche con le sue cinque provincie narrate nella loro pienezza creativa, nel loro brillante contributo di cultura al patrimonio nazionale, un apporto simbolicamente rappresentato dalla figura di Federico da Montefeltro. Seicento anni fa, a Gubbio, nasceva colui che sarebbe stato uno dei protagonisti del Rinascimento italiano, la cui impronta umanistica perdura ancor oggi nell’anima profonda delle Marche.
“Le Marche. L’unicità nella molteplicità” a palazzo Poli fino al 28 maggio, da martedì a domenica h.10-19, ingresso libero. Per informazioni 0669980230. La mostra è promossa dalla Presidenza Regione Marche e Agenzia per il Turismo e l’Internazionalizzazione delle Marche, con il patrocinio del Ministero della Cultura e in collaborazione con l’istituto centrale per la grafica. A cura di Alessandro Nicosia, organizzata e realizzata da Creare Organizzare Realizzare con la collaborazione di Rai Teche e Archivio Luce Cinecittà; sponsor tecnico European Broker, catalogo Gangemi Editore.
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