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Onore ai Curdi

 asd Ci voleva proprio una manifestazione dei Curdi a Roma, di concerto con quella a livello internazionale, per risvegliare un’opinione pubblica non molto attenta. Malgrado le barbarie compiute quotidianamente dai jihadisti dell’Isis si tende a sottovalutare il pericolo e basta ascoltare un po’ in giro per rendersene conto. “E’ una faccenda fra arabi”, questo il parere predominante, un modo forse per esorcizzare un problema che rischia letteralmente di scoppiarci fra le mani.

  Parlo non di chi ne ha compreso l’estrema gravità (e per fortuna non siamo pochi), ma della gente in generale, l’italiano medio sempre poco informato o, al contrario, così travolto dalle informazioni che l’effetto è lo stesso. Tanto è una faccenda che non ci riguarda, è lontana da noi, e invece no, tutto si svolge ad appena due ore di aereo, vedi la Libia, dove in Cirenaica stanno avendo la meglio gli integralisti. E a Kobane, città martire, i peshmerga curdi resistono da oltre un mese.

  Ora che, superata grazie ad Obama la cinica ostinazione di Erdogan, il quale avrebbe preferito il massacro dei Curdi a Kobane per evitare rivendicazioni del PKK (non mi sono affatto meravigliato: cosa aspettarsi da un regime che ha sterminato gli armeni e ancora non lo riconosce?); ora, dicevo, avuti rifornimenti in uomini e materiale bellico i peshmerga, anche con l’aiuto dei bombardamenti alleati, hanno più chances di fronteggiare i tagliagole dell’Isis. Ma questa è comunque l’ultima possibilità, caduta Kobane il rischio che s’incendi tutto il Medio Oriente è reale. Già in parte brucia e lo jihadismo avanza qui come in Africa, e, se non fermato, presto dilagherà in Occidente dove ci sono le cellule dormienti. E quelli che gli americani definiscono terroristi “homegrown”, cioè cresciuti sul posto, singoli individui che si convertono alla guerra santa (i più pericolosi, perché sfuggono ai controlli dell’intelligence). In Italia si sta monitorando la situazione, ma tutto può sfuggire di mano se la situazione in Medio Oriente peggiora.

  I Curdi, questo popolo della diaspora diviso fra Siria, Iran, Iraq e Turchia, un popolo fiero che merita il nostro rispetto, in particolare le donne, per nulla discriminate come in quasi tutti i paesi di religione islamica (vedi, ad esempio, l’Iran, con la dittatura teocratica degli ayatollah). Nella Royava, il territorio curdo a  ridosso della Turchia che dà fastidio a Erdogan, pari diritti e doveri, cosa rara in quell’area mediorientale, uno scandalo per gli integralisti, sia sciiti che sunniti (e i curdi sono per buona parte sunniti). Dunque è importante sostenerli, affinché il seme della democrazia o, quanto meno del dialogo, pressoché assente nei paesi islamici (che fine hanno fatto le varie “primavere”?), germogli in una delle zone più calde del pianeta. Diamo loro la nostra solidarietà, incondizionatamente.

asdcb

 Quest’articolo è dedicato alla memoria di Arin Mirkan e Ceylan Orap, le giovani guerrigliere curde sacrificatesi a Kobane per non cadere in mano ai boia dell’Isis. Sono morte anche per noi.

2 Commentia“Onore ai Curdi”

  1. Ricordo una manifestazione di curdi a Istanbul sulla grande piazza sulla quale affacciano la basilica, ora museo, di Santa Sofia e la Moschea Blu, uno dei luoghi più sacri dell’Islam. Ebbene, c’erano migliaia di persone che affollavano la piazza e la polizia presidiava con piglio feroce ed impediva il passaggio a chicchessia.
    Due ragazzi curdi hanno visto me e mia moglie in difficoltà e ci hanno scortato fuori da quella bolgia infernale. Ricordo la gentilezza e la dolcezza dei loro modi ed auguro a questo popolo tutto il bene del mondo.

  2. Giuliano da Venezia // 3 novembre 2015 a 17:50 // Rispondi

    Ricordo che una cinquantina d’anni fa lessi un articolo su “OGGI”, di un italiano che visse e combattè (già a quei tempi…) con il Popolo Kurdo. Vorrei avere 50 anni in meno per poter fare come quel fortunato che ebbe l’occasione di essere al fianco di quel Divino Popolo: Dio protegga i Kurdi e maledica il nazista erdogan!!!

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