Pubblicato: 23 maggio 2015 di in News // 1 Commento
A Venezia
Tempo d’estate, desiderio di rilassarsi sulla spiaggia cullati da un venticello delizioso o di tuffarsi nelle fresche acque del mare !
Questi pensieri mi portano lontano nel tempo, quando esistevano le Repubbliche Marinare , con Venezia in testa che dominò per secoli il Mediterraneo con la sua flotta potente e con la sua attività commerciale per quasi mille anni.
In ricordo di ciò, a Venezia avveniva nel corso dei secoli una cerimonia chiamata lo Sposalizio del Mare, o festa della Sensa, nel giorno dell’ Ascensione.
Una festa simile avveniva anche a Cervia, in provincia di Ravenna, nello stesso giorno.
Dopo secoli di oblio totale le feste sono state ripristinate con grande soddisfazione non solo dei veneziani e dei cittadini di Cervia, ma anche di migliaia di turisti che arrivano da ogni dove per non perdersi lo spettacolo di sfilate in costume su imbarcazioni d’ogni genere, in un tripudio di luci e di colori.
La festa che si celebrava a Venezia nell’antichità è legata al ricordo di una strepitosa vittoria, al tempo del doge Pietro Orseolo, avvenuta nell’anno 997, che portò Venezia alla conquista della Dalmazia, e poiché la flotta partì il giorno dell’Ascensione, si spiega il motivo della celebrazione della ricorrenza proprio in quel giorno.
La celebrazione vuole anche sottolineare il ruolo dominante avuto dalla grande Repubblica marinara sul mare e la celebrazione rappresenta, quindi, anche una sorta di rinnovata investitura.
La festa fu sancita dal papa Alessandro III, dopo la vittoria sull’imperatore Federico Barbarossa, a cui aveva partecipato Venezia come alleata del papa.
Il papa, in segno di riconoscenza verso l’alleato, come premio offrì alla Serenissima la sovranità sul mare Adriatico e al doge un anello benedetto con cui rinnovare ogni anno il rito dello Sposalizio del Mare, a partire dall’anno 1177.
Questa antica festa, ripristinata, come detto, dai veneziani dopo secoli di oblio, ripete dunque il rito di una volta con i figuranti in costume antico.
Un corteo di imbarcazioni con in testa il Bucintoro , la nave del Doge, parte da San Marco in direzione del Lido ed il corteo si snoda lento ed ordinato col popolo festante assiepato sulle banchine.
Il momento culminante si ha quando il Doge, con gesto solenne, lancia in mare un anello d’oro pronunciando le famose parole:
“ Mare, Noi ti sposiamo in segno del nostro vero e perpetuo dominio “.
Segue poi la messa solenne con le due regate delle “ Caorline” e l’altra delle gondole a quattro remi con cui si conclude la cerimonia.
E siccome, come si sa, tutte le feste finiscono in gloria, al termine della solenne cerimonia dello storico sposalizio, la popolazione si riversa nelle piazzette e nelle calli per godersi la magnificenza della Venezia dei sontuosi palazzi impreziositi da merletti architettonici di sublime bellezza, ma anche per gustare le prelibatezze della cucina veneziana.
A CERVIA
Qui lo sposalizio viene chiamato anche festa della Sensia
Si tratta di una festa antica che si ripete da circa cinquecento anni e nasce da un fatto leggendario.
Il vescovo Pietro Barbo, veneziano, tornando un giorno in barca da Venezia con la sua corte, si trovò in mezzo ad una fortissima tempesta con il rischio di annegare.
Preso dal panico di annegare con tutto il suo seguito, levò ardente preghiera a Dio di scongiurare il pericolo e per dare forza alla supplica, si sfilò dal dito l’anello pastorale e lo lanciò in mare promettendo di ripetere ogni anno la stessa operazione.
La supplica fu accolta e la furia del mare si placò immediatamente permettendo a tutti di salvarsi.
Naturalmente il vescovo mantenne la promessa e dall’anno di grazia 1445 l’evento viene ricordato grazie anche al Barbo, veneziano di origine, vescovo e cardinale di Cervia a soli 23 anni, giovane e gioviale e amante delle feste, che ha voluto portare a Cervia la festa che già si celebrava da diversi secoli nella sua città natale.
Naturalmente, il matrimonio con il mare di Cervia non è simbolo di potenza o di dominio, come per Venezia, ma piuttosto di ringraziamento a Dio per i doni elargiti dal mare, come il pesce, il sale ed anche per i traffici marittimi con altri paesi.
La festa che, come detto, a Cervia prende il nome di Sensia, inizia come campagna del sale, di buon auspicio per la stagione balneare e per ogni cosa che possa interessare la città e la sua gente, tanto che il tradizionale e suggestivo rito è molto seguito ed una immensa folla festante vi partecipa assiepandosi sul molo, sulla spiaggia e sulle barche.
Il vescovo, il clero e le autorità cittadine aprono il corteo che parte dalla Cattedrale diretto al porto, accompagnati della banda musicale e da festanti gruppi folkloristici.
Giunti a destinazione, trovano decine e decine di barche pavesate a festa ad attenderli.
Le autorità salgono sulla più grande di queste barche e, se il mare è calmo, i natanti prendono il largo allontanandosi di mezzo chilometro per poi gettare l’ancora e formare tutte insieme un immenso cerchio.
Il vescovo, ammantato coi paramenti sacri, pastorale ed il prezioso anello, ripete la formula rituale:
“ Benedici, o Signore , tutto il mare Adriatico in cui i cervesi e quelli che hanno affari con essi, sono soliti navigare affinché in questo mare e in mezzo a loro sia sempre sanità, castità, vittoria, virtù ; benedici queste acque, le navi che le solcano, i remiganti, i nocchieri, gli uomini e le merci“.
Il vescovo poi asperge il mare con l’acqua benedetta e con gesto lento e solenne lancia l’anello d’oro, nella cui parte interna sono incisi il nome del vescovo di Cervia e l’anno.
Mo assistito due volte alla bellissima cerimonia e devo dire che ho provato una grande emozione per la bellezza dello spettacolo offerto dal corteo di barche, di gondole, di vaporetti strombazzanti e persino di gommoni.
Ho rischiato di finire in mare a causa della calca nei pressi di S. Marco, ma ne è valsa la pena.
Mo assistito due volte alla bellissima cerimonia e devo dire che ho provato una grande emozione per la bellezza dello spettacolo offerto dal corteo di barche, di gondole, di vaporetti strombazzanti e persino di gommoni.
Ho rischiato di finire in mare a causa della calca nei pressi di S. Marco, ma ne è valsa la pena.