A Roma, in via Sistina, le targhe apposte sulle facciate dei palazzi ricordano personaggi illustri, italiani e non, Canina, Gogol, Thorwaldsen e tre grandi incisori che hanno documentato la Roma dei secoli XVIII e XIX, Piranesi, Pinelli, Rossini. D’origine ravennate questi, dopo aver seguito corsi di pittura a Bologna, si trasferì a Roma, facendosi presto notare nel campo del disegno architettonico. Vinse anche alcuni premi ed un concorso indetto dal Canova, iniziando poi, nel 1816, la sua attività che lo portò gradualmente a diventare un incisore di fama. Infatti con lui si esce dai canoni di neo classicismo che avevano improntato la cultura romana in epoca napoleonica, soprattutto nell’àmbito figurativo (Canova, Appiani, Pinelli), e, anche in virtù del fervore archeologico di quegli anni (sulla scia di Guattani e Nibby), il suo “modus” narrativo è molto particolare, come si evince dalla mostra in corso all’Istituto Nazionale per la Grafica.
Quello che colpisce subito, oltre alla pastosità del segno, è la cura dei dettagli artistico-monumentali, trattati sin negli effetti di chiaroscuro, come appare evidente nello splendido “Panorama di Roma Antica e Moderna”, quattro matrici che occupano la parete per tre metri di lunghezza. Una precisione notevole, che denota mano sicura (d’altronde, lo abbiamo detto, lui nasce come disegnatore d’architettura) e che si ritrova negli altri lavori in mostra, dove Rossini approfondisce il suo gusto per l’antico, la Roma dei Padri che magari affiora dagli scavi in Campo Vaccino. O una Roma ricostruita sia nella toponomastica, la planimetria di una parte dell’Urbe, qui proposta nell’area dell’Aventino, sia come recupero storico dei luoghi. Di grande effetto è “Parte del Foro Romano e Monte Capitolino col tempio di Giove”, denso di figure che rimandano al Sacco dei Vandali, 455 d.C.
E proprio le figure meritano un discorso a parte. Come risulta dalla serie dei Sette Colli e da altre opere, i personaggi che compaiono in basso, con lo sfondo del paesaggio urbano, sono di mano del Pinelli, che con Rossini collaborò fino al 1835, anno della sua morte. “Molte e molte figure di Bartolomeo Pinelli sono sparse pelle vedute pittoresche e architettoniche del Rossini, buon seguace dell’eccellente Piranese”, scrive Carlo Falconieri, il biografo di Pinelli. E anche di Piranesi bisogna parlare, in quanto, soprattutto per quanto riguarda le antichità romane proposte talora in guisa di “Capricci” (una tradizione pittorica tipica del ‘600-‘700), affiora quel gusto del “rovinismo” che Rossini mutua direttamente dal grande incisore veneto.
E torniamo a Roma, le “Mirabilia Urbis” secondo Luigi Rossini, qui raffigurato in un busto e nel ritratto fattogli dal figlio Filippo. Ecco l’antica Porta Salaria delle Mura Aureliane, demolita nel 1921 (la Villa che s’intravede sullo sfondo è Villa Patrizi, di cui resta solo il toponimo viario), un tratto dell’Acquedotto Vergine (presso Largo del Nazareno), il Portico d’Ottavia , la zona dell’Ara Coeli, un tratto del Tevere con la cloaca massima e, in alto il cosiddetto tempio di Vesta, piazza del Popolo prima dei rifacimenti del Valadier, con il convento degli agostiniani dove transitò Martin Lutero). Deliziosa, poi, la raffigurazione di piazza Navona con il mercato, così densa che quasi avverti rumori, voci, odori, e, importante come testimonianza storica, la basilica di San Paolo dopo il terribile incendio del 1823. Naturalmente sono in mostra anche i rami, che costituiscono il nerbo della collezione dell’Istituto (oltre ventimila, dal ‘500 ad oggi).
Né manca il Rossini viaggiatore che, oltre a recarsi fuori porta per documentare le bellezze laziali (vedi la cascata dell’Aniene a Tivoli), si spinge a Napoli e dintorni, nello spirito del Grand Tour (le vedute di Pompei, il paesaggio con Vesuvio). E il visitatore ne ricava l’immagine di un’epoca della memoria da custodire gelosamente e preservare nel tempo, perché qui sono le nostre radici.
“Luigi Rossini (1790-1857) incisore – Il viaggio segreto”
Istituto Nazionale per la Grafica. Museo dell’Istituto, via della Stamperia 6 (Fontana di Trevi) fino al 17 febbraio 2015. Lunedi-sabato h.10-19, ingresso libero.
Per informazioni 06.69980238 www.grafica.beniculturali.it
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