IL RICORDO INDELEBILE DEL GIOVANE HOLDEN
di Fabrizio Bianchi.
“Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio d’infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto[…] D’altronde, non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare tutta la mia dannata autobiografia e compagnia bella. Vi racconterò soltanto le cose da matti che mi sono capitate verso Natale, prima di ridurmi così a terra da dovermene venire qui a grattarmi la pancia”.
Jerome David Salinger ha vissuto gli ultimi anni della sua vita in una casa in campagna, lontano dalla metropoli, chiuso nei meandri delle proprie riflessioni a Cornish, New Hampshire, dove morì nel 2010 all’età di 91 anni. Abbandonò definitivamente la scrittura nel 1965 e, non volendo che i suoi lavori venissero pubblicati postumi, si circondò di una folta schiera di avvocati per proibirne una futura stampa. Tutti coloro che hanno amato i suoi racconti si sono trovati, come dire, abbandonati dal loro idolo che, proprio come Holden Caulfield, ci ha lasciato con la speranza che da un momento all’altro qualcosa di suo venisse pubblicato. Una decisione curiosa quella di allontanarsi dal pubblico, scrivendo non per gli altri ma per sé. Del resto la sua vita è stata sempre segnata da luci ed ombre, da enigmi che ne hanno aumentato ancor di più la fama e la popolarità facendo di lui, Salinger, quasi un personaggio mitico.
Mosse i primi passi nel mondo della scrittura quando venne ammesso all’Ursinus College, Pennsylvania. Durante quegli anni, o meglio, quel semestre, teneva una piccola rubrica in cui annotava pensieri personali riguardanti opere teatrali e romanzi che lo avevano particolarmente colpito, inoltre scrisse articoli pubblicati nella rivista ufficiale del College. Ma non era mai soddisfatto della sua scrittura e cercava sempre di migliorarsi. Nel 1939 tornò a New York, in quella che sarà la città di Holden, dove prese parte ad un concorso di scrittura creativa organizzato dal suo mentore,Whit Burnett, il quale colse sin da subito le grandi capacità di prosatore del giovane Salinger.
Il suo primo racconto,“The YoungFolks”, scritto a 21 anni, venne pubblicato nella rivista di Burnett, “Story”, e da quel momento Jerome incominciò a prendere più seriamente il lavoro della scrittura. Il suo nome iniziò a circolare negli uffici delle case editrici, che fecero di tutto per trovare un accordo riguardante i diritti d’autore per suoi successivi lavori. Jerome decise di firmare un contratto con l’agenzia Harold Obereded ebbe come agente Dorothy Olding e, non avendo ancora quel senso di rifiuto per l’editoria che gli venne in seguito, fece di tutto affinché le sue opere venissero apprezzate. Verso la fine degli anni ‘40 terminò di scrivere “Go See Eddie”, che venne rifiutato dalla rivista “Esquire” ma non da quella dell’università del Kansas. Malgrado il salario non fosse sufficiente per una vita lontano dalla famiglia, Salinger continuò a scrivere con sempre maggiore frequenza. Il sogno proibito di tutti gli scrittori americani, durante quegli anni, era quello di vedere pubblicato un loro racconto nella celebre rivista ”New Yorker”, nato come settimanale nel corso del 1920 e tutto incentrato sulla vita culturale cittadina. Proprio nel 1941 il periodico pubblicò“Slight Rebellion Off Madison”, un racconto che potrebbe essere considerato, in qualche senso, un’anticipazione o un’idea di quello che sarà poi il capolavoro di Salinger, “The Catcher in the Rye”. Non a caso il protagonista di questo racconto si chiama Holden Caulfield, adolescente vittima di una crisi esistenziale e preoccupato per l’imminente inizio del conflitto (il 7 settembre del 1941 ci fu l’attacco a Pearl Harbor e gli Stati Uniti dichiararono guerra al Giappone). Ma non è la prima volta che compare questo personaggio, Salinger gli aveva già dedicato vari racconti. Le prime fasi della vita letteraria di Holden Caulfield erano distinte da tratti autobiografici, Salinger voleva sfuggire agli stereotipi tradizionali puntando alla ricerca di una propria strada, di una propria vita, allontanandosi dagli altri e dal mondo per restare solo con sé stesso.
