Partire per Cuba nel 2016

Giusy Criscione.

Siamo partiti per Cuba, con il dubbio che la vecchia isola caraibica, quella dei racconti di Hemingway, al cui fascino è difficile sottrarsi,  mix  di culture, folklore, musica, allegria, isola dall’ immagine un po’ malconcia  ma  vitale dove la miseria campeggia comunque prepotentemente, fosse scomparsa velocemente, con l’apertura agli americani ,voluta da Raul Castro e da Obama, ma non è così. Ci sono molti turisti, nord americani ma gli yankees non sono ancora arrivati.

Le coloratissime e lussuose macchine lasciate dagli americani negli anni 50’ sono ancora lì, utilizzate come taxi, alcune sono veri e propri reperti storici ma come il popolo cubano, sempre in giro, ringiovanite con improbabili pezzi di ricambio presi qua e là; reinventate per l’occasione; e se alcune parti difettano come le portiere che vanno chiuse con cura o i vetri che si aprono solo a mano e si fermano con un cacciavite, è certo che in quei lussuosi salotti in movimento di una volta, ora entrano un numero di persone superiori a quanto effettivamente la macchina ne possa portare.

Quel che resta del comunismo è un misero cascame di quella che una volta fu la gloriosa repubblica comunista di Fidel Castro, Ernesto Che Guevara e Camilo Cienfuegos.I loro visi stilizzati campeggiano in Plaza de la Revoluciòn ma la loro grandezza contrasta con i palazzi scorticati, cadenti, fatiscenti de l’Havana Vieja. I grandi alberghi in cui soggiornarono famose stars internazionali sono testimoni sonnolenti di un passato glorioso; ghetti lussuosi per turisti danarosi, ma la vera vita è fuori, per strada, nei piccoli negozi lasciati alla libertà individuale, nelle lunghe file di quei mercati dove la mercanzia scarseggia e dove ci si va con la tessera che ti garantisce il minimo per la sopravvivenza :un panino , un po’ di farina, una bottiglia d’olio e per il resto… bisogna arrangiarsi!! Ecco così sorgere i bed and breakfast cubani: le casas particulares, L’Havana è piena. Ce n’è di tutti i prezzi. Spesso, a parte la Havana che è un po’ un caso a se, nelle case puoi anche mangiare come è capitato a noi. Dove e come si procurano il cibo rimane un mistero, ma spesso, anche se ufficialmente il pesce non viene venduto da nessuna parte, perché tutto il pescato va allo stato, trovi pesce, a trance, aragoste e gamberi. Il vitello è raro perché i buoi vengono ancora utilizzati per arare e le mucche servono per il latte, il maiale è abbastanza frequente.

E poi c’è la musica sempre e comunque: quella tradizionale sfruttata dai grandi alberghi, quella di strada improvvisata, quella dei locali per cubani.

La popolazione è bellissima, gli uomini hanno spesso dei fisici poderosi, con fasce muscolari toniche e ben proporzionati ,i vecchi sono magri e asciutti, le ragazze giovani filiformi, tutto occhi, le donne adulte formose a volte anche sformate ma quello che noti è il sorriso i denti bianchissimi, quando ce l’hanno. E’ un variegato mondo di mescolanze con tutte le sfumature di pelle dal nero al bianco all’olivastro rosso dei nativi indios. Il nero può avere degli occhi verdi intensissimi, il bianco caratteri negroidi con capelli rossi e gretti, il cioccolata olivastro può presentare un taglio di occhi allungato e un naso sottile. I cubani stessi per le diverse sfumature di colore della pelle i tratti somatici differenti hanno dato dei nomi differenti a seconda delle sfumature .

La doppia moneta Pesos cubani e Cuc per turisti non facilita certo i nativi, i quali è vero pagano i prezzi bassi in una moneta senza scambio ma sono anche costretti a procurarsi la moneta pregiata per poter vivere un po’ più decentemente. E’ l’arte di arrangiarsi e in molti casi lo stato chiude un occhio. Il sistema ricorda l’unione sovietica di Bresnev : i negozi per stranieri con la moneta pregiata, dove si trova tutto e i negozi per i cubani disadorni e con prodotti di infima qualità dove si fa la fila.

Alcune località di lusso sono accessibili solo ai turisti stranieri; i resorts nati anche grazie ai capitali stranieri sono comunque al 51% dello Stato.

Lungo tutte le strade campeggiano scritte trionfalistiche della rivoluzione che inneggiano al lavoro dei campesinos e all’uguaglianza, a Fidel e agli altri eroi della rivoluzione, ma di uguaglianza ce n’è ben poca. Ci sono sempre le classi privilegiate dei burocrati dei militari e della polizia per i quali il costo di una macchina  diventa accessibile e poi ci sono tutti gli altri per i quali il costo di una macchina è proibitiva ed ecco quindi su tutte le strade ed autostrade gente che attende per ore un autobus carcassa che li trasporti, che chiedono passaggi che fanno lunghi tratti a piedi.

La natura tropicale è un rigoglio di piante, fiori, arbusti. Un delicato intrigo di orchidee di frutti grossi anche più delle noci di cocco e piccoli che scompaiono nella folta vegetazione. Le spiagge con palme o senza sono bianche e il mare quando c’è il sole, dal turchino al bleu cobalto. Attenzione, perché non è vero che a Cuba c’è sempre il sole noi, sfortunati abbiamo trovato acquazzoni, vento e mare in tempesta!

Trinidad, città antica di commercio degli schiavi è coloratissima e affascinante con le sue piccole case una diversa dall’altra, si respira un’aria coloniale. Santa Clara è una sosta obbligata: lì riposa il Che. Un grande mausoleo è stato costruito per lui, nel museo attiguo vengono ricordate le sue imprese e su tutto campeggia una grande statua del grande guerrigliero eroe romantico con basco e divisa.