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Il Lapidarium di Aceves

20160915_190418Chi passa davanti ai Mercati di Traiano in questi giorni non può non notare alcune singolari e inquietanti sculture, opera dell’artista messicano Gustavo Aceves, riproducenti cavalli. Un gigantesco cavallo, spezzato in più parti, è pure collocato nella piazza del Colosseo, di fronte all’Arco di Costantino, e un altro più piccolo dietro l’arco. Questa invasione di monumentali cavalli (sono quaranta, alti da 3 a 8 metri e lunghi fino a 12 metri) realizzati in bronzo, marmo, ferro, legno e altri materiali (con colori grigi, bruni, rossastri), ci colpisce per il loro aspetto mutilo, che apparentemente ben si adatta a quello dei marmi e dei laterizi imperiali corrosi dal tempo. I cavalli, tutti senza zampe, sono a volte inseriti in carcasse di barche e in qualche caso sorreggono figure che sembrano idoli africani.

Il titolo della mostra, Lapidarium, fa pensare a un ammasso di frammenti lapidei, con immagini scolpite e iscrizioni, così importanti per ricostruire la storia antica, ma in questo caso non abbiamo a che fare con la storia di Roma, ma con quella di genti diverse. L’idea iniziale venne ad Aceves anni fa lungo le rive del Niger, dove i soprusi e la violenza di un potere spietato spingeva molti a migrare. Uno degli obiettivi di Aceves, in effetti, è quello di portare l’attenzione sulla sofferenza dei popoli e sul dramma di migliaia di persone in perenne movimento per cercare di sopravvivere alla fame, alla guerra, al genocidio. Ogni singola scultura rappresenta, secondo l’autore, un momento di una particolare diaspora, del passato e del presente.

A prima vista la scelta del cavallo può sembrare alquanto enigmatica, perché il possente quadrupede è visto per lo più come un simbolo di libertà e di forza. Secondo i Greci sarebbe stato Poseidone, il dio delle acque, a far balzare dalla Terra (Gea), sua sposa, il primo cavallo: per questo motivo l’animale aveva una duplice valenza, ctonia e celeste. Basti pensare che nel mito platonico dell’anima, raffigurata da un auriga che guida una pariglia alata, uno dei corsieri è nobile e buono, e quindi tende verso l’alto, mentre l’altro è insolente e vanitoso, e pertanto tende verso il basso.

Nel mondo classico le raffigurazioni dei cavalli sono innumerevoli: dai bianchi cavalli aggiogati al carro solare a quelli dell’Aurora, dai cavalli dei Dioscuri al mitico cavallo di Troia. I cavalli erano sacri a Marte, perché venivano usati in combattimento, e quindi contribuivano alla vittoria. A Roma il comandante che celebrava un trionfo in guerra sfilava lungo le vie della città, fino al tempio di Giove Capitolino, stando in piedi su una quadriga, mentre uno schiavo teneva sospesa una corona sul suo capo. Per questo gli archi di trionfo eretti per onorare i vincitori avevano sulla sommità una quadriga bronzea. Ce la doveva avere anche l’arco di Costantino, da dove sembra entrare in città il primo cavallo di Aceves. Ma in questo caso i quadrupedi in transito non hanno niente di vittorioso. Dove vanno? Le barche in cui viaggiano richiamano alla mente il viaggio agli Inferi e le cavità di altri racchiudono teschi umani. Come non pensare, allora, alla traversata del Mediterraneo, che in questi ultimi anni si è trasformato in un cimitero per troppi profughi?

Lapidarium vuol essere, in effetti, “un monumento ai vinti, uno spazio muto di riflessione per non dimenticare gli orrori commessi nel passato, e di monito a non ripeterli più”. Certo Aceves, noto in America Latina soprattutto per i suoi dipinti, deve aver trovato in queste sculture il mezzo per far esplodere una figuratività ricca di energia, e allo stesso tempo di pietà per tutti quegli esseri sofferenti che si spostano portandosi dietro poche cose del loro mondo e talvolta la loro solitudine come unico bagaglio. L’artista ha realizzato queste opere a Pietrasanta, la città toscana dove vive, negli ultimi sei anni e conta di arrivare a 100 cavalli. Il suo ambizioso progetto in fieri prevede un tour intorno al mondo che si concluderà a Città del Messico nel 2018. Le città selezionate per questa mostra itinerante, che si arricchisce man mano che va avanti, son state in parte ispirate dallo storico viaggio della quadriga di San Marco, portata da Costantinopoli a Venezia. Roma è la seconda tappa del tour, che nel 2015 ha visto invece come città ospitante Berlino e come location la Porta di Brandeburgo, anch’essa caratterizzata da una quadriga.

“LAPIDARIUM”, di Gustavo Aceves

 A cura di Francesco Buranelli

 Mercati di Traiano – Piazza del Colosseo – Arco di Costantino

 16 settembre 2016 – 8 gennaio 2017

 Mercati di Traiano- Museo dei Fori Imperiali

Aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)

Biglietto integrato museo + mostra per i non residenti: 14 €; ridotto 12 €

Per i residenti: 12 €; ridotto 10 €

www.lapidarium.info

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