I due secoli della Filarmonica
I due secoli della Filarmonica
di Antonio Mazza
Era un gruppo entusiasta di amanti della musica quello che, nel 1821, fondò l’Accademia Filarmonica Romana, riconosciuta dallo stato pontificio e poi, nel 1860, chiusa per le sue tendenze liberali. Riaperta dopo Porta Pia e già con un robusto passato alle spalle (prime assolute di opere di Rossini, Meyerbeer, Mercadante) proseguì la sua intensa attività culturale, soprattutto nella prima metà del ‘900, a via Ripetta (con ospiti illustri: Bruno Walter, Alfred Cortot, Jasha Heifetz e tanti altri) e poi, dopo la guerra, installando il suo centro operativo nella cinquecentesca Casina Vagnuzzi, sulla via Flaminia. Ed è giunta così al suo duecentesimo compleanno, che si festeggia in tre sedi: Teatro Argentina, Teatro Olimpico e Sala Casella. Ma veniamo subito al programma, molto interessante, come sempre.
Il 25 ottobre, alle 21, si inaugura ufficialmente la stagione all’Argentina con un omaggio a Giuseppe Sinopoli, grande direttore scomparso 20 anni fa (ricordo una superba interpretazione del “Requiem tedesco” di Brahms), con l’Ensemble In Canto che esegue brani di Mahler, autore molto caro al maestro (in particolare la suite “Lou Salomé”, in versione per voce e orchestra da camera curata dal figlio Marco). E sempre nel mese di ottobre ci sono appuntamenti da non perdere, come “La medium” di Giancarlo Menotti al Teatro Palladium (il 3 alle 18), con l’Ensemble Novecento-Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Numerosi poi quelli previsti nella Sala Casella, a cominciare dalle quattro “Lezioni di musica con Giovanni Bietti” (il 3 Petrassi, il 10 Hindemith, il 24 Stravinskij e il 31 Britten, domenica alle 17,30). Ci sono poi i “Nuovi talenti”, due premiate pianiste coreane, Yena Roh e Yeseul Kim, e un tenore, Eric Price, specializzato nel genere liederistico (13, 14 e 16, alle 19,30). Infine il ricordo di un grande musicista dell’èra sovietica, Dmitrij Sostakovic, la cui possente Settima Sinfonia, “Leningrado” venne da lui diretta durante l’assedio nazista. In programma pezzi per piano, violoncello e piano, piano e orchestra (concerto n.2), in collaborazione con l’Associazione culturale “Heinrich Neuhaus” e in memoria di Daniele Lombardi che a Sostakovic aveva dedicato un robusto saggio (28 alle 19,30).
Imperdibile il concerto di Mischa Maisky che interpreta tre Suites per violoncello solo di Bach (1, 4 e 5), con quella magia di suono che ben conosciamo e che gli ha meritato una fama mondiale. Al Teatro Olimpico, 2 novembre h.21, e novembre vede impegnata la Sala Casella con “Contemporanea”, due giornate dedicate al repertorio del ‘900 e più recente con gli studenti del Master di secondo livello: “Rarefazione e densità del suono”, con musiche di Schoenberg, Berio, Messiaen ed altri (8 alle 19,30) e “Il gesto e la materia”, Stockhausen, Sciarrino, Jodlowski ed altri (9, stessa ora). E, ancora, “Omaggio a Ivan Candor”, complessa ed interessante figura le cui ricerca spazia nel campo etnomusicale, con brani eseguiti dal Contempoartensemble (14, h.17,30) e “Fanny, genio invisibile”, i lieder della sorella di Felix Mendelssohn, piccole gemme misconosciute perché, all’epoca, per una donna era disdicevole la professione delle arti. E infatti la figura di Fanny è stata scelta come emblematica per celebrare la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” (24, 19,30). E chiude il mese di novembre il Teatro Argentina con un duo di classe, Vadim Repin violino e Konstantin Lifshitz piano, in sonate di Grieg, Prokof’ev, Bartok, Brahms (18, h.21) e il giovane ma già famoso Quartetto Hagen (programma da definire), il 25 alle 21.
