mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry bags mulberry outlet mulberry sale mulberry handbags mulberry bag mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk mulberry purse mulberry bayswater mulberry outlet york mulberry factory shop mulberry uk sac longchamp saint francois longchamp sacs longchamp sac longchamp pliage longchamp pas cher Babyliss Pro Perfect Curl babyliss curl secret babyliss perfect curl babyliss babyliss pro

Palazzo Barberini e Galleria Corsini

MUZA_Ma  Due importanti realtà museali romane che, con la riforma del MiBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), sono divenute autonome ed interrelate fra loro. Si è un po’ tornati alle origini quando fra le raccolte Barberini e Corsini esisteva come una sorta di comun denominatore, cioè un tipo di collezionismo incentrato sui secoli XVII-XVIII, come sottolinea il Direttore Flaminia Gennari Santori. Con le varie acquisizioni e donazioni fu poi necessario un travaso per ragioni di spazio dalla Corsini alla Barberini e mentre la prima si può definire “storica”, nel senso che oggi ammiriamo la collezione esattamente come era ai tempi di Neri Corsini, l’altra ha subìto dispersioni e rimaneggiamenti, che ne hanno modificato la struttura originaria (e così il palazzo, fra saloni affrescati ed interventi architettonici).

  Dunque due complessi rilevanti dal punto di vista culturale e storico, legati come sono alle grandi famiglie romane dei secoli XVI e XVII. Il più antico è palazzo Corsini, fatto edificare alla Lungara dal cardinale Raffaele Riario nel 1511, poi modificato nella seconda metà del ‘600, quando vi abitò Cristina di Svezia, che ne fece un cenacolo d’arte (e la stanza dove morì, detta l’Alcova della Regina, è rimasta come allora, con le sue splendide decorazioni cinquecentesche). Nel XVIII secolo subentrarono i Corsini, che diedero alla città un papa, Clemente XII, e fecero ristrutturare il palazzo ed il giardino (l’attuale Orto Botanico) da Ferdinando Fuga. La magnifica quadreria venne donata al Regno d’Italia nel 1883 dal principe Tommaso Corsini ed oggi possiamo ammirare le oltre 600 opere così come furono inventariate dal cardinale Neri Corsini, la cui ricca biblioteca è confluita nell’attigua Accademia dei Lincei.

  All’inizio era una villa sul Quirinale che Maffeo Barberini, papa Urbano VIII, acquistò nel 1625 ad uso dei nipoti, incaricando Carlo Maderno di ristrutturarla. Questi invece l’ampliò curandone il bel giardino e successivamente Bernini l’abbellì  architettonicamente. Altri grandi dell’epoca vi lavorarono, da Pietro da Cortona che affrescò il salone con l’allegoria della casata nobiliare a Pietro Borromini, il quale disegnò l’incredibile scala elicoidale. Nel palazzo confluirono varie collezioni che ne fecero un prezioso scrigno d’arte ma, nel tempo, causa diatribe all’interno dei vari rami ereditari, parte del patrimonio andò disperso. Malgrado ciò oggi la collezione Barberini vanta più di 4000 fra quadri, sculture e oggetti di vario tipo, disponendo di 35 sale espositive dove figurano 453 dipinti esposti su 1620 (612 in deposito). E tutto viene riproposto al pubblico con due mostre che si snodano fra i capolavori disseminati nelle sale: “Il pittore e il gran Signore. Batoni, i Rezzonico e il ritratto d’occasione” e “Mediterraneo in chiaroscuro. Ribera, Stomer e Mattia Preti da Malta a Roma”.

