Musica e Bellezza
Ottimo l’inizio del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra con la “Messa dell’Incoronazione”, opera giovanile di Mozart eseguita dall’Illuminart Philarmonic Orchestra e dall’Illuminart Chorus, non solo per la musica in sé ma per la componente multireligiosa che caratterizza gli esecutori.
E poiché siamo in San Pietro questo vuol dire che la XVIII edizione del Festival si svolge nel segno dell’ecumenismo, seguendo in piena coerenza un percorso iniziato nel 2001 con l’auspicio di creare, attraverso la musica, un punto di contatto: una zona libera dove l’armonia significa un linguaggio universale che non divide ma unisce gli esseri umani, accomunandoli nell’idea della Bellezza.
Un programma ambizioso che la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra ha integrato con restauri mirati alla salvaguardia del prezioso patrimonio delle chiese romane, con interventi di grande rilievo, come i prospetti della Basilica Vaticana (l’ultimo restauro è tuttora in corso) nonché la Necropoli. In parallelo con la nuova stagione di concerti che si inaugura sabato 14 si svolgono i lavori recupero e ripristino dell’apparato decorativo ligneo della Sacrestia della Basilica di San Paolo fuori le mura. Un’operazione complessa su un impianto già danneggiato dall’incendio del 1823 e poi restaurato a fine ‘800 (e sappiamo che i restauri dell’epoca non erano certo esemplari) con il carico di tutte le insidie del tempo, umidità, crepe, insetti xilofagi. Non dimentichiamo poi le altre attività della Fondazione, dalle borse di studio agli interventi umanitari: il 15, in San Paolo, sarà presente la Caritas. Ma veniamo al programma.
Dicevo Mozart, con la sua ariosa Messa, Orchestra e Coro Illuminart guidati da Tomomi Nishimoto che pure dirige una bella “Ave Maria” attribuita a Giulio Caccini, XVI secolo, famoso come teorico (“Le Nuove Musiche”), ma in realtà scritto da Vladimir Vavilov. Alle h.11 mentre alle 12 c’è la Santa Messa celebrata da sua Em.za Rev.ma Cardinale Angelo Comastri con il suggestivo sfondo della “Missa de Angelis” in gregoriano eseguita dal Palatina Klassik Vocal Ensemble, il Philarmonischer Chor an der Saar e l’Orchestra and Chorus of Kazan State Conservatory diretti da Leo Kramer. Chiudono i canti Orasho, risalenti all’epoca delle persecuzioni (ricordate “Silence”, il bel film di Scorsese?), recuperati dalla Nishimoto che li esegue insieme all’Illuninart Chorus.
Imperdibile la serata del 14 a San Paolo h.21, con i Wiener in formazione sinfonica che propongono “Le sette ultime parole di Cristo sulla Croce” (Rainer Honeck primo violino). Una partitura in sette sonate dai tempi lenti e meditativi, poiché profonda meditazione religiosa è questa composizione del Venerdi Santo, la cui intensa drammaticità sarà messa in risalto dai Wiener. Una formazione storica, nata nel 1842, amata da Bruckner, Mahler, Strauss, e di Bruckner è in programma l’intero ciclo sinfonico distribuito fra varie città europee (a Roma, nell’àmbito del Festival, i Wiener hanno già in parte sviluppato questo tema: ricordo una meravigliosa Settima diretta da Georges Pretre).
Immortale Beethoven ed immortale Nona, con il suo commosso (e sempre commovente) messaggio di fratellanza universale in parallelo a quel diritto alla Gioia di un’umanità libera dal Dolore. Una musica che fa davvero bene all’anima, affidata all’Illuminart Orchestra e Coro diretti da Tomomi Nishimoto, con Rossana Cardia, soprano, Chiara Chialli, mezzosoprano, Angel Pazos, tenore, Davide Giangregorio, basso (presenti anche per Mozart in San Pietro). Domenica 15 h.21 in San Paolo e Beethoven torna il 16 h.20, in Sant’Ignazio insieme a Bruckner, interessante serata perché sono a confronto un romantico ed un tardo romantico. Di Beethoven la “Messa in do maggiore”, dallo stile per l’epoca un po’ fuori dagli schemi, dall’ intimismo a tratti quasi pudico, a differenza della grandiosità della “Missa Solemnis”. Di Bruckner il maestoso “Te Deum”, una preghiera ininterrotta che testimonia del prondo senso religioso del musicista austriaco, il tutto svolto su chiari parametri sinfonici (Bruckner è essenzialmente un sinfonico).
Infine, il 17 h.21 in Santa Maria Maggiore, la profonda spiritualità russa con il Coro festivo maschile del Monastero Danilov di Mosca diretto da Georgy Safonov. Una voce che attraversa i secoli (dal XVI secolo ad oggi) e parla direttamente al nostri oio più profondo. Ed è quel linguaggio ecumenico che da sempre propone il Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra. Un motivo più che valido per essere presenti ai concerti.
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