“Ne guaglio’, chisto è nu babà!”. Le mie radici partenopee balzano fuori spontanee, quasi per riflesso condizionato, innanzi a questa piccola-grande meraviglia napoletana che ha suscitato l’ammirazione internazionale.
Sì, perché la stazione di Toledo è un capolavoro d’arte, considerata dalla CNN come “la più sorprendente del mondo” e omaggiata dal “Daily Telegraph” con un ampio servizio fotografico. E in effetti è vero, questa di Toledo è una delle fermate più belle se non la più bella in assoluto della sorprendente metropolitana di Napoli.
Scendi e resti incantato dal grande mosaico che riveste le pareti ed il soffitto dove l’alternarsi ed il fondersi di tessere bianche ed azzurre crea un effetto d’acquario, con la colonna al centro che sembra uno zampillo di fontana e poi il vorticoso buco centrale in alto (e lo sguardo si perde nell’azzurrità). Suggestivo, un capolavoro firmato da Bob Wilson, solo uno dei cento artisti che, con loro duecento opere, hanno reso celebre in tutto il mondo la metropolitana partenopea.
Infatti si organizzano tour guidati e i turisti sono tanti, in testa i giapponesi che fotografano ogni particolare ed hanno ragione, perché qui ogni angolo merita attenzione.A me quei giochi di luce-colore fanno venire in mente il “pointillisme”, il Divisionismo francese, in particolare la pittura di Paul Signac, vista l’anno scorso in una mostra al Vittoriano. Ma Toledo è solo una delle primizie di quel museo diffuso che è la metro cittadina, perché tutte le stazioni sono abbellite da opere d’arte del nostro tempo, alle quali fanno spesso da controcanto opere d’arte del passato, dai resti della Neapolis greca alle mura aragonesi.
E lo stratificarsi della storia sarà leggibile nella costruenda stazione nei pressi del Maschio Angioino, un palinsesto che contiene di tutto, città greca, resti di navi antiche, il molo angioino, le torri aragonesi e questo è l’archeo-metro di piazza Municipio, che verrà inaugurato a dicembre. Dicevo delle altre tappe di questa eccezionale ferrovia sotterranea. Per esempio la fermata della stazione centrale, con una ragnatela di tubi come tettoia e, all’interno, il geometrico intersecarsi delle scale mobili e una sfiziosa opera di Pistoletto che coinvolge lo spettatore, oppure quella del Museo, con la riproduzione dell’Ercole Farnese, le installazioni alle IV Giornate e a Vanvitelli, il collage fotografico di Oliviero Toscani all’uscita di Montecalvario.
Ma è tutto un elenco di opere notevoli, firmate da artisti nostrani e non, Carla Accardi, Kounellis, Sandro Chia, solo per fare qualche nome, architetti di primo piano, come la nostra Gae Aulenti, insomma qualcosa di molto prezioso che i napoletani hanno imparato a conoscere ed amare (basta leggere i commenti entusiasti nei vari blog). Ma è difficile, una volta scesi nel sottosuolo, non restare affascinati. Provare per credere.
Scritto da: Antonio Mazzain data: 15 ottobre 2014.il16 ottobre 2014.
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