PompeoBatoni_03

  Pompeo Batoni, pittore elegante e raffinato, che nella Roma del ‘700 aveva fama di valente ritrattista, soprattutto presso i viaggiatori del Grand Tour. Lucchese di nascita a vent’anni si trasferì nell’Urbe frequentando la bottega di Francesco Ferdinandi ed ottenendo poi importanti committenze ecclesiastiche (come la notevole “La caduta di Simon Mago”, in santa Maria degli Angeli). Ma è l’effigie umana la sua peculiarità, dove la struttura squisitamente classica viene esaltata da accesi contrasti cromatici. Si vedano il “Ritratto di Clemente XIII Rezzonico”, per nulla aulico malgrado il soggetto celebrativo, anzi, ne risulta una caratterizzazione del personaggio, come avviene anche nel “Ritratto di Abbondio Rezzonico”. Definirlo capolavoro non è errato, perché qui il senatore romano viene rappresentato in un contesto allegorico che celebra il Potere ma senza scadere in quella retorica narrativa che impregna molta pittura di genere del XVIII secolo. Una enfasi molto “soft”, per così dire, quale si ritrova nel suo rivale e coevo Raphael Mengs, che affronta lo stesso soggetto, papa Rezzonico (ma qui più celebrativo).

  “Mediterraneo in chiaroscuro” è una stimolante testimonianza del legame storico-artistico fra Italia e Malta nel ‘600 quando prima Caravaggio e poi i caravaggeschi si stabilirono nell’isola iniziandola alle preziosità del Barocco. Diciotto splendidi quadri provenienti dal MUZA, Muzew Nazzjonali tal-Arti (Heritage Malta) de La Valletta, firmate da Mattia Preti, Jusepe de Ribera, Matthias Stomer, Francesco De Mura.  Autentici capolavori come “Incredulità di San Tommaso”, “Ebbrezza di Noè”, “Lot e le figlie”, del Cavalier Calabrese, Mattia Preti, figurano insieme al “Santo Stefano” dello Spagnoletto, il Ribera, e alla “Decollazione del Battista” e “La parabola del Buon samaritano” del meno noto ma comunque pregevole Matthias Stomer. Interessante la lettura dei moduli caravaggeschi, di ampio respiro nel Preti (notare il taglio dell’ “Incredulità”), d’intonazione più drammatica nel Ribera e tendente allo sfumato chiaroscurale nello Stomer (forse filtrato dalla lezione luministica di Gerrit van Honthorst, noto anche come Gherardo delle Notti). E il tutto si confronta con opere della collezione Barberini d’influsso caravaggesco come “La buona ventura” di Simone Vouet, “Gregorio Magno” del Ribera, “San Girolamo” di Trophime Bigot , “Fuga da Troia” di Mattia Preti.PompeoBatoni_04

  E la cornice intorno è quanto mai gustosa, per la serie di capolavori che si avvicendano nelle sale del palazzo, a cominciare dalla “Fornarina”.  Farne un elenco è superfluo, al visitatore la scoperta delle meraviglie che non fanno solo bella mostra sulle pareti ma ovunque (come il grandioso affresco di Pietro da Cortona). Una sensazione che si ripete nella Galleria Corsini la quale, come già detto, risulta più omogenea nel senso di identità originaria (e sono capolavori anche qua, tutti da vedere). E questa sintesi fra due rimarchevoli istituzioni museali romane, ora espressa anche in un sito web comune, è un frammento prezioso di quella Bellezza che, malgrado tutti i problemi che affliggono la nostra città, la rende unica al mondo.

 Palazzo Barberini: da martedì a domenica h.8,30-19, biglietto euro 7 intero 3,50 ridotto. Galleria Corsini: lunedì, mercoledì e sabato h.14-19,30, domenica 8,30-19,30, biglietto euro 5 intero 2,50 ridotto. Biglietto cumulativo euro 9, valido 3 giorni. Per informazioni 06.4824184 Barberini, 06.68802323 e www.barberinicorsini.org

1 Commentoa“Palazzo Barberini e Galleria Corsini”

  1. Giuliano Radice // 18 settembre 2021 a 2:48 // Rispondi

    La dispersione della storica Galleria Barberini brucia ancora

Inserire un commento

L'indirizo di email non verrà pubblicato.




WordPress SEO fine-tune by Meta SEO Pack from Poradnik Webmastera