Pubblicato: 29 ottobre 2017 di admin in Spettacoli // 0 Commenti
di Cinzia Baldazzi.
Il 4 marzo trascorso, in occasione del finissage della mostra “Incontrollabili percezioni” di Donatella Calì, la sala lignea del Chiostro di S. Cosimato a Roma aveva ospitato un reading poetico con la partecipazione di scrittori, pittori e critici.
Ora, esattamente otto mesi dopo, vede la luce la pubblicazione Poesie a S. Cosimato, nata dall’idea di Maurizio Pochesci, organizzatore dell’evento. L’iniziativa editoriale risponde in primis alla volontà di offrire, fissata sulla carta, la magia dei versi dei quali era stato ascoltato il suono, affiancato ora, in funzione complementare, a disegni e litografie. Un tipico intento di «poetica programmatica» – diremmo oggi, accogliendo l’espressione evocata da Walter Binni nel 1963 – ha quindi guidato e ispirato la volontà di non disperdere l’affascinante atmosfera della performance originaria avvenuta tra le antiche pareti del Chiostro.
Il volume appena edito pone molteplici “livelli” in campo, dalla pagina scritta al quadro dipinto, come del resto scriveva Luciano Anceschi a fine anni ’60: «Di fatto, all’analogia corrispondono diversi modi di fiducia nel potere allusivo della parola, come potere di rivelazione e di scoperta; la poetica degli oggetti si avvale di diversi modi di organizzazione della parola – dal simbolo all’emblema oggettivo – per una comunicazione spesso indiretta di conoscenze rivelatesi nel concreto operare poetico».
Nell’ambito della presentazione è stato allestito l’appuntamento di sabato 4 novembre, alle ore 18.00 presso Lettere Caffè in via S. Francesco a Ripa, in contemporanea con il vernissage di una “collettiva” di artisti attivi nella Capitale: Gianpaolo Berto, Donatella Calì, Pino Reggiani, Oriana Cammilli, Maurizio Avi, Flavia Polverini, Giuseppe Colin, Marisa Tafi, Luciana Zaccarini e lo stesso Pochesci. Al pari della scorsa primavera, l’incontro prevede l’intervento degli autori alternati al microfono nella declamazione dei propri versi. Una sorta di ritorno, insomma, in quanto sulla pedana di Lettere Caffè si prestano la voce i medesimi convenuti alle letture del Chiostro: i poeti Alessandra Costanzo, Carla Staffieri, Arduino Cialli, Valerio Di Paolo, Angelo Mancini, Pasquale Rea Martino, Concezio Salvi.
Il fascicolo Poesie a S. Cosimato si apre con il brano Come in un fumetto di Mandrake di Gianpaolo Berto (l’unico da lui scritto in una vita dedicata alla pittura), seguito da alcuni componimenti di Donatella Calì. A ciascuno di loro, nella silloge, ho riservato sintetiche note di interpretazione, tenendo presente la loro l’attività di scrittura in versi in una prospettiva in grado di non dimenticare, dal punto di vista critico, il percorso dell’arte figurativa, primaria e preminente.
Nell’incipit di Berto così leggiamo:
«Stazione ferroviaria di Atene, era un’ora liquida / tra le undici e mezzogiorno, frastuono gioia / erano gli anni sessanta / alcune cose terribili non erano ancora successe, invece / erano successe e come / erano successe le cose più terribili della storia».
Nella terra greca, progenitrice dell’arte, lirica e pittorica, il “terribile” già accaduto coincide, nel ritmo allegorico incalzante delle parole, con la seconda guerra mondiale. Ma quello di là da venire è impresso nei finestrini di un convoglio, nei vetri della sala d’aspetto distrutta alla stazione di Bologna. La memoria non costituisce affatto un coacervo irrelato di esperienze esaurite e non oltre verificabili: essa non si ferma nell’attimo desiderato, proiettando, all’inverso, figure tanto strettamente connesse che la loro esistenza diventa essa stessa un’ars particolare. Tra le righe di Berto, vita e realtà raffigurata non sono soffocate da un’enfasi di disegno soggettivista: al contrario, rivelano aspetti intermediari tra l’esistenza, la concretezza dell’arte e la sua teoria, e pertanto proiettano un piano di razionalità specifica e di sentimenti attivi e pressanti.
La corsa di Berto nella versificazione evocativa prosegue approdando a Venezia, provata dal conflitto, fino a Padova, dove, in una pasticceria, l’incontro con una ragazza sigla l’hic et nunc di un viaggio onirico senza inizio né fine, nel tempo e nello spazio, di riconoscimento della nostra patria. Alla ricerca però di tappe concrete: soggette a identificazione, anzi potenziate.
L’atmosfera di esordio di Funambola di Donatella Calì corre su questo filo:
«… di notte fra treni impazziti / in equilibrio sull’ultima luce di un binario sospeso. / Io funambola con gli occhi bendati / Filtra la luce dell’alba / mentre rinasce il giorno / abbraccio il primo raggio di sole».
I treni, le strade ferrate, i tram notturni, le navi, i flash di luce delle automobili sono in successione i testimoni silenziosi in una poesia alimentata da reminiscenze del giorno e immagini oniriche. Una prospettiva bifocale, dunque, emerge dal ritmo delle strofe della Calì, nell’arco di un’elaborazione a occhi chiusi dove il sogno corre il rischio di scolorire nel ricordo, da conservare invece nella realtà. Con il tocco fatale degli acrilici e degli olii su tela, tale visione, espressa nella dominante del grigio e nelle sfumature oscurate degli sfondi, accentua il contrasto con i colori accesi dei primi piani che colpisce, attanaglia all’oggi per paura dell’alba del risveglio.
La pubblicazione curata da Maurizio Pochesci allinea in seguito una coppia di componimenti per ogni singolo autore, con brevi cenni biografici in chiusura. L’intero reportage è illustrato da litografie, pennarelli e disegni appositamente creati dagli stessi artisti esposti nella “collettiva”.
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