Finita la guerra le truppe americane tornarono in patria gloriose e vincenti e con esse Salinger, ancor più convinto di lasciare questo mondo di uccisioni e violenze per dedicarsi unicamente alla scrittura. Nel 1951 uscì il suo capolavoro, “The Catcher in the Rye”, tradotto in italiano con “Il Giovane Holden”. Il libro vide la luce in un’atmosfera apparentemente tranquilla, dove il falso ottimismo dei primi anni cinquanta derivante da una forte crescita economica era turbato dall’incubo di un’apocalisse nucleare (sono gli anni della guerra fredda). Come colonna sonora la musica rock con personaggi di primo come Elvis Presley, Chuck Berry, Little Richard, Jerry Lee Lewis, i quali trasformavano in ritmi rock quel sound blues nato tanti anni prima.
L’edizione Einaudi del 2008 si apre con una breve analisi del titolo considerato “intraducibile”.“Catcher è chiamato uno dei giocatori della squadra di baseball, il “prenditore”, cioè colui che, munito di guantone, corazza e maschera, sta dietro il batsman (battitore)[…] Col nome di rye si designa comunemente il whisky-rye, il popolare whisky ottenuto dalla fermentazione della segale o di una mescolanza di segale e malto. Il titolo “The Catcher in the Rye”, letto come puro accostamento di parole, suona come potrebbe suonare da noi “Il terzino nella grappa”. Quindi, per non creare incomprensioni da un punto di vista prettamente letterario, è stato deciso di utilizzare il nome del protagonista, Holden Caulfield, per il titolo del romanzo.
La letteratura americana post bellica è dominata dalla corrente realista che si presta a subire dei cambiamenti: ogni scrittore interpreta a proprio piacimento la realtà sociale attraverso la prospettiva interna dei propri personaggi. “The Catcher in the Rye” è uno fra i primi romanzi che parlano delle inquietudini giovanili nei confronti del perbenismo medio borghese, anticipando libri che sono stati il manifesto di una generazione: “On the road” di Jack Kerouac e “Owl” di Allen Ginsberg. Testi emblematici di una generazione anticonformista, distinta da un senso di libertà assoluta che si scontrava con quella “way of life” frutto di un condizionamento mentale creato da una società dove tutto era mercificato.
Il giovane Holden Caulfield si presenta agli occhi dei lettori con una descrizione dal sapore rockeggiante, un solitario, un giovane che si sente inadeguato in quel tipo di società, del tutto controcorrente rispetto alle abitudini americane di quegli anni. Non amava andare a scuola, soprattutto quando questa era frequentata da borghesi e, nonostante i ripetuti richiami del preside Thurmer, continuò a non applicarsi nello studio, fino ad abbandonare tutto.
Il libro non venne apprezzato dalla critica e venne messo in sordina anche a causa di un linguaggio poco curato e scurrile. L’8 dicembre 1980 venne assassinato John Lennon da un killer psicopatico, Mark David Chapman, davanti all’ingresso principale del Dakota Building mentre tornava a casa, con cinque colpi di pistola. Quando la polizia giunse sul luogo del delitto trovarono il killer seduto sul marciapiede, accanto al corpo di Lennon, intento a leggere “Il Giovane Holden”. Mark Chapman era compulsivamente ossessionato dalla figura di Holden Caulfield, s’impersonificava nel suo vivere irrequieto, disse anche che fosse stato proprio Holden a suggerirgli di uccidere John Lennon. Questo libro “maledetto” spunta anche in altre sparatorie, ad esempio nell’attentato contro il presidente Ronald Reagan organizzato da John Hinckley Jr, lo stalker di Jodie Foster. Il libro nonostante tutto rimarrà per sempre nella memoria della letteratura mondiale per la sua veridicità nel raccontare quell’America così distante da quel Sogno ipotizzato in tutto il Mondo. Una storia coinvolgente che tutti, almeno una volta nella vita, dobbiamo leggere.
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