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La matita di Michelangelo ai Musei Capitolini

2 F rectoRoma, febbraio 1564. Ormai alla fine della sua lunga vita Michelangelo, come riporta il Vasari, “aveva bruciato gran numero di disegni, schizzi e cartoni fatti di mano sua, acciò nessuno vedessi le fatiche durate da lui et i modi di tentare l’ingegno suo, per non apparire se non perfetto”. Poiché la perfezione aveva  sempre guidato la mano del Buonarroti, un ideale di simmetria che traspare da tutta la sua immensa produzione. Scultura, pittura e disegno, quest’ultimo indubbiamente meno spettacolare delle prime due ma non per questo meno rilevante, come testimonia la cospicua collezione di Casa Buonarroti, a Firenze, che Michelangelo il Giovane mise insieme grazie anche alle donazioni di Cosimo II dei Medici. Un patrimonio che oggi, oltre alla sua intrinseca bellezza, si rivela importante per comprendere il percorso artistico di Michelangelo (sono molti i disegni preparatori di opere famose).

  E nel corso di uno dei periodici interventi di restauro l’asportazione del controfondo de “Il sacrificio di Isacco” ha riservato una grossa sorpresa. Sul retro è apparso il ricalco in matita rossa del disegno originale con l’episodio descritto nella Bibbia, l’attimo in cui l’angelo ferma la mano di Abramo che sta per vibrare il colpo fatale. Ne risulta un agglomerato di figure di forte tensione plastica, sia la parte superiore, l’angelo che trattiene Abramo il quale sembra come stupito, sia nella parte inferiore, l’ara del sacrificio con il corpo di Isacco che si avverte vibrante allo spasimo ed il panneggio della tunica di Abramo. La scena, come già detto, riappare sul retro, ma meno accentuata, quasi un riflesso di quella originale, la cui drammaticità qui si disvela al contrario, come raggelata.

  In effetti “Il sacrificio di Isacco” racchiude ed esprime tutto il senso dell’arte di Michelangelo, quella sua sublime “filosofia del gesto”, laddove è il gesto che comunica e si fa linguaggio universale (vedi la Sistina o il Mosè). E se nel “Sacrificio” appare un richiamo a Brunelleschi, la formella bronzea realizzata per il Battistero di Firenze ed ora al Museo del Bargello, pur se ne differenzia, in quanto l’identico tema sviluppato dall’architetto fiorentino risulta decisamente più statico. Ma restiamo sempre nell’àmbito dei capolavori ed ecco in mostra, accanto a Isacco, un altro famoso lavoro di messer Michelagnolo, la “Cleopatra”, che donò, insieme ad altri disegni, a Tomaso de’ Cavalieri, un giovane nobile al quale dedicò anche alcuni sonetti.

  Splendida questa “Cleopatra” ripresa di profilo, disegno di grande eleganza formale, con quella pienezza di modellato che rivela un tratto deciso ed una non comune raffinatezza di stile. Vi compare un viso dai lineamenti marcati, vagamente negroidi, con una espressione di diffusa malinconia e rimpianto per la vita che l’abbandona (vedi il serpente intorno al collo). Un’immagine curatissima nei particolari, soprattutto la parte soprastante, con l’acconciatura di capelli alla romana ma qui interpretata in chiave rinascimentale (d’altronde era tipico dell’epoca rapportare i personaggi antichi ai costumi in voga in quel momento storico). Sul retro un’immagine più centrata, le labbra dischiuse forse in un grido che sembrerebbe d’angoscia, ed anche questa Cleopatra era nascosta dal controfondo, recuperata in un restauro del 1988.

  Quattro opere, due originale e due, per così dire, derivate, assolutamente da vedere ed ammirare per meglio comprendere la complessa personalità artistica di Michelangelo. E magari completare il tutto con una visita alla Fondazione che ha sede in Via Ghibellina, a Firenze, nella casa della famiglia Buonarroti, dove sono raccolte preziose testimonianze di messer Michelagnolo.

“Michelangelo: capolavori ritrovati” ai Musei capitolini fino al 7 maggio, tutti i giorni h.9,30-19,30, biglietto integrato (Mostra + Museo) 15 intero, 13 ridotto (peri non residenti: residenti 13 e 11). La mostra, a cura di Pina Ragionieri, è stata promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Fondazione Casa Buonarroti ed organizzata dall’Associazione Metamorfosi con Zètema Progetto Cultura.  Per informazioni www.museicapitolini.org e www.museincomune.it

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