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La poesia come riscatto

Forse mai come in questa fase storica, che tutti percepiamo come la transizione verso qualcosa di indefinito, un futuro senza dubbio diverso e tuttavia è il “come” che crea angoscia e dubbio; mai come in questa contingenza, dicevo, si è rivelata ed affermata l’importanza della poesia. Ovvero quella musica sottile che penetra fra le immagini che compongono la nostra vita e ce le restituisce in una trasparenza di parole e di suoni dove ognuno può rinfrescare la propria anima. E’ il termine giusto, un’oasi nella quale sostare in pace e sfuggire alle angosce del quotidiano, oggi amplificate da una pandemia ancora lungi dall’essere debellata. La poesia come un valore esistenziale ed è interessante osservare come in questo settore siano in aumento le piccole case editrici. Ne risulta così una diffusione capillare del logos lirico e ben venga, allora, un testo che celebra l’incontro e il dialogo fra poesia e critica: “Tra le crepe della vita”, di Cinzia Baldazzi e Andrea Lepone.

L’una ben nota per il suo impegno sul campo, con reading, caffè letterari e importanti contributi di tipo esegetico (vedi il suo frequentatissimo “lamemoriadiadriano.blogspot.com”), nonché “Labore Civitatis”, il giusto Riconoscimento alla Carriera; l’altro giornalista pubblicista che si è cimentato anche nel teatro e, nel 2019, ha varato il progetto “Poesia Gourmet Itinerante”. Un successo poi interrotto dal Covid ma che non gli ha tolto la voglia di proseguire nel suo percorso poetico. Ed è un viaggio dove sul filo di una sottile malinconia vengono (ri)vissute le contraddizioni di un presente incerto che sedimenta nelle parole creando come un’attesa di riscatto: personale e collettivo. E, in parallelo, gli interventi critici che impreziosiscono il contesto generale.

Venti poesie di Lepore e altrettante glosse della Baldazzi, una sorta di canto-controcanto di particolare valenza al contempo emotiva e razionale, il verso rispecchiandosi nella nota critica e viceversa. Come un rincorrersi sul filo di un non detto che, già intrinseco alla poesia, quel suo cogliere il transeunte, si affina maggiormente nello scavo esegetico. Così, ad esempio, in “Decadi”, che apre la raccolta, “Ascolto il silenzio, vivo il tempo/ occhi grigi, forse ciechi, osservano/ lo scorrere di queste decadi inumane”. Qui Cinzia si richiama a Wittgenstein per inquadrare il meccanismo compositivo, la struttura e il suo “altro”, quel misterioso e risplendente fiume carsico che sempre scorre all’interno del corpus poetico.

E, naturalmente, in perfetta simmetria, l’indagine semiologica, il fascinoso peregrinare fra significante e significato, che Cinzia compie in un’accezione squisitamente barthesiana. Il rapporto stretto fra la parola e il momento storico, quindi il dato emotivo poi analizzato con riferimenti al quotidiano, come, in maniera più che esplicita, in “Soliloquio”. “…la periferia, i negozi chiusi,/ i lucchetti, le transenne, il mormorìo dei pensionati/ al tavolo da gioco, una briscola, un’imprecazione”. L’attimo cristallizzato che racchiude in sé una coralità di cose e persone, quasi (anzi, senza quasi) l’immagine speculare di quel senso di sospensione umana e sociale dovuto ad oltre un anno di pandemia.

“Il dragone della discordia è disceso sulla Terra” e “Venti di tristezza soffiano/ sulla gioventù smarrita, offuscata”, poiché tutto appare opaco e incerto. “Il capo chino, le mani giunte,/ sono alla ricerca delle grandi risposte”, così in “Metamorfosi spirituale”, il momento poetico più intenso della raccolta, la cui implicita angoscia ontologica che però è anche ricerca, spinge Cinzia a ad un complesso e fascinoso excursus esegetico che spazia da Kierkegaard a Kafka, per approdare a Sant’Agostino. Canto e controcanto, come dicevo all’inizio, in una colorita fusione di generi dove davvero la parola rivela il suo doppio nascosto (significante-significato, appunto). E se non è qui possibile citare tutti i venti capitoli del viaggio di Andrea Lepone, viaggio fra le crepe della vita, come dice il titolo, la ricerca di un assoluto appena intravisto (“Ti sfioro in controluce, sotto una cascata di sogni”), pure la si può riassumere in quel grido lanciato nel cielo e che ci coinvolge tutti: “Un giorno, impareremo a parlare la lingua degli angeli”.

“Tra le crepe della vita”, Un viaggio tra poesia e critica, di Cinzia Baldazzi e Andrea Lepone, Bertoni editore, pagg.110, euro 14,00

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