L’Associazione Culturale Spaziottagoni ospita nuovamente domenica 19 ottobre 2014 alle ore 16, lo spettacolo teatrale “Maria e il drago”, di Aldo Giovannetti, che sarà rappresentato dalla Compagnia “I filodrammatici di Trastevere”, un gruppo di recente costituzione che ha già messo in scena spettacoli per adulti.
Francesca Morelli sarà Maria; Monica Mazzei: Maria Nicola; Mara Abruzzese: Rossana; Loredana Germani: la Segretaria; Marco Lucidi: Guardia Giuseppe e Patrizio Pasquinelli: il Drago.
“Maria e il drago” è uno spettacolo per ragazzi, nato molti anni or sono, nello storico Teatro Didattico Il Torchio, creato da Aldo Giovannetti, che s’impose all’attenzione degli insegnanti, degli psicologi e del mondo culturale per la capacità di coinvolgere attivamente il pubblico nell’azione drammatica. Gli spettacoli ideati da Aldo Giovannetti, infatti, hanno bisogno della collaborazione dei giovanissimi spettatori per risolvere i vari problemi che via via emergono nel corso della commedia.
La storia è semplice come una favola: in un paese come qualunque paese reale vive un Drago che non è un Drago, ma un despotico capo che vuole sposare Rossana, una ragazza che non lo ama. Maria, che arriva dal paese dell’antifavola, interviene per dare man forte a Rossana, però, da sola, non potrebbe riuscire nell’impresa, perciò chiede ed ottiene l’aiuto dei sudditi del Drago (cioè gli spettatori) i quali si uniscono a lei per trovare, di volta in volta, le soluzioni. Alla fine il Drago viene smascherato e condannato a riabilitarsi attraverso lo studio e il lavoro. Rossana è quindi libera di operare le sue scelte, come tutti i cittadini non più costretti a sottostare alla volontà di un despota.
Da una recensione di Leonardo Sole su La Nuova Sardegna del 9/11/1978
Gli spettacoli del Torchio si fanno apprezzare per un’assoluta novità di linguaggio e per un serio impegno politico che, una volta tanto, non si rifugia nella demagogia dello slogan, ma passa attraverso una lucida operazione culturale. Aldo Giovannetti è un uomo straordinario che in tempi difficili per la scuola e la cultura ha trovato una strada tutta sua, in presa diretta coi bambini ed i ragazzi ai quali si rivolge, per fare e far fare cultura. Giovannetti apre il suo discorso in termini di antifavola, propone una verifica e negazione della favola a favore di uno schema razionale di ricerca e subito dopo si ritira, non appena i ragazzi hanno maturato una chiara definizione del problema e possono gestirlo in proprio.
La conclusione dell’azione teatrale è sempre dei ragazzi che giungono alla conquista del “palcoscenico della razionalità”, come si è tentati di definirlo, attraverso un preciso itinerario conoscitivo.
Diventare da spettatori attori significa dunque liberarsi dal pregiudizio e dall’errore (assimilato da Giovannetti all’oppressione) per raggiungere una porzione di verità. I bambini diventano attori e uomini, per ritornare al ruolo di bambini arricchiti di nuove verità.
È una dimensione didattica e terapeutica insieme. L’azione teatrale dura circa un’ora.
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