Pubblicato: 8 ottobre 2017 di Nica Fiori in News // 0 Commenti
Un itinerario sorprendente tra tradizioni, miti e risvolti contemporanei dell’universo manga è ciò che propone il Palazzo delle Esposizioni nella mostra “Mangasia: wonderlands of asian comics”. La rassegna, curata dal Barbican Centre di Londra in collaborazione con The next Exhibition, è la prima mostra al mondo sulla storia del fumetto asiatico ed è presentata a Roma in anteprima mondiale, dal 7 ottobre 2017 al 21 gennaio 2018.
Va precisato che il manga è un fumetto che ha avuto origine in Giappone e da lì si è diffuso in tutta l’Asia e per questo troviamo in mostra opere non solo giapponesi, ma anche delle due Coree, dell’India, della Cina, dell’Indonesia, della Malesia, delle Filippine e ancora di Taiwan, Hong Kong, Singapore, Vietnam, Cambogia, Mongolia, Bhutan.
Manga letteralmente vuol dire “immagini in movimento” e da molti decenni è il termine giapponese che contraddistingue questo tipo di produzione. L’unica differenza tra un fumetto occidentale e quello nipponico è l’orientamento delle pagine che va da destra a sinistra e dall’alto in basso, per meglio adattarsi alla scrittura giapponese, e che è rimasto inalterato anche nelle traslitterazioni occidentali. Grande importanza viene data ai dialoghi, come pure ai simboli, quali le gocce di sudore o le vene gonfie per esprimere al meglio le emozioni dei protagonisti. I personaggi sono caratterizzati stilisticamente da grandi occhi e capelli al vento.
Col passare del tempo i manga, dai disegni sempre più curati, si sono dimostrati una vera e propria arte dai contenuti più vari, dalle storie per bambini, a quelle per ragazzi (shonen manga) e ragazze (shojo manga), alle autobiografie, alle trasposizioni dei classici della letteratura fino ai contenuti per soli adulti. Vi sono poi i racconti di tradizione storica ambientati nel Giappone medievale (jidaimono), basati sull’ideale di vita del mondo dei samurai, i guerrieri nipponici al servizio di un signorotto locale, e dei ninja, i killer che svolgevano il lavoro sporco al posto dei samurai. Non si possono trascurare i fumetti sportivi, con i protagonisti che si rivelano degli assi nel gioco del baseball, del calcio o della pallavolo, come pure quelli della fantascienza con tutta la serie di robot o quelli con maghi e maghette dai poteri soprannaturali.
Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, dal quale il Giappone uscì malamente, emerge nei fumetti una voglia di riscatto, per cui si diffonde la convinzione che solo con il sacrificio e il duro impegno si possano raggiungere gli obiettivi per tornare a essere una nazione al vertice. Di conseguenza i personaggi diventano dei veri e propri eroi, e quindi dei modelli da imitare.
La mostra si articola in sei percorsi tematici, “Mappare Mangasia”, “Favole e folclore”, “Ricreare e rivisitare il passato”, “Storie e narratori”, “Censura e sensibilità e infine “Manga multimediali”, che mettono a confronto le diverse combinazioni di folclore, storia e audaci sperimentazioni, ma viene dato spazio anche ai precursori del fumetto, individuati nelle tradizioni asiatiche delle arti visive narrative. Da opere così popolari è nata anche la versione cinematografica e per la televisione, le cosiddette Anime, i celebri cartoni animati che in Italia hanno accompagnato nella crescita le generazioni di bambini tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso. A dire il vero solo dopo il grande successo ottenuto in TV, le case editrici italiane hanno deciso di pubblicare i manga originali, che fino a quel momento erano giunti solo con le immagini rovesciate, per meglio adattarle alla nostra lingua.
Sono in mostra le opere di oltre 300 tra autori di fumetti e di film d’animazione e artisti, coprendo due secoli di storia del fumetto, dalle prime forme di narrazione per immagini rintracciabili nei libri illustrati indiani e nelle stampe ukiyo-e giapponesi fino ai fumetti digitali di ultima generazione, i popolarissimi webtoon della Corea del Sud.
Sicuramente affascinanti sono le storie ispirate alle favole, come il personaggio dello scimmiotto della tradizione cinese, che compare anche nel celebre Dragon Ball, dove sono narrate le avventure dall’infanzia fino all’età adulta di Son Goku, un guerriero di origini extraterrestri che, quando perde il controllo, si trasforma in scimmia, ma che dedica tutta la vita insieme ai suoi amici ad allenamenti estenuanti per difendere la terra. Sullo sfondo la mitica leggenda delle sette sfere del drago, che riunite tutte insieme danno la possibilità di invocare un drago capace di esaudire qualsiasi desiderio.
In quest’ambito letterario sono inclusi anche i celebri poemi epici indiani, quali il Mahabharata e il Ramayana, in cui si narrano le vicende delle divinità Krishna e Rama, raffigurate anche sui kaavad, i santuari lignei portatili.
Molte Anime giapponesi sono arrivate in Italia come programmi adatti ai bambini, ma in realtà sono state private in parte della loro natura, a causa dei tagli della censura che riteneva alcune scene eccessivamente sexy (erotismo, omosessualità, incesto), come nei casi di Lady Oscar, Occhi di Gatto o Georgie. In effetti un settore recintato della mostra, riservato solo a un pubblico adulto, è dedicato a queste scene mai viste sugli schermi televisivi.
Oltre all’esposizione dei manga, in mostra trovano posto anche delle installazioni come l’enorme bambola gonfiabile “Taking a Ride on the Spirit Boat” di Aya Takano (2014, Giappone), e l’installazione digitale interattiva, “Mechasobi” di Shōji Kawamori (2017, Giappone), che sicuramente divertirà i visitatori con i suoi movimenti sincronizzati con quelli del pubblico.
“Mangasia: wonderlands of asian comics”
Palazzo delle Esposizioni
7 ottobre 2017-21 gennaio 2018
a cura di Paul Gravett
Orari: domenica, martedì, mercoledì e giovedì dalle 10 alle 20; venerdì e sabato dalle 10 alle 22,30; lunedì chiuso
Biglietto: 12,50 €, ridotto10 €; ragazzi dai 7 ai 18 anni 6 €, gratuito sotto i 6 anni
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