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La Santa Russia

01. L'Icona russa  La Rus’, la mitica Russia delle origini, la Russia contadina dove il monachesimo era quasi una regola e nei cenobi maturava quel clima di mistica contemplazione che troverà poi forma e linguaggio nelle icone. Scuole diverse e grandi maestri, come Andrej Rublev, che in esse coniugavano felicemente religiosità e spirito caritatevole, come era costume generale. Icone care alla devozione popolare, la cui iniziale matrice bizantina, legata ad una sorta di archetipo stilistico, si aprì a nuove soluzioni narrative verso la fine del XVII secolo, durante il regno di Pietro il Grande. La cultura europea, soprattutto quella italiana, penetrò in Russia (furono architetti italiani, su incarico dello zar, a progettare San Pietroburgo) e le icone, pur restando vincolate alla Tradizione, offrirono aspetti nuovi e inediti, come risulta da “L’icona russa: preghiera e misericordia”, in corso a Palazzo Braschi.

  In effetti è questa la sensazione che trasmette “Madre di Dio, Gioia di tutti gli afflitti”, con la Madonna in piedi che accoglie sotto il suo manto i poveri ed i bisognosi, così simile alle nostre barocche “Mater Misericordiae”. O “Resurrezione di Cristo con feste”, il Salvatore al centro e, intorno, i riquadri con la sua vita, una composizione che ricorda molto quella dei Misteri del Rosario

10. L'Icona russa

E si può continuare, la “Dormitio Virginis”, ad esempio, con il suo affollamento di figure distribuite su vari piani, ed in questa opera, come in quelle già citate, siamo ben lontani dalla ieratica fissità intrinseca alle icone. E allora è spontaneo pensare a quelle presenti nelle chiese ortodosse greche, l’una che si conferma nell’altra fino a formare come un “unicum” meditativo.  Ed ecco il punto, l’icona più che il piacere estetico, come avviene per noi con la pittura sacra, deve sollecitare il lato devozionale, puramente religioso. La contemplazione, appunto, che comunque è qui presente anche in icone (vedi sopra) che risentono di stilèmi occidentali. La Tradizione anzi si sposa bene con il nuovo e lo constatiamo osservando nei particolari le 36 opere esposte che coprono quasi due secoli (fine XVII e XVIII secolo). Così “Trasfigurazione”, il Cristo sul Tabor accanto ai profeti dell’Antico testamento e, in basso, i discepoli presi di spavento, che rimanda a modelli nordici. Decisamente influenzato dal barocco italiano è invece il “Venerato Nil di Stolobnyj, con veduta dell’eremo dell’Epifania”, soprattutto la parte superiore con il riquadro retto dagli angeli. E che dire dell’inusuale (per un’icona) dinamismo delle figure angeliche in “La SS.Trinità (o l’Ospitalità di Abramo)”?

03. L'Icona russa

  Nel pieno àmbito della Tradizione le due versioni della Madre di Dio Odigitria (Colei che conduce), quella di Tivchvin, quasi stilizzata, e l’altra, di Suja, con santi ai lati, più densa, anche cromaticamente (una chiesa dedicata alla Odigitria è a Roma, in via del Tritone). E, naturalmente, il Cristo Pantocratore (Onnipotente), di derivazione bizantina, qui nella positura classica a mezzo busto, benedicente, e assiso sul trono, con il Libro aperto (e quest’ultima ha un sapore decisamente barocco). Ma ogni immagine merita una lettura attenta, perché reca i segni di una religiosità che ha in sé una forte componente di “pietas” popolare. Un sentire collettivo racchiuso e come sintetizzato nella narrazione iconica talora ingenua ma sincera perché in essa si esprime la profonda anima russa (emblematico, in questo senso, “Venerato Sergej di Radonez con scene di vita”, di squisita fattura). E mi vengono in mente i versi di un grande poeta, Sergej Esenin: “Russia, mio dolcissimo paese,/ le capanne sono immagini d’oro…/ nel tuo azzurro che succhia gli occhi/ non si vede principio né fine”.

“L’icona russa: preghiera e misericordia”, mostra organizzata a Palazzo Braschi per celebrare il 25° anniversario della nascita di relazioni ufficiali fra la Federazione Russa e il Sovrano Militare Ordine di Malta. Da martedì a domenica h.10-19, per visitare la mostra è necessario il biglietto di ingresso al Museo di Palazzo Braschi. Per informazioni 060608 e www.museidiroma.it, www.mondomostre.it e www.museiincomune.it . Da citare infine il bellissimo catalogo realizzato in occasione della mostra. Fino al 3 dicembre.

 

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