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I graditi ospiti dei Musei Capitolini

       Locandina

                                          I graditi ospiti dei Musei Capitolini

di Antonio Mazza

  Conosciamo tutti la bellezza dei Musei Capitolini, lo sfarzo e l’importanza storico-artistica delle sue collezioni iniziate da papa Sisto IV della Rovere, un gioiello nel cuore di Roma che, per alcuni mesi, si arricchisce di pregevoli opere provenienti da Ancona. Ospiti momentanei ma accolti con tutti gli onori nelle sale a piano terra del Palazzo dei Conservatori, cinque pittori e sei capolavori dalla pinacoteca “Francesco Podesti”, qui trasmigrati per lavori di riallestimento attuati anche con fondi europei PNRR. Ovvero “Tiziano, Lotto, Crivelli e Guercino. Capolavori della Pinacoteca di Ancona”, mostra a cura di Luigi Gallo, direttore della Galleria Nazionale delle Marche, e di Ilaria Miarelli Mariani, direttrice musei civici della Sovrintendenza Capitolina.

"Circoncisione di Gesù Bambino" (1430-32), di Olivuccio di Ciccarello.

“Circoncisione di Gesù Bambino” (1430-32), di Olivuccio di Ciccarello.

  L’autore della prima opera esposta non figura nel titolo della mostra, probabilmente perché il nome è troppo lungo ed anche perché sconosciuto al grande pubblico. E’ Olivuccio di Ciccarello, di Camerino, con una notevole “Circoncisione di Gesù Bambino” (1430-39), la parte centrale di un trittico nei modi del Gotico fiorito. Tempera su tavola di grandi dimensioni svolge la sua narrazione in verticale e in capitoli ravvicinati (prima, durante e dopo la circoncisione), come si usava spesso nella pittura medioevale. Chiare influenze della scuola bolognese e riminese (di quest’ultima citerei il Baronzio) che impreziosiscono questo capolavoro del tardo gotico (di Olivuccio ricordo il bel ciclo delle “Opere di misericordia” nei Musei Vaticani).

"Madonna col Bambino" (1480), di Carlo Crivelli.

“Madonna col Bambino” (1480), di Carlo Crivelli.

  E capolavoro è anche la “Madonna col Bambino” (1480), piccola e deliziosa tempera su tavola di Carlo Crivelli, veneziano di nascita ma emigrato a causa di uno scandalo in cui era coinvolto (la relazione con una donna sposata) e marchigiano di adozione. Nelle Marche realizzò la maggior parte delle sue opere, come questa in esposizione, di raffinata dolcezza, dove l’originaria matrice pittorica veneta si avverte soprattutto nella figura della Madonna (il sontuoso broccato del mantello che indossa). Un’opera di gusto tardo gotico, ricca di simboli cristologici e teologici, come la noce nella mano del Bambino, simbolo dell’incarnazione, e il cardellino, simbolo della passione, oltre alle mele, che rimandano al peccato originale, ed il cetriolo, simbolo di resurrezione (Giona se ne nutrì per tre giorni nel ventre della balena).

"Immacolata Concezione (1656), di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino.

“Immacolata Concezione (1656), di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino.

  Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, “Immacolata Concezione (1656), un  olio su tela commissionato dal conte Carlo Antonio Camerata per il suo palazzo in Ancona. Dio Padre su una nuvola allarga le braccia a benedire la Madonna sottostante raccolta in preghiera che poggia su una falce di luna, ai lati due angioletti e il mare sullo sfondo. Una composizione di grande forza interiore, luminosa, il cui linguaggio classico, alla Guido Reni, ben esprime il dogma dell’Immacolata, prima adombrato nel pontificato di Sisto IV e poi ufficialmente decretato con Bolla da Pio IX nel 1854. Inevitabile il confronto con lo spettacolare “Seppellimento di Santa Petronilla”(1626), nella pinacoteca dei Musei Capitolini, qui il dramma, lì la dolcezza che promana dalla sacra rappresentazione.

