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libri-La guerra delle Falkland

La sera del primo aprile 1982 le agenzie batterono la notizia che l’Argentina aveva invaso le isole Falkland, territorio d’oltremare del Regno Unito, ribattezzandole col nome originario di Malvinas. Molti neanche ne conoscevano l’esistenza, un punto sperduto nell’Oceano Atlantico che, per oltre due mesi, fu il centro di una grave crisi internazionale. La guerra delle Falkland, 74 giorni di combattimenti aereonavali e terrestri con un migliaio di morti ed oltre duemila feriti fra le forze argentine e quelle britanniche, una guerra assurda che, tuttavia, ebbe un suo lato positivo, ovvero la fine della feroce dittatura militare di Videla.

N  Mario Mazza,  del quale ho recensito “Avvocato e giustizia”, quand’era in marina ebbe modo di parlare con reduci inglesi di quel conflitto e decise di approfondirlo, riuscendoci egregiamente, come dimostra il suo “La Royal Navy e la guerra delle Falkland”. Isole, peraltro, che già erano state teatro di scontri navali, durante la prima guerra mondiale, fra tedeschi ed inglesi, che in seguito la fortificarono. Terre non molto ospitali, un clima rigido e poche migliaia di abitanti che, quel primo aprile 1982, si videro invadere dal corpo di spedizione argentino. A Londra la Thatcher ed i suoi tentarono la via diplomatica ma, rivelatasi questa inutile, venne allestita in breve una task force che fece scalo all’isola di Ascensione, usandola come base d’appoggio.

  Stabilito un blocco navale di 200 miglia nautiche (e fallito ogni tentativo di ricucitura da parte della diplomazia) si passò alla fase 2, l’attacco, e la prima vittima fu l’incrociatore General Belgrano, con 300 morti. Inizia così un conflitto breve ma cruento, che vede gradualmente affermarsi la supremazia britannica, malgrado alcuni successi delle forze argentine (come l’affondamento del cacciatorpediniere Sheffield, colpito da un missile Exocet). Ma se queste erano superiori numericamente e come aviazione, si rivelavano deboli sul piano navale e, soprattutto, non v’era una valido coordinamento interforze, al contrario degli inglesi.

Nuovo documentodfg Anche la logistica ne risentiva, poco curata dagli argentini (lo stesso errore fatto dai giapponesi durante la guerra del Pacifico), col risultato che, malgrado i loro sforzi (soprattutto l’aviazione, con attacchi quasi suicidi), dovettero arrendersi e le Malvinas tornarono ad essere Falkland, territorio d’oltremare del Regno Unito. E tutta questa drammatica vicenda, che comportò un non indifferente contributo di vite umane, è ripercorsa con cura dall’A. sia analizzando il fattore politico, sia quello militare, degli opposti schieramenti in campo. L’Operazione Rosario contro l’Operazione Corporate, due modi diversi di intendere strategia e tattica militari, dove il fattore logistico appare determinante (al loro seguito gli inglesi avevano anche le navi ospedale). Un saggio storico quindi, dove si avverte la padronanza non solo tecnica della materia trattata, in perfetta linea con lo spirito umanistico del Real Conservatorio della Solitaria, che fu una delle eccellenze del vice reame spagnolo (1589, anno di fondazione del Real Conservatorio de Nuestra Segnora de la Soledad).

 

 Mario Mazza, “La Royal Navy e la guerra delle Falkland”
ed. del Real Conservatorio  della Solitaria
pagg.140, euro 20,00.

 

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