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Il ninfeo di piazza Vittorio

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                                                                       Il ninfeo di piazza Vittorio

di Antonio Mazza

  Davvero incredibile la nostra città, basta un piccolo scavo e affiorano le memorie del passato, preziose reliquie della Roma dei cesari, magari sotto un palazzo, come nel caso di piazza Vittorio. Qui, durante i lavori di costruzione della sede dell’Enpam, Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri, sono emersi i resti di una parte consistente degli Horti Lamiani, una lussuosa villa suburbana sul colle Esquilino. In epoca repubblicana la zona, attraversata dalle mura serviane (ne fa fede il monumentale Arco di Gallieno, addossato alla chiesa dei Santi Vito e Modesto), era un’immensa necropoli, come apparve a Lanciani nei suoi scavi di fine ‘800 (i “puticoli” o fosse comuni). Fu Mecenate a bonificare l’area realizzando qui i suoi famosi Horti (ne resta solo il grandioso Auditorium) e qui sorsero anche gli Horti Lamiani, proprietà di Lucio Elio Lamia, esponente di una famiglia di cavalieri elevata da Augusto al rango senatorio.

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  Alla sua morte la villa passa nel demanio imperiale ed è soprattutto Caracalla ad interessarsene, ampliandola ed abbellendola, fino a ristrutturare le finestre con il vetro bianco, come riporta Filone Alessandrino. Ma se gli imperatori della dinastia giulio-claudia dedicarono molta cura agli Horti , non meno attenti furono quelli della dinastia dei Severi, in particolare Alessandro, che ne fece un luogo dove l’imponenza dell’architettura si armonizzava perfettamente con l’amenità del luogo. E questo era il classico spazio dedicato all’ “otium”, nel quale la villa, immersa nel verde dell’allora vergine campagna romana, era davvero un posto di delizie. Qui la componente pastorale e il lusso degli interni (il titolare apparteneva pur sempre all’aristocrazia romana) si combinavano in maniera armonica perché questo era lo spazio ideale per purificarsi dallo stress cittadino (e Roma, in epoca imperiale, era una caotica megalopoli).

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  Si scende sotto la sede dell’Enpam ed ecco l’area antica disvelata, dopo aver rimosso ben 30mila metri cubi di stratificazioni archeologiche (e il risultato è tremila oggetti esposti e oltre un milione selezionati in laboratorio). Spettacolare il colpo d’occhio, con la grande aula di epoca severiana della quale restano le mura, parte della pavimentazione originale e il ninfeo alimentato dall’acquedotto dell’Anio Novus (il “Castellum acquae”, cioè lo snodo di ripartizione dell’acqua, è nella piazza: i cosiddetti “Trofei di Mario”). Del periodo giulio-claudio è invece una monumentale scala ricurva in marmo che si trova nel fondo di quest’area dove, esposti in vetrine e bacheche, figurano reperti molto interessanti. Così i marmi e materiale lapideo in generale, uno sfavillìo di colori, alabastro, porfido rosso, lavagna, granito del foro, cipollino ed altro ancora, a testimonianza di un lusso decorativo che si ritrova in qualche lacerto di affresco e, soprattutto, negli oggetti di uso quotidiano. Ed è un’altra vetrina in orizzontale nella quale si alternano vasellame comune (c’è anche il frammento di un raro vaso da notte o pitale) a monili di fine fattura, coppe in pasta vitrea, utensili vari, lucerne. In alto corre una lunga linea punteggiata dai vari imperatori, a segnare il periodo di rinvenimento (e quindi l’evoluzione tecnica) dei vari oggetti dal I secolo a.C. al V d.C.

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  Notevoli i due volti in polvere di marmo che riproducono maschere del teatro greco, usati come elementi decorativi con accanto le copie tattili ottenute a partire da scansioni a luce strutturata degli originali. E poi c’è la parte diciamo così gastronomica, il ricco menù della villa, come si deduce dai gusci di ostrica e fauna marina e, in parallelo, ossa di struzzo, orso, leone ed animali esotici, senza trascurare le essenze vegetali, sia d’ornamento che per alimentazione (le ville suburbane erano quasi sempre divise in due settori: l’una dedicata all’ “otium”, l’altra a fattoria agricola). Il tutto rende l’idea della complessità e anche dell’opulenza del luogo che, raggiunto l’apice in èra severiana, con la fine dell’impero decadde rapidamente.

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  Nel medioevo la zona, scarsamente abitata, era costellata di orti, terreni incolti e aree di pertinenza dei conventi (come la vicina chiesa di Sant’Eusebio) e di qui passavano i pellegrini diretti alle basiliche maggiori, come testimonia una scritta in caratteri runici su un muro del ninfeo. Infine, nel XVI secolo, con la costruzione dell’acquedotto Felice voluto da papa Sisto V, l’area riacquistò il perduto prestigio. Sorsero ville importanti, come Villa Altieri e Villa Palombara, dove Massimiliano Savelli, interessato all’alchimia, aveva fondato un circolo esoterico, frequentato da personaggi come Athanasius Kircher e Cristina di Svezia. Della Villa resta solo la Porta Magica, unica superstite degli sventramenti voluti dal piano regolatore del 1871, che portarono alla nascita di piazza Vittorio.    

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  Dunque una nuova gemma che s’incastona nel già ricco patrimonio storico-artistico dell’Urbe, grazie ad una perfetta sinergia fra Soprintendenza Speciale di Roma ed Enpam. Il suo presidente, Alberto Oliveti, parla giustamente di “recupero della memoria”e dedica l’apertura del Museo Ninfeo “ai colleghi medici e dentisti che abbiamo perso nella pandemia”. Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma, sottolinea l’eccezionale risultato scientifico e “la collaborazione tra il Ministero della Cultura ed Enpam, che ha permesso la creazione di un laboratorio di studio per progettare un museo innovativo” . Vero, queste rovine parlano del tempo dei nostri Padri e un particolare soprattutto fascina il visitatore, l’affresco murale con un uccello che evoca il clima ludico-agreste della Villa di Lucio Elio Lamia, senatore di Roma. E mi viene in mente, anche se cronologicamente c’entra poco o nulla, il verso di un dolcestilnovista: “cantar d’augelli e ragionar d’amore”.

  Roma mirabilis.

 

Museo Ninfeo, piazza Vittorio 28. Fine settimana gratuito 30 e 31 ottobre. Prenotazione obbligatoria, apertura h.10-13 e 15-19. Dal 6 novembre apertura tutti i sabati e domeniche h.10-13 e 15-18. Visita con audio guida euro 10, ridotto 6. Visita guidata euro 13, ridotto 8. Ingresso gratuito per medici e odontoiatri. Per informazioni e prenotazioni www.museoninfeo.it        

  

        

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