Nessun periodo nella Storia ha mai avuto una connotazione così netta ed assolutamente manichea, tutto bianco o tutto nero, senza sfumature di mezzo, come il nostro Medioevo. Un periodo dove l’infernale ed il sublime si alternavano quando non si mischiavano tanto da non distinguere più il positivo dal negativo. Da un lato le stragi più efferate, magari al grido di “Deus lo volt!”, “Dio lo vuole!” e dall’altro le cattedrali e la struggente bellezza dell’arte sacra. Due estremi in continua lotta fra loro, il lato ferino dell’essere e, di contro, la sua spiritualità: una ribollente mistura alchemica dove si è formata la coscienza di noi, uomini di oggi, perché il Medioevo è la nostra infanzia (e nell’infanzia, come sappiamo, vengono gettati i semi della futura consapevolezza). Certo un periodo lungo, con le sue fasi ben differenti, a seconda se prima o dopo del 1000, data fatidica, ma in genere è il Medioevo classico quello che si rievoca, il Medioevo dei Comuni, quello operoso delle confraternite e delle gilde delle arti e mestieri. Ed è questo il cuore pulsante del IV Festival del Medioevo in programma a Gubbio dal 26 al 30 settembre.
Ma c’è un preludio a tutto questo, come si evince dal titolo della manifestazione, “Barbari. La scoperta degli altri”, ovvero quelle invasioni e dominazioni che nel contrasto ma anche nella fusione con le popolazioni locali hanno fermentato fino a produrre il complesso organismo della civiltà medioevale. E non a caso è la splendida Gubbio ad ospitare il Festival, perché in Umbria più che altrove in Italia arde il fuoco di quella particolare spiritualità che caratterizza l’èra di mezzo (santi e mistici, da Benedetto, patrono del monachesimo occidentale, a Francesco, da Chiara a Jacopone da Todi e ancora, perché l’elenco è lungo). E, come già detto, il giorno d’inaugurazione, il 26, s’inizia proprio con la caduta dell’Impero e le invasioni barbariche. In un ciclo di conferenze viene affrontato il tema dell’incontro-scontro con il “diverso” che viene dal Nord (e poi dal Sud, le invasioni arabe), e sarà questo il basso continuo delle varie giornate. Cito qualche esempio fra i tanti: a cominciare il titolo programmatico del festival, “Barbari. La scoperta degli altri”, poi “Mangiare da barbari” (giovedì 27), “Kunàgota, una spada racconta la storia degli Avari”, “Stranieri nella Venezia medievale”, “Zingari, viaggio alle periferie della Storia”, “Gli ebrei nel Medioevo” (venerdì 28), “L’epopea dei Vichinghi”, “Quando il barbaro è tuo marito (o tua moglie”), “I Longobardi, stranieri. Anzi, italiani” (sabato 29), “La moda e i barbari”, “Le tombe dei re: pagani e cristiani nell’Alto Medioevo”, “Essere l’altro, essere il diverso”, “Gli Ostrogoti di Ravenna” (domenica 30).
Ovviamente si parla anche delle grandi figure che hanno attraversato l’èra di mezzo, “L’avventurosa vita di Roberto il Guiscardo”, il condottiero normanno che difese papa Gregorio VII contro Enrico IV, durante la lotta delle investiture (sabato 29) e “Lo strano caso di Federico II di Svevia”, lo “Stupor mundi” che fu umanista ante litteram (giovedì 27). E poi le grandi vie peregrinorum, come “La Via Romea Germanica”(sabato 29), il lato violento del Medioevo, “I signori della guerra” (giovedì 27) e l’immancabile accenno alle eresie, “Cristiani diversi: da Arnaldo da Brescia a Hus” (sabato 29). Alla cultura che gli amanuensi coltivarono negli “scriptoria” delle abbazie benedettine gettando i semi delle grandi università medievali come Parigi o Bologna è dedicata un’intera giornata, giovedì 27, “L’educazione all’ombra delle cattedrali” e così per la musica, “Cantar danzando” , l’ottimo Ensemble Micrologus in un repertorio dal XIII al XVI secolo (venerdì 28: nello stesso giorno “Un viaggio fra musica e filosofia” e “A cena con i Templari”). Non poteva poi mancare Tolkien, con il suo Medioevo epico-fiabesco, una nutrita “Tolkien session” (sabato 29: nella stessa giornata una tavola rotonda sulla bellissima mostra “Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella terra di Oderisi” e la lezione-spettacolo “Il mare e le cose: Piccole storie mediterranee”).
Né bisogna trascurare la cornice del Festival, una serie di eventi che lo impreziosiscono, in quanto affrontano il Medioevo nella sua quotidianità. Così “Antichi mestieri”, la rievocazione filologicamente corretta delle attività di artigianato, o “Miniatori e calligrafi dal mondo”, i segreti dello “scriptorium” svelati grazie al concorso di amanuensi giunti da ogni parte del globo. E poi la Fiera del Libro Medievale, con quanto finora è stato pubblicato sull’èra di mezzo (e i grandi studiosi contemporanei, come Le Goff, Duby o il nostro Franco Cardini, peraltro presente nelle varie giornate. E, naturalmente, Umberto Eco), i cortei storici, le “specialità” medievali di Gubbio (arcieri, balestrieri, falconieri, sbandieratori), un’anteprima RAI (la prima puntata di “Conquistadores” e “Leonardo a Milano e la festa del Paradiso”), due giornate FAI. Insomma una visione complessa ma ragionata ed esaustiva di quello che fummo in tempi di tenebre e di luce, un mondo che, nel 1492, con la conquista del Nuovo Mondo, uscì dal Medioevo per iniziare il cammino che conduce ai nostri giorni (da non perdere mercoledì 26 Mario Pirovano in “Johan Padan a la descoverta de le Americhe”, scritto dall’indimenticabile Dario Fo in un suggestivo grammelot padano-veneto).
E ciò che si deduce da questa magnifica cinque giorni (negli anni premiata più volte) il cui leit-motiv, come abbiamo visto, s’impernia sull’incontro-scontro con altre culture che si sono travasate nella nostra, è una semplice constatazione per molti sicuramente fastidiosa. L’Italia -come popolo e come cultura- è nata dal meticciato, che proprio nel Medioevo ha la sua culla, in quei secoli che alcuni ancora si ostinano a chiamare “secoli bui”.
“Festival del Medioevo” (ne è ideatore il giornalista Federico Fioravanti), Gubbio, dal 26 al 30 settembre. Per maggior informazioni su tutti gli eventi www.festivaldelmedioevo.it e per conoscere l’elenco dei relatori e dei protagonisti, oltre duecento, www.festivaldelmedioevo.it/portal/protagonisti. La mostra “Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella terra di Oderisi” dura fino al 4 novembre (degno di nota l’accuratissimo catalogo
Scritto da: Antonio Mazzain data: 9 settembre 2018.il10 settembre 2018.
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