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Il Verano, luogo molto speciale

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  Cimitero e parco

Può un cimitero essere luogo per una piacevole passeggiata all’ombra di maestosi cipressi tra i cui rami gorgheggiano i merli in amore in questa primavera sfolgorante di luce e di sole?  Sì, lo è, eccome se lo è, ma non è una novità.  Altrove, specialmente nei Paesi del Nord Europa, il passeggio e le soste sulle panchine negli ameni cimiterini accanto alle chiese per la lettura del giornale o di un libro, lo è sempre stato, tanto che gli studenti  vi trascorrono lunghe ore a studiare nella quiete o, addirittura, ad amoreggiare accanto ad una anonima lapide.  Di più: al termine della funzione religiosa della domenica, la gente sosta tra le aiuole in lieta conversazione, in attesa di rientrare per l’ora di pranzo.  Da noi, il cimitero del Verano non solo offre la possibilità di fare lunghe e distensive (senza ironia) passeggiate lungo gli ameni vialetti, esattamente come si farebbero nelle chiassose Villa Pamphili, Villa Borghese, Villa Ada e Villa Torlonia, ma l’occhio potrebbe anche godere della vista di veri e propri gioielli dell’architettura funerararia che evocano la magnificenza delle ville palladiane, l’armonia del tratto del Vignola, l’estro ed il gusto rinascimentale di certe sculture care a Gianlorenzo Bernini, e così via.

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 Il Verano, dunque, è la dimora eterna dei trapassati, è vero, ma non è luogo di dolore. Oserei dire che è luogo di speranza, perché tutto tende a placare le ansie ed a rasserenare lo spirito e i due grandi architetti che lo hanno disegnato, Giuseppe Valadier (attivo tra il 1807 ed il 1812) e Virginio Vespignani, forse proprio questo obiettivo si sono posti quando hanno preso in mano la loro magica matita, regnanti papa Gregorio XVI e Pio IX.  Il Verano (non mi va nemmeno di chiamarlo cimitero) sorge in parte su una collinetta, detta il Pincetto, la parte più antica e monumentale, ed in parte si stende su un’ampia area pianeggiante che costeggia la via Tiburtina, la Tangenziale Est ed il versante occidentale ove è situato il monumentale ingresso, completato nel 1880, che affaccia sul grande piazzale di San Lorenzo, accanto all’omonima Basilica.  Il nome “Verano” deriva da una famiglia della “gens senatoria” dell’antica Roma di epoca repubblicana che possedeva un campo fuori porta.  In seguito, in quel luogo sorsero delle catacombe di epoca paleocristiana e, infine, nell’800, con un editto di Napoleone Bonaparte del 1804, divenne cimitero.  L’ingresso del Verano è a dir poco spettacolare.

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 E’ un quadriportico adornato da quattro statue che rappresentano il Silenzio, di G. Blasetti,  la Carità, di F. Fabi Altini, la Speranza, di S. Galletti e, infine, la Meditazione, di F. Fabi Altini.  Sull’asse del portico c’è la cappella di Santa Maria della Misericordia.  L’area del Verano si accrebbe  con l’esproprio di intere zone  residenziali come la Villa Mancini, nel 1889, dove fu realizzato il Pincetto.  Nel 1931  fu approntato l’ossario dei caduti romani della  prima guerra mondiale.  Il Verano era diventato così importante da essere collegato fin dal 1879 alla Stazione Termini per mezzo di un sistema di tram a cavalli.  E’ vero, il Verano è luogo ameno, tranquillo e ricco di opere architettoniche di gran pregio, ma non posso non ricordare che è pur sempre l’eterna dimora di una moltitudine di gente comune ed anonima, ma anche di personalità che in vita hanno lasciato una impronta indelebile nei vari ambiti in cui hanno operato, ovvero nella politica, nello sport, nello spettacolo, nella letteratura, nell’arte, ecc.  Mi risulta che vengono organizzate delle vere e proprie visite guidate alla scoperta dei personaggi famosi, ma io proprio in questi giorni sono andata in visita al Verano entrando dall’ingresso laterale della via Tiburtina e curiosando un po’ a destra e a manca ho avuto modo di imbattermi nella cappella della famiglia Petacci.  Niente di eccezionale, per carità, ma la cappella si distingue per l’imponente struttura in ferro e vetro che contrasta un po’ con quelle vicine. Al centro del monumento è collocata la  tomba di Claretta,  sovrastata da una statua femminile di tipo classico. In basso i suoi genitori e ai due lati il fratello e la sorella Miriam.

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  I vicini di casa Petacci  portano un cognome altrettanto illustre: De Filippo. Si tratta della famiglia di Peppino e sulla facciata della cappella, alla sinistra del robusto cancello in ferro, il grande attore fece apporre dei commoventi versi in memoria della moglie Lidia, morta nel 1971.

“Mi fu sposa  Fedele, leale e accorta,  Eppure è morta!

    Chi sosta qui, di grazia,  Un  fiore porta  Per Lidia morta.

