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Moisai 2022

Locandina-1

                                                                            Moisai 2022

di Antonio Mazza

  Quella incredibile e maestosa costruzione che svettava sul Colle Oppio, immensa nella sua magnificenza di colonne, marmi, statue e le centinaia di stanze splendidamente affrescate, celebrava il potere ma anche il gusto delle arti del suo ideatore. La Storia ce ne ha tramandato l’immagine di imperatore perverso e sanguinario, matricida e crudele, responsabile del colossale incendio che devastò Roma nel 64 d.C. e così l’ha rappresentato soprattutto il cinema (penso in particolare all’istrionico Peter Ustinov del “Quo vadis?”, 1951, di Mervyn LeRoy). Ma un recente -ed opportuno- revisionismo storico ha confermato che Nerone non era certo uno stinco di santo e tuttavia non così rozzo come si crede, anzi: a suo modo un umanista ante litteram, amante delle arti e grande esteta che peraltro si prodigò per gli aiuti alla popolazione colpita dalla calamità del fuoco. E la Domus Aurea, spettacolare ed imponente, era come una sorta di autocelebrazione della sua personalità eccentrica, come attestano Tacito e Svetonio.

Domus Aurea

  Edificata dopo l’incendio copriva un’area immensa compresa fra Celio, Palatino ed Esquilino, un corpo principale con infinite diramazioni e intorno giardini, fontane e tanto verde, a formare un variegato e lussuoso impianto scenografico che destava meraviglia nei visitatori (“Qua esistevano laghi e pascoli, lì boschi vasti e isolati, il tutto adattato con artificio in mezzo a edifici di soggiorno e di ricevimento, ninfei, terme, colonnati”, scriveva Tacito). Qualcosa di davvero unico, opera degli architetti Severus e Celer, magistri et machinatores, che avevano modellato la pietra in modo da creare un tutto armonico con l’ambiente naturale, giocando molto con gli effetti di luce. Probabilmente su questa scelta influì il concetto che aveva di sé Nerone, come era rappresentato nel colosso che sorgeva accanto al lago dove ora è l’Anfiteatro Flavio, con il diadema-simbolo del Sol Invictus sul capo (quindi il trionfo della Luce).

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  Alla sua morte subentrò la damnatio memoriae, prima Vespasiano e poi Traiano, che vi costruì le Terme, demolirono varie sezioni della Domus che, caduto l’impero, cadde nell’oblìo. Fino al XV secolo, quando furono riscoperte casualmente e nelle grotte piene di terra, dove al lume delle torce si distinguevano stucchi e tracce di affreschi, si calarono pittori importanti come il Ghirlandaio, Pinturicchio, Raffaello e il suo allievo Giovanni da Udine (“restarono l’uno e l’altro stupefatti della freschezza, bellezza e bontà di quell’opere, parendo loro gran cosa ch’elle si fussero a lungo tempo conservate”, scrive il Vasari). E dall’impressione che ne ricavarono nacque lo stile delle grottesche, destinato a diffondersi con punte di pregevole virtuosismo (vedi le Logge Vaticane o Palazzo Caprarola). Un tipo di artificio decorativo che orna buona parte delle 150 stanze della Domus, la cui vastità impressiona, una serie di spazi che fino al 2 ottobre verranno animati da “Moisai 2022”, intrigante esperienza di arte performativa nel segno delle Muse alle quali, presenti all’interno della struttura, si ispirava Nerone.

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  Poco è rimasto del gruppo originario in marmo pentelico che riuniva le nove figlie di Zeus e Mnemosine, solo Tersicore, Talia ed Erato (non esposta perché troppo frammentaria). Le incontriamo in tre weekend, dal venerdì alla domenica, a cominciare dal 23 settembre. Apre Talia, Musa della Commedia, “Dialoghi sul cambiamento”, di Valerio Aprea e Alessio Viola, un viaggio nella nostra vita in continua ed ora anche drammatica trasmutazione. Segue, il 24, Erato, Musa della poesia amorosa, di e con Roberto Latini e compagnia teatrale, meditazione corale sul tema dell’amore sospeso fra cielo e terra. Il 25 Urania, Musa dell’Astronomia e della Geometria, di Annamaria Ajmone, con Annamaria Ajmone, Marta Capaccioli, Lucrezia Palandri, una ricerca tutta coreografica nell’altrove. Il 30 settembre Clio, Musa del canto Epico e della Storia sovrintende a “Come una canna sul letto di un fiume”, di Giovanni Calcagno, con Giovanni Calcagno e Vincenzo Pirrotta, frammenti dell’epopea di Gilgamesh, mitico re della città di Uruk, XII secolo a.C.

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   Il primo ottobre Melpomene, Musa della Tragedia,  “Odisseo nostro contemporaneo”, di Q Academy, con Graziano Piazza e Viola Graziosi, il tema del viaggio in un’accezione legata all’oggi. Il 2  ottobre Polimnia, Musa della danza rituale e del Mimo, “Alcune Coreografie” a cura di Jacopo Penna, con video. Il 7 Euterpe, Musa della Poesia lirica e della Musica, “Divenire del tempo trascorso”, di Lorenzo Letizia e Marlene Kuntz, un vivace intersecarsi di musica, teatro e cinema. L’8 Tersicore, Musa della Lirica corale e della Danza, “Open Octagon Score”, ovvero azione in forma di rito, coreografie di Adriana Borriello, quasi un’allegoria fisico-musicale nel suggestivo ambiente della Sala Ottagona, il centro irradiante della Domus Aurea. Infine il 9 Calliope, Musa della poesia Epica ed Elegia, “Il quotidiano innamoramento”, rito sonoro di e con Mariangela Gualtieri, che parla di “incanto fonico”, la musica come fusione della comunità dei presenti. Un rito, appunto.

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  E rituale, in un certo senso, è anche il percorso di visita a tema che tocca i punti principali della Domus, come la Sala di Polifemo, e culmina nella performance della Sala Ottagona. Ogni incontro è dedicato ad una Musa e il senso di tutta la manifestazione è stabilire un legame ideale con il passato, facendo provare al visitatore la stessa sensazione di stupore che un tempo provavano gli ospiti del divo Nerone. E in effetti è impossibile non restare abbagliati da questa spettacolare bellezza ipogea celata nel cuore di Roma.

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“Moisai 2022. Voci contemporanee in Domus Aurea”, tutte le 9 performance iniziano alle 17,30. Biglietto euro 10 intero 6 ridotto più 1 euro prevendita, solo on line www.coopculture.it . La temperatura all’interno è di circa 10°, si consigliano abbigliamento adeguato e scarpe comode. Per informazioni www.parcocolosseo.it

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