La nuova stagione della Filarmonica Romana
Segnatevi la data, giovedì 22 ottobre, inizio tutto particolare con la “Carmen” di Georges Bizet, al Teatro Olimpico. Particolare perché riletta da Mario Tronco e dalla sua ormai celebre Orchestra di Piazza Vittorio, gruppo multietnico di musisicisti, cantanti, attori e ballerini. Sarà quindi una serata davvero speciale, all’insegna della pluralità espressiva che scaturisce appunto dalla “diversità” intrinseca al gruppo. Una colorita alternanza di ritmi, blues, flamenco, reggae, tango, tecno, suggestioni arabe, africane, indiane e, naturalmente, epos lirico per uno spettacolo che, pur rispettando la partitura ottocentesca di Bizet, ne dà una versione assolutamente originale e quanto mai godibile (h.21).
Gli appuntamenti in programma, distribuiti fra Teatro Olimpico, Teatro Argentina e Sala Casella, sono una trentina, tutti di un buon livello, come d’altronde è nella tradizione della Filarmonica. Infatti, scorrendo la “vetrina”, incontriamo subito una interessante compositrice nipponica, Misato Mochizuki, la cui musica, misto di occidente e oriente, funge da colonna sonora a “Il filo bianco della cascata” (1930), di Kenji Mizoguchi che, insieme a Yasujiro Ozu, è uno dei maestri del cinema giapponese (di lui ricordo in particolare “La vita di O-Haru donna galante” e “Racconti della luna pallida d’agosto”). Serata imperdibile soprattutto per i cinefili (Sala Casella 5 novembre h.20,30).
E proseguiamo curiosando fra i tre poli della stagione, senza rispettare l’ordine cronologico. Ed ecco di nuovo l’Orchestra di Piazza Vittorio in “Credo”, oratorio interreligioso su libretto del sacerdote e poeta portoghese José Tolentino Mendonca, in pieno spirito giubilare, anche nell’assemblaggio delle musiche (da Rossini ai Sufi: Teatro Olimpico, 17 dicembre h.21). E, restando in un’ottica religiosa, non si possono non menzionare due capolavori, lo “Stabat Mater”, opera sublime di Giovanni Battista Pergolesi, nella densa interpretazione del Concerto Italiano diretto da Rinaldo Alessandrini (Sara Mingardo contralto e Silvia Frigato soprano) e una vera “chicca”, in quanto prima interpretazione assoluta, “San Giovanni Battista”, oratorio di Alessandro Stradella magnificamente dall’ensemble Concerto Romano diretto da Alessandro Quarta, ormai specializzato nel repertorio antico, soprattutto il 600 romano, vedi la “Giuditta” di scarlatti (in programma entrambi al Teatro Argentina rispettivamente il 10 marzo h.21,15 e il 7 aprile, stessa ora).
Andiamo ora più sul “laico” con un famoso testo di Jean Cocteau, opera-monologo qui nella versione pianistica di Francis Pulenc, “La voix humaine”, Andrea Rebaudengo piano e Cristina Zavalloni voce (e musiche di Erik Satie, Teatro Argentina 10 marzo h.21,15). E restiamo in tema con George Sand “Uomo” e libertà che l’Astra Roma Ballet, con la coregrafia di Sabrina Massignani, interpreta al Teatro Olimpico nell’àmbito del Festival Internazionale della Danza di Roma (29 aprile h.21). E qui va in scena “Turandot, principessa falena”, su musiche di Puccini, un interessante esperimento di opera family, che, dal palcoscenico, si estende in platea, coinvolgendo genitori e ragazzi (16 maggio h.20). E, senza bisogno di presentazioni, l’Aterballetto, compagnia di riferimento per la danza contemporanea in Italia, la cui performance poggia sulle robuste spalle di tre coreografi di successo, Jiri Kylian, Andonis Foniadakis e Philippe Krantz (24 e 25 maggio, h.21).
Continuiamo a vagabondare all’interno del programma, puntando sui Momix e il loro “Opus Cactus”, sorta di fantasmagorica rappresentazione dal sapore quasi rituale, una complessa cerimonia iniziatica scaturita dall’estro dionisiaco di Moses Pendleton che non potrà non affascinare gli spettatori. Come sempre, quando sono di scena i Momix (al Teatro Olimpico, 9 febbraio h.21, con repliche fino al 21 febbraio). E ancora estrosità con “Stravaganze armoniche”, all’insegna del barocco in musica (Vivaldi, Bach ed il meno noto Bonporti, importante per le sue innovazioni linguistiche in merito alla sonata per violino), con l’ensemble L’estravagante che impiega strumenti originali (Teatro Argentina, 21 gennaio h.21,15).
E, ancora, “La bella addormentata”, di Piotr Ciajkovsij, interpretato dal celebre balletto di Mosca “La Classique”, con l’elegante coreografia di Marius Petipa (Teatro Olimpico, 7 gennaio h.21, con repliche il 9 e 10); “From Broadway With Love”, con The Jazz Connection Sextet, che rievoca il periodo aureo della canzone americana e del musical, i grandi capolavori fra gli anni ’20 e i ’40, Cole Porter, George Gershwin, Irving Berlin (Sala Casella, 28 gennaio, h.20,30); “Schumann 1842”, nell’interpretazione del Quartetto Modigliani, Beatrice Rana al piano, le opere di un anno ancora fertile ma alla vigilia di quel male oscuro che lentamente minerà l’ancor giovane musicista sassone che morirà a soli 46 anni (Teatro Argentina, 17 marzo h.21,15). E altro ci sarebbe da segnalare, ma occorrerebbe troppo spazio, perché tutti gli appuntamenti sono di qualità, per cui invito i lettori a visitare il sito della Filarmonica.
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