   (Peppino,1971)

Giacché siamo nell’anno della ricorrenza del 150° dell’Unità d’Italia sono andata a rendere omaggio a qualche eroe risorgimentale e così, percorrendo il viale centrale dall’ingresso principale, ho potuto vedere, sulla sinistra, la tomba del poeta soldato Goffredo Mameli (autore del Canto degli Italiani, ovvero Fratelli d’Italia), morto giovanissimo il 6 luglio 1849 nei moti della Repubblica romana.

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 Sulla tomba del giovane c’è una statua a grandezza d’uomo, sdraiata  e sormontata dalla lupa capitolina con i due famosi gemelli, ma i suoi resti sono stati traslati da tempo.  Sul lato opposto, e non può essere una casualità, c’è il semplice monumento a Garibaldi che ospita alcune persone della sua famiglia, ma non l’Eroe dei due Mondi.  Infine, per concludere con il Risorgimento, un’ultima curiosità che testimonia quanta forza e quanta fede vi possa essere in un grande ideale.  Sulla tomba di Agostino Trabalza (1914-1947), figura non notissima e sconosciuta ai più,  c’è la seguente iscrizione: “Di pura fede mazziniana, lavorò nel solco tracciato dal  Maestro spargendo il seme di una coscienza internazionale perché si realizzassero gli Stati Uniti d’Europa”. Si sono veramente realizzati?  A giudicare dai più recenti avvenimenti, il dubbio è legittimo.

 La Basilica di San Lorenzo

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 Non si può parlare del Verano senza fare qualche accenno alla Basilica di S. Lorenzo che di esso é parte integrante, essendo stata costruita a fianco del grande cimitero, anzi, in origine era proprio all’interno di esso.  Il grande imperatore romano Costantino la fece costruire, nel IV secolo, presso la catacomba dov’era stato sepolto il martire Lorenzo, morto durante la persecuzione di Valeriano, nel 258 d.C.   La  Basilica in origine  aveva  una funzione esclusivamente cimiteriale (da qui la stretta connessione con il Verano) e le funzioni religiose venivano celebrate quasi esclusivamente nel giorno della festa del Santo.  L’antica basilica, riscoperta durante gli scavi nel xx secolo, aveva un aspetto imponente a tre navate, con il pavimento e parte delle pareti ricoperti di lapidi, perché i fedeli  desideravano essere sepolti vicino alle reliquie del Santo  martire.  La  Basilica  fu  interamente ricostruita  nel VI secolo d.C.  dal papa  Pelagio II (579-90) a causa di una frana della vicina collina che mise in pericolo la stabilità della costruzione.  La Basilica pelagiana si distinse per splendore ed eleganza, con le tre navate ampie ed ariose divise da splendide colonne, con un piano superiore a galleria al quale si poteva accedere direttamente dalla vicina collina sfruttando la pendenza del terreno.  Col tempo la Basilica fu arricchita da mosaici nell’abside e sull’arcone, ma oggi esistono solo questi ultimi che rappresentano al centro Cristo, alla sua sinistra i santi Paolo, Stefano e Ippolito e, alla sua destra,  i santi  Pietro e Lorenzo e papa Pelagio nell’atto di offrire il modello della Basilica.  Nei secoli successivi la basilica fu quasi completamente dimenticata fino al XIII secolo, quando  il cardinale Cencio Savelli, poi papa col nome di Onorio III (1216-26) fece fare delle importanti e definitive ristrutturazioni e abbellimenti, come i due pulpiti (di cui uno ricco di decorazioni marmoree) e la cattedra episcopale. inoltre, la Basilica fu ampliata e fu creata la cripta nella quale  c’è la tomba di Pio IX, tanto devoto a S. Lorenzo che volle essere  sepolto  vicino al martire.  Proprio difronte alla tomba di papa Mastai Ferretti c’è un marmo arrossato su cui, secondo la tradizione,  fu deposto il corpo di S. Lorenzo dopo il martirio e ne conserva l’impronta. “ Hic est lapis super quem  positum fuit  corpus assatum S.Laurentii martyris “.   La devozione di papa Pio IX verso il santo lo portò a far ristrutturare dal Vespignani, suo architetto di fiducia, la chiesa liberandola dalle sovrastrutture barocche e ridandole l’aspetto semplice e austero della basilica duecentesca. Inoltre,  nel piazzale  davanti alla chiesa fu collocata la statua di   S. Lorenzo con la graticola in mano, strumento del  suo martirio.   Nel vestibolo d’ingresso vi sono  dei reperti antichi e delle pitture medievali e vi si trova la tomba di un grande statista del nostro tempo, Alcide De Gasperi.  Il 19 luglio 1943 fu una delle giornate più amare per Roma, perché le bombe degli alleati devastarono il quartiere di S. Lorenzo e distrussero parte della Basilica, ricostruita poi nel primo dopoguerra, ma le colonne della navata di sinistra mostrano ancora i segni delle ferite inferte al tempio.  Sul piazzale del Verano c’è la statua del papa Pio XII ( rappresentato a braccia aperte) che per primo accorse nel quartiere appena devastato dal tragico evento bellico.

1 Commentoa“Il Verano, luogo molto speciale”

  1. giusta impostazione e giuste osservazioni, forse sarebbe giusto estendere le informazioni, almeno sulle tombe di maggior pregio e sulle personalità di rilievo che vi si possono incontrare. Comunque complimenti per l’idea

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