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L’Arte salvata

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                                                          L’Arte salvata

di Antonio Mazza

  L’Aula Ottagona, forse un frigidarium minore delle Terme di Diocleziano, nel secolo scorso usata prima come Planetario, grazie ad un potente proiettore Zeiss II, poi come cinema d’essai e, infine, restaurata, con al suo  interno sculture copie di arte greca. Uno spazio già in sé suggestivo, soprattutto per la sua particolare volumetria, che ora si arricchisce di un interessante progetto di musealizzazione “in transito”. Ovvero l’Aula quale contenitore temporaneo di materiale recuperato dagli scavi clandestini o restituito perché illegalmente finito all’estero, grazie all’instancabile attività del Comando Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale. Un’istituzione che opera dal 1969, all’avanguardia per le tecniche usate, tanto da essere presa a modello internazionale. E l’Arma, nelle persone di Teo Tuzzi, Comandante Generale, e Roberto Riccardi, Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, era ovviamente presente all’inaugurazione di questo benvenuto “Museo dell’Arte salvata”. Ha introdotto il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, parlando della spoliazione del patrimonio culturale come ferita alla nostra memoria storica, sottolineando l’importanza di questo nuovo spazio, come hanno fatto anche Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, e Stéphane Verger, Direttore del Museo Nazionale Romano.

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  Una serie di vetrine disposte a raggiera narrano di un mitico passato, soprattutto presenti i nostri “nonni”, gli Etruschi, con eccezionali reperti a partire dal VII secolo a.C., periodo orientalizzante, forse il più fertile dell’arte dei Rasenna.  Anfore, crateri, coppe, piatti, materiale ceramico vario, che in parte ho già ammirato nella Caserma La Marmora dove ha sede il Comando Operativo Carabinieri TPC e dove spesso vengono presentati alla stampa i sempre cospicui frutti delle indagini condotte a livello internazionale. Pezzi pregiati come un “pithos”, giara di produzione ceretana con la scena dell’accecamento di Polifemo, un’anforetta etrusca a figure nere con due guerrieri che si affrontano, una “olpe”, brocchetta di imitazione corinzia con fregi di animali, un “lekytos”, vaso a corpo allungato utilizzato per profumi di fabbricazione campana con scene di seduzione, un “lebes” apulo, cratere con scene di banchetto e il “kottabos”, gioco molto diffuso nell’area greca e italica, un piatto anch’esso di produzione apula con raffigurate scene di amazzonomachia, una splendida serie di antefisse di matrice etrusco-laziale, teste votive in terracotta del IV-III secolo a.C. quando la cultura etrusca era vicina al suo tramonto, con la caduta di Veio, 396 a.C., che segnò l’inizio della dominazione romana.

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  Ma tanto, vario e di estrema bellezza è il materiale esposto che, come già detto, resterà visibile per qualche mese, cedendo poi il posto ad altri preziosi reperti recuperati in giro per il mondo. Non per tutti, purtroppo, come già quelli presenti in mostra, sarà possibile una contestualizzazione, soprattutto per quanto riguarda gli scavi clandestini. E’ questo il danno maggiore provocato dai tombaroli, che, depauperando in maniera indiscriminata un territorio delle sue antiche testimonianze, impediscono poi quei collegamenti, come influenze stilistiche o altro, cari agli archeologi per storicizzare un reperto. Naturalmente il discorso è più ampio e riguarda tutto il nostro patrimonio artistico-culturale, non solo quello legato alla dimensione archeologica, ma pinacoteche, chiese, monumenti isolati, collezioni pubbliche e private, dove interviene il Comando carabinieri TPC in osservanza dell’articolo 9 della Costituzione (“La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”). Qui nella Sala Ottagona, parte del Polo Museale Romano, lo spazio è riservato all’archeologia, con una densa sintesi del periodo pre romano, dove era un crogiuolo di etnie e culture diverse. Un omaggio al nostro meraviglioso passato, a quanto ci hanno lasciato generazioni il cui ricordo stempera nel Mito. Ma anche e soprattutto al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, custode ufficiale delle nostre radici e della nostra memoria.

Quattro antefisse a testa femminile di produzione etrusco-laziale. Inizio V° sec. A.C._InPixio

  Perché un popolo senza passato è un popolo senza futuro.

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“Museo dell’Arte Salvata”, Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, Via Giuseppe Romita 8, fino al 15 ottobre, da martedì a domenica h.11-18, biglietto euro 8, ridotto 2, e 12, ridotto 8 se combinato con tutte le sedi del Museo Nazionale Romano. Per informazioni 06.684851 e museonazionaleromano.beniculturali.it

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