"Madonna con il Bambino in gloria, i santi Francesco e Biagio e il donatore Luigi Gozzi" (1520), di Tiziano Vecellio.

“Madonna con il Bambino in gloria, i santi Francesco e Biagio e il donatore Luigi Gozzi” (1520), di Tiziano Vecellio.

  Tiziano Vecellio, di Pieve di Cadore, con due splendide opere appartenenti a due diversi periodi della sua fertile produzione artistica: la “Pala Gozzi” e la “Crocifissione”. La prima prende il nome dal committente, “Madonna con il Bambino in gloria, i santi Francesco e Biagio e il donatore Luigi Gozzi” (1520), in tecnica mista su tavola. E’ un’opera firmata da un Tiziano giovane, poco più che trentenne, ma già capace di suscitar meraviglia e ammirazione nei suoi contemporanei (“Tizian, che onora non meno Cador che quei Venezia e Urbino”, scrive l’Ariosto). Un’opera scenografica, su due livelli, la Madonna assisa fra le nubi e, ai suoi piedi, San Francesco in contemplazione e San Biagio, protettore di Dubrovnik (all’epoca Ragusa), che indica la Vergine a Luigi Gozzi, mercante di quella città (la Vergine che tanto ricorda la raffaellesca “Madonna di Foligno”). Da vedere anche il retro della tavola, con tracce di disegni fra i quali spicca il volto di un bambino, di probabile matrice tizianesca. Invece la seconda opera, “Crocifissione”(1556-58, olio su tela), è più cupa, introversa, e la sua drammaticità si esprime nel colore. “In Ancona, all’altare di San Domenico, fece nella tavola Cristo in croce, et a’ piedi la nostra Donna, San Giovanni e San Domenico bellissimi e di quell’ultima maniera fatta di macchie”. Così il Vasari nel descrivere un’opera importante della maturità pittorica del maestro cadorino.

Retro della Pala Gozzi.

Retro della Pala Gozzi.

  Infine un altro grande, Lorenzo Lotto, con la “Pala dell’Alabarda”, un concerto di figure immerse nel classico clima della Sacra Conversazione: “La vergine con il Bambino incoronata da angeli e i santi Stefano, Giovanni Evangelista, Simone Zelota e Lorenzo” (1539, olio su tela). E’ un capolavoro dove i tratti tipici della scuola veneziana si integrano con quelli della scuola lombarda e lontani aromi romani (il movimentato rapporto con Raffaello nelle Stanze Vaticane). Frutto del pellegrinare di Lotto per l’Italia, soverchiato dalla fama di Tiziano, che metteva in ombra la sua personalità artistica peraltro notevole riscoperta e rivalutata in pieno solo nel XX secolo. Un pittore di prim’ordine, come risulta dalla Pala, splendida dal punto di vista figurativo, con elementi per l’epoca inediti (la Madonna come su un palco, gli angeli in sospensione) e riferimenti simbolici alla conquista di Ancona da parte dell’esercito pontificio.

"Crocifissione" (1556-58), di Tiziano Vecellio.

“Crocifissione” (1556-58), di Tiziano Vecellio.

  E questi sono i graditi ospiti dei Musei Capitolini

"La Vergine con il bambino incoronata da angeli e i santi Stefano, Giovanni Evangelista, Simone Zelota e Lorenzo" (1539), di Lorenzo Lotto.

“La Vergine con il bambino incoronata da angeli e i santi Stefano, Giovanni Evangelista, Simone Zelota e Lorenzo” (1539), di Lorenzo Lotto.

“Tiziano, Lotto, Crivelli e Guercino. Capolavori della Pinacoteca di Ancona” ai Musei Capitolini fino al 30 marzo 2025. Tutti i giorni h.9,30-19,30. Biglietto integrato per non residenti euro 15,50 intero e 12 ridotto, per residenti euro 13 intero e 11 ridotto. Gratis con la Mic Card. Per informazioni 060608 e www.museicapitolini.org

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