Si avvia ai due secoli dalla nascita l’Accademia Filarmonica Romana, che un gruppo di nobili appassionati di musica fondò il 4 dicembre 1821, divenendo in breve tempo una delle istituzioni più prestigiose della Roma papalina. La sede è nella cinquecentesca Casina Vagnuzzi, in via Flaminia, una deliziosa palazzina impreziosita non solo dagli affreschi ma dal Bosco Filarmonico, splendida e rigogliosa macchia di verde che rende il tutto un luogo incantato. E qui, come sempre, nella Sala Casella, è stato presentato il programma della stagione 2014-2015, un cartellone che presenta molte situazioni di notevole interesse, distribuite fra musica, danza e teatro visivo.
E cominciamo subito alla grande, con Uto Ughi che inaugura la stagione il 23 ottobre al Teatro Olimpico, con un omaggio ad Adriana Panni, indimenticabile presidente ed animatrice della Filarmonica dal 1973 (e la Partita n.2 in re minore del sommo Bach è in perfetta sintonia). Inizia poi a snodarsi il calendario degli appuntamenti, molti dei quali all’insegna della novità assoluta, con nomi di rilievo nel panorama internazionale. Come la clavicembalista Blandine Rannou, che in “Focus Rameau” interpreta l’integrale delle “Nouvelles Suites de pièces de clavecin” del grande musicista francese del quale ricorre il 250° della morte (vedi la mia recensione de “Les Indes Galantes”). Imperdibile, alla Sala Casella il 30 ottobre, ore 20,30.
Dagli aromi rococò ai turgori barocchi di “La Santissima Trinità”, oratorio a cinque voci e strumenti eseguito da I Turchini diretti da Antonio Florio, un ensemble specializzato nel repertorio musicale del ‘600-‘700 napoletano, tutto da esplorare (Olimpico, 13 novembre). Ma anche l’Urbe non è da meno, con l’ottimo Concerto Romano (da me recensito: “Sacred music for the poor”) che indaga nello stesso periodo, peraltro ricchissimo (le “Laudi” alla Vallicella, che preludono alla nascita dell’oratorio). Alessandro Quarta dirige l’ensemble ne “La Giuditta”, di Alessandro Scarlatti, su libretto di Antonio Ottoboni, il padre del cardinale Pietro, poi divenuto papa Alessandro VIII (Olimpico, 18 dicembre).
Continuando a curiosare nella ben arredata vetrina della Filarmonica segnalo il pianista uzbeko Behzod Abduraimov, giovane ma già affermato, con le splendide Ballate di Chopin (Olimpico, 20 novembre), due grandi violoncellisti, Sol Gabetta e Mischa Maisky, entrambi al Teatro Argentina, rispettivamente il 27 novembre ed il 15 gennaio). Da non mancare anche l’appuntamento all’Argentina il 5 marzo con Trevor Pinnock ed il suo trio, un magnifico programma tutto barocco (Buxtehude, Bach, Telemann). E poi il grande Franz Schubert nel suo ultimo anno di vita, quando scrisse alcuni capolavori riproposti dal Quartetto Guadagnini (Argentina 5 febbraio, Sandro Cappelletto voce narrante), l’omaggio a Roman Vlad in coproduzione con Nuova Consonanza (Sala Casella, 30 novembre), “Milo, maya e il giro per il mondo”, un’opera musicale per tutta la famiglia, dove la musica svolge una funzione didattica in senso squisitamente ecologico, di qualità della vita (Olimpico, 24 marzo), “Il vestito di Marlene”, intrigante contaminazione di danza e rock con i Marlene Kuntz e i Mvula Sungani Company (Olimpico, 1 e 2 aprile). Interessante anche “Il ritorno di Casanova” , concerto a tre voci di Federico Tiezzi tratto dall’omonimo racconto di Arthur Schnitzler, scrittore austriaco fra i più significativi della cultura mitteleuropea primo ‘900 (Argentina, 20 aprile).
E poi, naturalmente, ci sono i grandi (ed attesi) ritorni, a cominciare dai Momix di Moses pendleton, in “Alchemy”, ballo ed illusione in chiave alchemica, dove tutto si compone e scompone in un gioco di rifrazioni che si sovrappongono con un ritmo quasi onirico (olimpico dal 18 al 30 novembre), la Compagnia di Miguel Angel Berna in “Mediterraneo”, dove movimento e “melos” attingono a quel melting polt che è il bacino mediterraneo, culla di culture (Olimpico, dal 2 al 7 dicembre), l’Aterballetto in “Don Quixote de la Mancha” e “Rossini Cards”, il genere picaresco al confronto con il vitalismo rossiniano (Olimpico, 5 e 6 maggio), i mitici Mummenschanz in “Les musiciens du silence”, che diventa una sorta di stralunata metafora della società dei consumi, poiché le storie son costruite con materiale di scarto (Olimpico, dall’( al 17 maggio).
Questo è solo un assaggio del programma ben più folto decentrato fra Teatro Olimpico, Argentina e Sala Casella. Al tutto è da aggiungere, come corollario, il concerto dei vincitori del XXIII concorso di esecuzione musicale, i Nuovi Talenti, che la Filarmonica propone per il secondo anno in collaborazione con la Società Umanitaria (si esibiranno nella Sala Casella) e la II edizione del Festival “Un organo per Roma”, sette concerti ad ingresso gratuito nella Sala Accademica del Conservatorio di Santa Cecilia. Ed è tutto, esorcizziamo la crisi con la musica.
Inserire un commento