Il bicentenario cade il 4 dicembre e viene celebrato al Teatro Olimpico (h.21) con l’Orchestra Mozart diretta da Daniele Gatti in musiche di Rossini (ouverture de “il barbiere di Siviglia”), socio onorario della Filarmonica nel 1837, Stravinskij (“Apollon Musagète”) che con la Filarmonica ebbe un rapporto privilegiato, George Aperghis (“Countre-jour, le jour”, 2020, in prima assoluta), Leon d’oro alla Carriera alla Biennale di Venezia nel 2015. Chiude la solare sinfonia “Jupiter”, di Mozart. E un festeggiamento è previsto anche al Teatro Argentina, programma a sorpresa con Andrea Lucchesini, direttore artistico dell’istituzione romana, al piano insieme a Carlo Parazzoli violino, Andrea Oliva flauto e Luigi Piovano violoncello (8 h.21). E sempre all’Argentina (16, h.21) uno dei più importanti pianisti italiani, Pietro De Maria, in sonate di Beethoven, Liszt e dell’allievo romano di questi, Giovanni Sgambati, musicista da riscoprire (la targa in piazza di Spagna). Dicembre termina con la VI edizione di Assoli, ciclo che l’Accademia dedica alla produzione musicale contemporanea. Il pianista Francesco Granata esegue un omaggio a Fabio Vacchi, “Echi d’ombre”, “3 Post x Scarlatti” e “Sonata n.1” (Sala Casella, 19 alle 17,30).
Il 2022 ci accoglie con il Quartetto Prometeo impegnato nell’integrale dei quartetti per archi di Sostakovic (Teatro Argentina, 20 gennaio h.21) e la Sala Casella con il II concerto di Assoli (28 h.19,30). E qui, per tutto febbraio, il “Ciclo Bach”, con quattro magnifici appuntamenti, dal clavicembalo ben temperato alle sonate per flauto e poi violino e violoncello (6,13, 20 e 27 alle 17,30). E ancora, a marzo, un ciclo, “Il violoncello svelato”, repertorio italiano dimenticato, un lungo ed interessante excursus da Beethoven a Ghedini (4, 11, 18, 25 h.19,30). E non si possono non citare gli appuntamenti al Teatro Argentina. Un trio d’eccezione, Lorenzo Borrani violino, Ursina Maria Braun violoncello, Alexander Lonquich pianoforte, evoca le struggenti atmosfere romantiche di Schumann. Il 10 febbraio alle h.21 mentre il 17, stessa ora, il pianoforte di Gabriele Carcano, giovane talento con molti premi in carriera, compie un intrigante percorso da Bach (l’elegante Suite francese n.5) a Ravel (i raffinati Valses nobles e sentimentales). A marzo due date segnare in calendario: il 10 alle 21 “Auden cabaret”, rilettura in chiave musicale a due voci e sestetto (l’ensemble Sentieri selvaggi) di componimenti poetici di Wystan Hugh Auden, e il 24 alle 21 una coppia consacrata dal successo internazionale, Anna Tifu violino e Giuseppe Andaloro piano in musiche di Franck, Ravel, Chausson, De Sarasate. La stagione termina con arie famose di Haendel interpretate dall’ensemble Les Paladin (12 maggio, h.21).
E non poteva mancare la danza, sul palcoscenico del Teatro Olimpico. L’Aterballetto propone una particolare lettura, in chiave sottilmente psicanalitica del Don Juan, partitura originale di Marc Alvarez orchestrata da Manuel Busto, su scenografia di Curt Allen e con l’Orquesta de Extremadura (da giovedì 4 a domenica 7 novembre, h.21 e h.18). Da non mancare così come “Shine. Pink Floyd Moon”, l’ultima coreografia e regia di Micha van Hoecke ispirata alla mitica band inglese, messa in scena dalla Compagnia Daniele Cipriani, fantasmagorico viaggio-metafora nel mondo lunare (il 13 h.17 e h.21 e il 14 stessi orari). Infine l’atteso ritorno di Parsons Dance in “The Road” e “Balance of Power” , due situazioni dove il perfetto impianto coreografico e l’impegno profuso nella danza si combinano in un dirompente vitalismo che non può non ammaliare lo spettatore (da martedì 8 a domenica 13 febbraio, h.21 e h.18). In parallelo un’attenzione ai più giovani con l’attività di formazione, ovvero “Bimbi in musica”, il progetto “OperaEducation” e “La musica va a scuola”.
Per informazioni 342 9550100 e filarmonicaromana.org. Si raccomanda la prenotazione e l’acquisto on line. L’ingresso in sala avverrà rispettando le disposizioni anti Covid.
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