OFF Off Theatre. Un nuovo spazio per la Roma culturale
Pubblicato: 25 novembre 2017 di admin in Spettacoli // 0 Commenti
Di Giusy Criscione.
Il 20 ottobre scorso si è inaugurato a Roma, in pieno centro storico, anzi nel salotto di Roma – Via Giulia – un nuovo teatro. Il nome è molto neworkese ma l’idea e la ristrutturazione del vecchio magazzino in disuso sottratto al commercio di “stracci” o fast food è molto buona ed ambiziosa. Ideatore e direttore del teatro Silvano Spada, fondatore del Todi Festival; costo dell’operazione 3 milioni di euro. Il nome sta per “fuori dalla stasi e dalla routine”.
L’intento è quello di creare uno spazio culturale per la Capitale proiettato nel futuro: Roma come Parigi, Londra, Berlino e New York , con nuove intuizioni e progetti di lunga durata. “ Le platee devono mischiarsi. Non si capisce perché in Italia il teatro debba essere così a compartimenti stagni”
Ed ecco il progetto: un festival che duri sette mesi, con spettacoli inediti e di qualità, con grande attenzione al nuovo. Poi cinema, spettacoli gratuiti e musica classica, jazz e contemporanea. “Perché in giro c’è gente bravissima, che non trova spazio. Per noi il Teatro, quando è capace di creare fascino e magia, è uno soltanto, non esistono ‘questi’ e ‘quelli’”.
All’interno dello spazio tre sale da 150, 80 e 60 posti, progettate dall’architetto iraniano Farchid Tovakoli Teherani secondo le tecniche più moderne: maxi schermi con video a rotazione.
30 i titoli della stagione inaugurale di teatro con nomi quali Piera Degli Esposti, Roberto Herlizka, Elisabetta Pozzi- Elena ed inoltre il teatro della nuova generazione: Ricci/Forte . Dentro la tempesta, dal libro di Salvatore Striano; L’effetto che fa di Giovanni Franci ispirato alla cronaca del truce omicidio del giovane Luca Varani; L’Autobiografia erotica di Domenico Starnone diretta da Andrea De Rosa e una lunga galleria di talenti ancora non noti al grande pubblico.
Ed ecco un po’ di cronaca.
Nel mio pensiero, dato che non conoscevo questo spazio teatrale, credevo, visto il nome che fosse come negli anni 70’ uno scantinato freddo e un po’ maleodorante, invece meraviglia, già dall’atrio si capisce che è uno spazio elegante e raffinato. Sono cambiati i tempi, l’innovazione e la sperimentazione interessa oramai tutte le classi sociali, il nuovo diventa alla moda e forse il teatro non essendo così tanto politicizzato, permette ai vari ceti sociali di mischiarsi allegramente!
Una ragazza dai capelli turchini insieme ad un “colored” mi accolgono con un sorriso.
Scambio due chiacchiere con la ragazza. Mi spiega che il teatro è stato aperto solo da un mese, mi illustra un po’ della programmazione e poi, dato che è presto l’avvenente
ragazzo di colore, parlante un perfetto italiano, mi invita a seguirlo al bar. Attraversiamo la sala del teatro vuota ed ecco il bar, un pianoforte, con dietro un maxi schermo dove si proiettano immagini un po’ da Grand Guignol., una carrellata di volti noti e meno noti.
E’ tutto molto “in”: personale multietnico, filmati alle pareti, colori sobri e arredo essenziale ma di gran classe. Per essere un vecchio magazzino, forse un deposito, ne ha fatto di passi avanti!
Finalmente incontro degli spettatori, altri quattro avventori attendono, consumando, l’inizio dello spettacolo. Anche il caffè decaffeinato è ottimo.
E’ ora di prendere posto. In tutto ci saranno una trentina di persone, curiose come me per la novità del teatro. Un gruppetto parla ad alta voce: sono sei o sette amici, di mezza età, genere radical chic, frequentatori abituali di teatri. Due o tre sembrano volti noti. Altri spettatori soli o in coppia, seduti a macchia di leopardo.
Lo spettacolo di questa sera ha per titolo Birre e rivelazioni
è un dialogo tra due attori, Andrea Renzi e Tony Laudadio, che ne è anche l’autore e il regista. Il titolo è poco significativo ma la pièce è godibile e gli attori sono convincenti. Il tema è di attualità: un padre viene a sapere dal professore del suo ragazzo che il figlio è gay. Da qui, tra una birra e l’altra, sette in tutto, che corrispondono a sette scene, si sviluppa il dramma. E’ un crescendo, dapprima scambio di convenevoli poi di reciproche accuse, in cui il gestore del locale, padre del ragazzo, tocca tutti i toni, dall’amabile proprietario al sorpreso e preoccupato genitore fino all’ultima presa di coscienza con una richiesta dolente di aiuto. Il personaggio del professore, anche lui gay, si manifesta poco alla volta, comprensivo, arrabbiato, vendicativo ed infine solidale. Le birre sembrano vere e gli attori trangugiano il contenuto del boccale sorso dopo sorso. Laudadio canta accompagnandosi alla chitarra e la colonna sonora di tutta la pièce sono le nostalgiche e melodiose canzoni di Simon and Garfunkel.
A fine spettacolo tutti applaudono calorosamente felicemente sorpresi del nuovo spazio teatrale di Roma
Scritto da: adminin data: 25 novembre 2017.il3 dicembre 2017.
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