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La Via Lauretana

20151220  “E’ un villaggio chiuso da mura e fortificato contro le incursioni dei Turchi”, scriveva Montaigne nel suo “Voyage en Italie” entrando a Loreto, cittadina-santuario dello Stato Pontificio (ma all’epoca, 1581, il santuario era “una misera vecchissima casetta di mattoni più lunga che larga”). E, due secoli dopo, Montesquieu, scrive nel suo diario di viaggio che “Loreto è una piccola città che può avere 2 o 3000 abitanti e vive della devozione degli stranieri”. Vero, la fama del luogo santo, dove, secondo la tradizione, gli angeli avevano trasportato la casa di Maria da Nazareth fino alle Marche, deponendola sul colle recanatese chiamato “lauretum”. Qui, progressivamente, venne edificato il santuario in onore della Mater Misericordiae, che divenne un centro di pellegrinaggio nonché tappa del Grand Tour.

  I lavori iniziarono nel 1468 e si conclusero sotto il pontificato di Sisto V, che, con sua bolla, concedeva privilegi a quanti intendevano edificare nella città di Loreto. Il santuario sorse in forme gotico-rinascimentali e vi parteciparono nomi illustri, architetti come Baccio Pontelli, Bramante, Giuliano e Antonio da Sangallo, scultori come Andrea Sansovino e Giovanni Battista Della Porta, pittori come Melozzo da Forlì, Luca Signorelli, Federico Zuccari. Un tripudio d’arte cui fungeva da splendido corollario la Sala del Tesoro, voluta da Clemente VIII Aldobrandini, che ospita opere notevoli, in particolare Lorenzo Lotto, che qui si fece oblato donando tutti suoi beni. E di questo magnifico pittore si possono ammirare alcune opere nella mostra organizzata dal Pio Sodalizio dei Piceni e la Delegazione Pontificia della Santa Casa di Loreto nel complesso monumentale di San Salvatore in Lauro.20151220_122610

  Ma non solo Lotto perché “Via Lauretana, via della Misericordia” oltre ad opere di altri pittori non meno interessanti, presenta anche un settore di arte contemporanea sul tema della Mater Misericordiae ed una notevole raccolta cartografica e di oggetti relativi al viaggio verso Loreto, allora fatto in diligenza  (“Il viaggio da Roma a Loreto, percorso da noi compiuto in quattro giorni e mezzo, mi costò sei scudi di moneta per ogni cavallo”, scrive Montaigne). E, subito, il visitatore è accolto da una dolcissima “Madonna adorante il Bambino”, di Lorenzo Lotto, la cui aura di serena contemplazione si ritrova nella “Adorazione dei Magi”. Qui però meno incisiva e più sfumata, trattandosi di una delle ultime opere del maestro, ormai  stanco e malato. E, forse, è lui prostrato ai piedi di Gesù, il suo pio autoritratto di una composizione comunque di buona fattura (si avverte, come nella Madonna, la matrice veneta) ed anche simbolica (i Magi hanno deposto le loro spade riconoscendo così la santità del Bambino).

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Interessante la “Pentecoste”, attribuita a Giuseppe Belli, con i due piani che dialogano fra loro e, di mezzo, il fuoco celeste, opera tutta in orizzontale, al contrario di “Madonna di Loreto con San Ciriaco e San Marcellino”, di Pietro Angeletti, Accademico di San Luca, sviluppato tutto in verticale. Il tema della traslazione è esaltato da un acceso impasto cromatico, quale si può riscontrare anche in “Madonna di Loreto”, del Cavalier D’Arpino, nella dalmatica che ricopre Maria, raffigurata nella classica iconografia lauretana, con impressa una dettagliata carta geografica del ferrarese. Più cupa, invece, anche per il supporto usato, “Madonna di Loreto e Carlo Contarini”, suggestiva allegoria di Santo Creara. Ma il pezzo più intrigante è senz’altro “Storia della traslazione della Santa Casa”, di Joseph Heintz il Giovane. Vi si narra del miracoloso viaggio in quattro momenti di forte intensità drammatica, dove sia il colore che le figure evidenziano l’influsso della pittura nordica, in particolare la parte sinistra del quadro, dal sapore fiammingo.

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  Nella stanza che segue l’arte del presente dà la sua interpretazione lauretana e qui da notare “Mater Misericordiae”, terracotta di Paola Ceccarelli, simbolico monolite che esprime tutta la tensione umana verso l’alto, dove veglia Maria con in braccio il Bambino. E da notare anche “Sancta Mater Domus”, di Davide Frisoni, la cui positura non può non far pensare alla “Madonna dei pellegrini”, del Caravaggio. E dopo si torna al passato, con le carte che descrivono la traslazione della Casa e la città di Loreto (in particolare Jacopo Lauro e Jean Boisseau) e quelle topografiche dello stato pontificio con il percorso lauretano e le stazioni di posta (da notare, quale comun denominatore delle mappe, i gruppi  di viandanti aggrediti e, sullo sfondo, la Madonna di Loreto, che ha pacificato la zona). 20151220_122659E qui sono tante le curiosità da ammirare, dai contratti per il viaggio in diligenza agli oggetti da portare con sé. Dal cofanetto in radica di noce con il vano segreto porta gioielli , alla farmacia portatile e dal necessaire da cucito all’altarino da viaggio, né manca la famosa cornetta da postiglione, fino ad un singolare “water da viaggio”.

  In conclusione una mostra senz’altro da vedere, “La Via Lauretana, via della Misericordia” essendo in piena sintonia con il clima giubilare. Il santuario quale uno dei tanti percorsi sacri che solcano l’Italia (la Francigena, il Cammino di San Francesco, il cammino di San Benedetto, i Sacri Monti, la Via degli Abati, la Via Micaelica). E Loreto luogo di devozione, la “Mater Misericordiae” centro irradiante di vita come traspare nella solarità delle “Litanie Lauretane”, che il giovane Mozart compose dopo il suo primo viaggio in Italia.

    “Via Lauretana, via della Misericordia” al complesso monumentale di San Salvatore in Lauro.
 fino al 16 marzo 2016, da lunedì a sabato h.10-12 e 16-19, ingresso libero.
Segnalo il bel catalogo della Cigno edizioni, particolarmente accurato. 

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1 Commentoa“La Via Lauretana”

  1. ALFREDO bORGHINI // 20 dicembre 2015 a 23:12 // Rispondi

    La via della Misericordia, la via Sacra, oggi via della Lungara, la prima basilica dedicata ai Santi Pietro e Paolo a metà IIIsecolo d.C. ad Ostia, forse nella zona dell’attuale Tor Boacciana. Hanno fatto di questa “nostra”, scritto con orgoglio, città il centro del Mondo allora e sempre. perciò chi non conosce nulla o pochissimo della sua grande storia dovrebbe essere scolaro delle mura e delle pietre che ancora oggi ci parlano se le guardiamo con occhio attento.
    Con l’amico Antonio Mazza forse un giorno faremmo tìun tète a tète per i vicoli di Roma rileggendo iunsieme fiabe e grande storia che convivono senza mai intralciarsi

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