Pubblicato: 10 settembre 2017 di Antonio Mazza in News // 0 Commenti
Una nebbia vischiosa che improvvisamente ti avvolge e senti le membra intorpidite e il buio che dilaga nella mente, perché ti penetra dentro e ti paralizza l’anima. Ed è come se da quella nebbia uscisse un altro te stesso, la tua parte negativa che hai sempre nascosto, ignorato o comunque tenuto a bada ed ora è lì a sfidarti in un duello mortale, perché la posta è il tuo io. Questa è la depressione, qualcosa che devasta i nervi ma anche il fisico, soprattutto se trasmuta in panico, l’annaspare nel vuoto, la perdita di senso della realtà: il buio, appunto, che t’invade senza scampo. Una malattia, la cui cronaca dolente è percorsa attimo per attimo da Katia Pietrobelli nel suo “Panico Amore e Allegoria”.
La causa scatenante è il compagno della protagonista, Mimosa, che la tradisce ma in realtà è solo un innesco per un malessere già latente ed ora impietosamente “en plein air”. Inizia così la lenta, inesorabile discesa agli inferi, lo straniamento da sé che Mimosa vive in un’alternarsi di vuoti dove ogni cosa appare lacerata dal Dubbio. E’ la sua esistenza stessa che s’incrina, i ritmi quotidiani scanditi da un’angoscia sottile che sfocia in improvvisi attacchi di panico. E questo, a sua volta, provoca la paralisi fisica e mentale, una sorta di fermo immagine di colore grigio, come l’angoscia. Mimosa ed il suo compagno sono entrambi attori di teatro ma mentre lui è tutto nei personaggi che interpreta, lei si nutre anche del suo quotidiano dove la richiesta (e il dono) d’amore è il perno portante.
Ecco, la dipendenza, il vivere di riflesso, errore che comporta una inevitabile perdita di autostima e, per compensare la falla nel proprio io relazionale, il bisogno urgente di sentirsi accettati. Altrimenti è solitudine, sentirsi superflui in un contesto sociale che in fondo privilegia il superfluo fingendo di ignorare quanto non sia finalizzato al consumo. Anche di qui scaturisce l’ansia e Mimosa, nel dialogo con il padre di Michelangelo, che le racconta della guerra e delle sue paure “reali”, non fantasmi della mente, trova un supporto per conviverci ed esorcizzarla. E capire che “siamo parte di un tutto e questo tutto ci rende partecipi di un mondo che vibra e ci fa vibrare tutti insieme. Ma questa risonanza collettiva non è nella coscienza di tutti”.
La sua guida spirituale le indica il cammino per fare il vuoto in sé e ritrovarsi, ovvero l’essenzialità oltre il caos interno-esterno che condiziona non solo lei ma un po’ tutti noi in questa fase storica di deriva morale e spirituale. E’ necessario recuperare una struttura simbolica di riferimento (Jung aveva ragione, l’uomo ha bisogno di simboli) e lavorare sul proprio vissuto. Mimosa si apre all’eros come possibilità di comunicazione, il linguaggio del corpo, la forma primaria, ma ne esce sconfitta (un aborto). La via del sé è un’altra e comporta una sorta di apnea spirituale per tornare alle fonti, lo sguardo fisso nel buio per liberarsi di ogni paura.
Uno psicodramma che per lei, attrice, è in fondo pane quotidiano ma qui tutto assume toni diversi: per uscire dalla nebbia bisogna vivere le sensazioni e non farsene vivere, come è stato finora. La solitudine -cercata, voluta, imposta- aiuta a spingersi verso il limite, operando una sintesi di ciò che è stato, nel rapporto conflittuale con i genitori trovando i germi della malattia, quel sé negativo che in lei è cresciuto fino a diventare un “parassita mentale”. E una volta raggiunta la consapevolezza, che implica responsabilità nel qui ed ora, aprirsi ad una sorta di compassione come armonia verso un mondo non più abitato da ombre.
Genesi di un’iniziazione spirituale quindi, narrata dalla Pietrobelli (attrice anche nella vita) con un linguaggio frammentario, a pause e strappi improvvisi, che ben rende l’interna nevrosi della protagonista. “Panico Amore e Allegoria” è sì un percorso individuale, di riscoperta del sé più profondo ma, ad analizzarlo da vicino, si avverte il suo acre sapore di metafora. Diciamo che è quasi (no, senza quasi) una parabola dei nostri tempi di totale confusione antropologica, dove restare lucidi è sempre più difficile.
“Panico Amore e Allegoria”, di Katia Pietrobelli, Hermatena Edizioni, pagg.145, euro 15. Il libro verrà presentato alla Libreria Cicerone, nel sottopasso di Largo Chigi, sabato 16 dicembre alle ore 19, con la voce narrante dell’attrice Marta Nuti e la partecipazione di Susanna Corvini al flauto. Conducono Matteo Belli e Mariangela Caiffa.
Scritto da: Antonio Mazzain data: 10 settembre 2017.il25 marzo 2018.
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