L’anima dell’Europa
Grecia e Italia, due paesi legati da qualcosa che viene da lontano, da un tempo remoto di migrazioni e commerci, il Mediterraneo come culla di un mondo in gestazione. Ed è la civiltà classica, la nostra memoria che non dobbiamo dimenticare, perché in essa sono i semi della democrazia, una pianta che oggi rischia seriamente di ammalarsi (e i segnali sono sparsi un po’ dovunque). E dunque la mostra in corso al Palazzo del Quirinale, “Classicità ed Europa”, ha una forte valenza simbolica, anche in quanto Italia e Grecia si alternano alla presidenza del Consiglio dell’Unione Europea (la prima da gennaio a giugno, la seconda da luglio a dicembre).
La cultura classica come radici del Vecchio Continente, la sua immagine proiettata nella Storia e, diciamo così, riassunta in venticinque opere provenienti da musei italiani e greci. Non sono molte e tuttavia risultano più che esaustive nel loro narrare il corso degli eventi, ognuna di esse rappresentando una fase di quella lunga (e, per certi versi, ancora non terminata) gestazione della coscienza europea. Così le statue che accolgono all’ingresso il visitatore, il magnifico “Gruppo dei Tirannicidi”, quando nell’Ellade antica avvenne il trapasso alla democrazia, sancita poi da Pericle nel 431 a.C. Ma il cammino è complesso e si inizia da lontano, in èra arcaica, con testimonianze dell’arte cicladica (una “Statuetta femminile”, che probabilmente evoca il tema della “Magna Mater”).
Scambi con le coste italiche c’erano già in epoca minoica e micenea, quando comincia a svilupparsi la scrittura (interessante una tavoletta in lineare B), poi, nell’VIII secolo a.C. iniziò la colonizzazione. Ed è un periodo fertile per le arti, sia in patria che nella Magna Grecia, come risulta dalla fascinosa ”Kore” che reca ancora tracce di colore o il maestoso “Acrolito Ludovisi” o, soprattutto, lo splendido “Cratere di Eufronio”, a figure rosse, opera concettuale (da un lato giovani ateniesi che si preparano alla guerra, dall’altro la morte di Sarpedonte, rappresentata con forte realismo. Come a dire l’assurdità della guerra in sé, quando la posta è solo la morte). Da citare, anche se più tardo, il “Busto di Pirro”, di notevole realismo.
Ma altri lavori s’impongono per la loro bellezza, quali la “Testa del filosofo” e la “Statua di giovane”, entrambe in bronzo, con un tocco di malinconia nell’espressione quest’ultima, quasi a rappresentare la fugacità della vita. E il percorso prosegue con il retaggio storico-culturale del mondo antico passato ai bizantini prima ed alla chiesa cattolica poi. Ma non senza violenza e qui compare un prezioso documento del periodo degli imperatori iconoclasti (Leone III Isaurico e Costantino V Copronimo, VIII secolo d.C.). E’ il “Codex Purpureus Rossanensis”, portato in Calabria dai monaci basiliani che sfuggivano alle persecuzioni, fondando comunità eremitiche nell’Italia del Sud (le “laure”). Assolutamente splendido, oltre che unico, essendo uno dei pochissimi testi in pergamena scampati al fanatismo iconoclasta.
Una dolce Madonna bizantina (“La Vergine della tenerezza”) introduce ad epoche più recenti, dove si è voluto porre la pittura quale protagonista. El Greco, con un vigoroso San Pietro che ben poco ha dello stile macerato tipico del Theotokopoulos (vedi la produzione toledana). Poi il nostro Caravaggio, un sanguigno “San Giovanni Battista”, e Mattia Preti, il Cavalier Calabrese, che restò influenzato da lui e da un altro grande, Luca Giordano, dando inizio alla gloriosa Scuola Napoletana. E avanti nel tempo, greci e italiani, fra i quali spicca Guido Cadorin, con “Le tabacchine”, dai sapori espressionisti. E il percorso si conclude, cinque millenni di cultura mediterranea racchiusi in una serie di piccoli e grandi capolavori il cui significato si può a sua volta sintetizzare in un celebre marmo ateniese, la “Atena Pensosa”. E sta lì a rappresentare, simbolicamente, l’Europa di oggi, innanzi ad un futuro ancora incerto: tutto da inventare, per il bene comune.
“Classicità ed Europa – Il destino della Grecia e dell’Italia”, nella Sala della Rampa e Sale delle Bandiere al Quirinale, fino al 15 luglio. Dal martedì al sabato h.10-13 e 15,30-18,30, domenica h.8,30-12. Per informazioni 06.3225380 e www.quirinale.it
Inserire un commento