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Il Cinquecento a Palazzo Barberini

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                                                                         Il Cinquecento a Palazzo Barberini

di Antonio Mazza

  Il primo segno del cambiamento nel percorso di visita a Palazzo Barberini è la bella statua nell’atrio beniniano, “La velata”, di Antonio Corradini, che ripropone le suggestive trasparenze di un’altra sua opera, “La    Pudicizia” nella napoletana Cappella di Sansevero. E poi il Galata, che accoglie il visitatore nell’ala nord del piano nobile di Palazzo Barberini, copia romana di un originale greco più volte restaurato, lì a voler richiamare simbolicamente lo stretto legame di questa grande famiglia con l’Urbe (con un papa mecenate, Urbano VIII, figura importante nello sviluppo della Roma barocca, grazie a Bernini, il suo architetto preferito. Senza però trascurare gli altri due giganti, Borromini e Pietro da Cortona). E inizia qui il nuovo percorso che racchiude la pittura del XVI secolo, realizzando una sorta di “consecutio” razionale e storicizzando così un periodo artistico di grande interesse. “Restituire al pubblico un percorso organico e facilmente leggibile” questo lo scopo, come ha dichiarato Flaminia Gennari Santoni che ha condotto il lavoro di riqualificazione insieme a Maurizia Cicconi e Michele Di Monte.

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  Sette sale, dalla 12 alla 18, in un crescendo di bellezza, come era prevedibile. Subito, in “Tradizione e devozione”, alcuni capolavori come “La Sacra Famiglia” di Andrea del Sarto, con sullo sfondo un San Giuseppe assorto, quasi presago del futuro dramma della croce, ed un’altra rappresentazione, non meno intensa e figurativamente atipica (la posizione del Bambino), di Perin del Vaga. La “Madonna con Bambino e San Giovannino” del Beccafumi ricorda un po’ il tema medioevale ( e il culto conseguente) della “Virgo lactans”, mentre la “Madonna con Bambino” di Giulio Romano resta più nel limite della raffigurazione classica. Un’opera sola è nella sala successiva, la 13, perché condensa in sé più livelli di lettura, sia stilisticamente, sia in termini meramente religiosi. In “Matrimonio mistico di Santa Caterina con i Santi Girolamo, Giorgio, Sebastiano, Antonio Abate e Nicola di Bari” Lorenzo Lotto si rivela una personalità particolare nell’àmbito della pittura veneta, qui iconograficamente incline al tema della “Sacra Conversazione”. In una vetrina due deliziosi cofanetti in pastiglia degli inizi del XVI secolo.

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  Sala 14, dedicata a Ferrara, all’epoca vivace centro policulturale. Letteratura (Ariosto), musica (il fiammingo Josquin Desprez), architettura (Biagio Rossetti) e naturalmente pittura, con Benvenuto Tisi detto il Garofalo (una luminosa “Ascensione” e due composizioni allegoriche) e Dosso Dossi, “San Giovanni e San Bartolomeo”, con un che di raffaellesco). A Siena è invece dedicata la Sala 15, dove uno sfumato “Matrimonio mistico di Santa Caterina” del Sodoma dialoga con un soggetto analogo, ma più corposo ed affollato di Girolamo della Genga (ed anche atipico con le figure di Elisabetta, Zaccaria e San Giovannino che compaiono sullo sfondo). Interessante “ Le tre Parche”, composizione un po’ manierista di Marco Bigio, densa di allegorie con richiami alchemici. E proseguiamo con “Lo sguardo del Rinascimento”, Sala 16, con la celeberrima “Fornarina di Raffaello che si confronta con “Maria Maddalena”, di Piero di Cosimo, l’una sorpresa nella sua femminilità svelata, l’altra raccolta in pudica meditazione. E di pregevole fattura le altre opere presenti, dove i personaggi raffigurati sembrano quasi un riassunto antropologico della società e della cultura del XVI secolo. Il potere (“Enrico VIII” di Hans Holbein), la classe militare (“Stefano Colonna” del Bronzino), lo studio (”Erasmo”, di Quentin Metsjis), la nobiltà (“Ritratto di gentiluomo”, di Bartolomeo Veneto, la gente comune (Giovane con cane”. Di Niccolò dell’Abate).    

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  Ma la vera sorpresa è nella Sala 17, “La maniera”, una superba opera di Giorgio Vasari, la grande pala Altoviti con la “Allegoria della Immacolata Concezione”, recuperata nei depositi del museo statale di Arezzo. Eccezionalmente presentata al pubblico durante le prime due settimane di esposizione verrà poi sottoposta ad un delicato intervento di restauro e, infine, riallestita, tornerà in sede. Un’opera notevole che sviluppa in chiave fortemente allegorica il tema del peccato originale affrontato dalla controriforma tridentina, con la Madonna che schiaccia il serpente Lucifero avvolto all’albero cui sono legati Adamo ed Eva e, intorno, personaggi biblici (la chiave di lettura è nel cartiglio retto dagli angeli: “quod Evae culpa damnavit, Mariae gratia salvit”). Colpisce l’attenzione così come il “Davide e Golia”, di Daniele da Volterra, per la sua quasi brutale plasticità figurativa. D’impianto teatrale ma comunque efficace la “Deposizione” di Jacopino del Conte, sul diafano la “Pietà” del Maestro della Madonna di Manchester e di un manierismo un po’ lezioso la “Carità”, di Francesco Salviati.

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  Infine loro, i Barberini, nella Sala omonima, n.18, dove già l’affresco “Allegoria della Sapienza”, di Andrea Sacchi, sancisce il loro primato quasi per diritto divino, Urbano VIII quale protagonista assoluto (l’apoteosi è nell’immenso affresco di Pietro da Cortona nel grande salone al primo piano). E i familiari, naturalmente, e qui accanto al suo ritratto ed ai busti del Bernini (peraltro presente in un curioso autoritratto in guisa di David), compaiono i nipoti Francesco e Antonio (questi in un bel dipinto del Maratta e un busto berniniano, l’altro pure in un busto di Lorenzo Ottoni). Oltre ad una magnifica tela di Andrea Sacchi, Jan Miel e Filippo Gagliardi, “Le celebrazioni del centenario dei Gesuiti”, ai quali Urbano VIII era molto legato (il tutto rappresentato come su un grande palcoscenico), si possono ammirare due mappamondi di fine fattura, l’uno che raffigura il mondo allora conosciuto e l’altro le costellazioni. A testimoniare l’interesse per le scienze oltre che per l’arte dei Barberini, uomini di potere ma anche uomini in perfetta sintonia con il loro secolo denso di sempre nuovi fermenti.

 

Palazzo Barberini: Il nuovo allestimento delle sale del Cinquecento. Da martedì a domenica h.10-18, biglietto euro 10 intero 2 ridotto. Per informazioni www.barberinicorsini.org

                                         

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