La fanciulla che viene dal passato
La fanciulla che viene dal passato
di Antonio Mazza
D’accordo, il titolo è un po’ scontato, banalotto direi, ma non me viene un altro per definire questa eccezionale capsula del tempo uscita dai depositi del Museo Nazionale Romano ed ora in mostra nell’Aula 11 bis delle Terme di Diocleziano. “La fanciulla nata con Roma”, qualcosa che ci parla di un’èra remota, quando l’area dove sarebbe sorta l’Urbe era un agglomerato di capanne immerse nel verde e gli armenti pascolavano sulle rive del Tevere. Tempi arcaici e al contempo mitici, VIII-VII secolo a.C., l’infanzia SPQR, racchiusi nella tomba 359 della necropoli di Castel di Decima, dove una giovane donna dell’età del ferro dorme il suo ultimo sonno.
Un blocco unico, il suo corpo ormai quasi dissolto e fuso in un conglomerato dove ossa, terra, monili e ornamenti vari creano una suggestione molto intensa, il tutto adagiato su una corteccia d’albero (un tipo di sepoltura all’epoca frequente soprattutto nel Nord Europa). Così fu trovato e così venne asportato per non rovinare uno straordinario documento storico il cui studio avrebbe permesso di meglio comprendere le dinamiche socioculturali di un’epoca così remota. L’operazione è frutto del partenariato fra Museo Nazionale Romano, istituto Centrale del Restauro e Fondazione Paola Droghetti onlus che ha devoluto una borsa di studio alla giovane restauratrice Paola Torrisi.
Ed ecco la teca dove è custodito ciò che resta della nostra antenata, una donna di rango, forse una sacerdotessa a giudicare dal corredo funebre. Il corpo è ormai dissolto (resta un frammento di denti) ma, al momento della sepoltura, era riccamente addobbato. In un pittoresco caos si distinguono una collana a pendenti bronzei con figure di animali e antropomorfe, grandi anelli fissati al vestito con fibule di bronzo e ambra, ornamenti in argento per capelli. Nelle altre bacheche dell’Aula c’è anche la parte, non meno ricca, che figurava accanto al suo corpo. Notevoli un servizio da banchetto con coltello per il sacrificio, spiedi per la cottura della carne, vasi di bronzo e ceramica, un cinturone in lamina di bronzo decorata a sbalzo. E, ancora, un’elegante collana con vaghi e pendenti in ambra alternati a vaghi e pendenti in pasta vitrea, pendagli in lamina d’oro decorati a sbalzo, un pettorale composito in elementi in lamina d’oro e ambra, a testimonianza del suo rango nobile.
Dai reperti interni ed esterni alla sepoltura si è potuto dedurre l’interscambio con altre culture. Così parte del vasellame, di provenienza etrusca e campana, mentre l’ambra giungeva dalle aree baltiche e il tutto dà un quadro di come, già in quel tempo, le vie commerciali fossero abbastanza sviluppate. Siamo nel 730 a.C. l’anno in cui, presumibilmente, è morta la ragazza, età fra i 18 e i 24 anni, alla vigilia della fondazione di Roma, 753 a.C. Giovane, d’altronde l’età media non era certo alta, forse neanche trent’anni, e lei, la sconosciuta, ha consumato solo una manciata di primavere. E allora mi viene in mente un verso di Carducci, “Funere mersit acerbo”…
“La fanciulla nata con Roma”, Museo Nazionale Romano-Terme di Diocleziano, visibile per tutta l’estate. Da martedi a domenica h.11-18, biglietto intero euro 13. Per informazioni www.museonazionaleromano.beniculturali.it
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