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La “follia” ispano-napoletana

 DR8_8784 “Folia es una cierta danza portuguesa de mucho ruido”. Così nel “Tesoro de la lengua Castellana” pubblicato a Madrid nel 1611 da Sebastian de Covarrubias Horozco viene definita quella che, oltre ad essere una danza piuttosto esagitata, racchiude in sé i germi della follia. Ma da intendersi non alla lettera, nel senso di delirio schizoide, bensì, ed è lo stesso Sebastian, a specificarlo, come frenesia, vanità: “que tiene cabeza vana”. E questa danza e la musica di contorno, che ne è la causa scatenante, trova somiglianze altrove in Europa, quasi ci sia un comun denominatore. E in effetti c’è, soprattutto nell’area mediterranea, Napoli in particolare, tanto che Jean-Jacques Bouchard, nel suo “Voyage a Naples” (1632), scrive che “Tous les Napolitains sont estrangement escervelez, et ont tous un grain de folie”. E, per osmosi, la città partenopea essendo capitale del viceregno spagnolo, assorbe quello che proviene dalla penisola iberica e, al contempo, si dona generosamente.

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  “Folias & Canarios”, concerto all’Aula Magna con un beniamino del pubblico italiano (e non solo), Jordi Savall e il suo mitico gruppo, Hespèrion XXI, ha parlato proprio di questo. Infatti ha aperto Diego Ortiz, che fu maestro di cappella nel viceregno di Napoli nonché autore del famoso “Trattado de Glosas”, per viola e cembalo, punto fermo nella musica strumentale. Solenne ma anche misterioso, insinua quel tocco di straniamento che, nei brani successivi, di anonimo, prende una forma quasi rituale, diventando poi più effervescente nei “canarios” (la variante isolana, delle Canarie, della “folia”) di Gaspar Sanz. E di nuovo Ortiz con una serie di brani dai titoli accattivanti (passamezzo, ruggiero, romanesca) il cui insieme dà il senso di vertigine della follia, ma una follia dolce, serena, pur nei suoi sbalzi d’umore.

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  E così è per la “Pavana con su Glosa”, di Antonio de Cabezon, grande musicista del ‘500 ispanico (esemplari i suoi “tientos” per organo), mentre con le successive “morisca”, di Pedro Guerrero, e “guaracha”, di Anonimo, il clima si surriscalda. E qui una puntata al Nord, attingendo alla tradizione irlandese e scozzese, la “folia” che si ammanta di brume e mostra una venatura di malinconia. Con le “Partite diverse” per organo di Bernardo Pasquini, grande clavicembalista nella Roma del ‘600 (fu anche maestro dei concerti di Cristina di Svezia), tutto stempera in toni lievi ed ariosi, grazie anche ad una precisa e brillante tecnica di scrittura. Poi un nuovo guizzo con “Diferencias sobre las Folias”, di Antonio Martin y Coll, mentre con “Glosas sobre Todo el mundo en general”, di Francisco Correa de Arauxo, emergono più i toni di una sottile “melancholia” (ma questa con una caratura tipicamente spagnola, calda, a differenza della “folia” nordica). E infine la solarità partenopea della “Gagliarda napoletana”, di Antonio Valente, che dovrebbe chiudere il concerto ma, come era prevedibile, il pubblico è entusiasta e Jordi non si risparmia. Un brano scatenato, da un manoscritto di Trujillo, 1745, che riprende i modi della musica spagnola importata dalle missioni gesuite in America Latina, suggella in bellezza la serata.

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  In certi momenti non si può non accostare i ritmi della “folia” a quelli della nostra taranta e, in effetti, anche la Puglia fu a lungo dominio spagnolo e, dunque, non sono da escludere reciproci influssi. Di certo Jordi Savall ed il suo gruppo hanno, come sempre, compiuto una ricerca nel cuore del “melos” mediterraneo che già ha dato frutti splendidi (oltre 230 dischi del repertorio medioevale, rinascimentale, barocco e classico e riconoscimenti internazionali). Jordi, oltre che direttore, è un gran virtuoso della viola d’amore e, in proposito, ricordo la struggente colonna sonora di “Tous les matins du monde” (1991), di Alain Corneau. Con lui, che insieme a Montserrat Figueras, ha fondato La Capella Reial de Catalunya (1987) e Le Concert des Nations (1989), l’ormai storico Hespèrion XXI (1974) e cioè Enrike Solinis, chitarra, Andrew Lawrence-King, arpa barocca spagnola, Luca Guglielmi, organo, Xavier Puertas, violone, David Mayoral, percussioni.

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