E’ ancora fresca la notizia dell’operazione “Antiche dimore”, il tesoro archeologico costituito da migliaia di pregevoli reperti etruschi ed apuli sequestrati in Svizzera dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (operazione della quale ho parlato ampiamente sul giornale) ed ecco un’altra buona notizia la cui importanza non risulta minore. Lo scenario è sempre lo stesso, la Caserma La Marmora in Trastevere, dove vengono mostrati alla stampa i risultati concreti di indagini spesso durate anni: risultati pregevoli, come appunto quest’ultimo, che riguarda gli ori della collezioni Castellani.
30 marzo 2013, la notte di Pasqua. Approfittando del suono delle campane della vicina chiesa di Sant’Eugenio che copre il rumore, dopo essersi introdotti nel Museo Etrusco di Villa Giulio un gruppo di malviventi infrange le vetrine interne e saccheggia il tesoro Castellani. Il bottino è cospicuo, 27 gioielli preziosi di finissima fattura, realizzati nella metà del XIX secolo, per un valore di tre milioni di euro. Le indagini conducono ad una collezionista russa ed un antiquario romano che funge da mediatore con gli autori del furto.
Mandato a monte l’espatrio dei beni per una perquisizione all’aeroporto (la russa viene trovata in possesso di un catalogo nonché foto delle vetrine degli ori e dell’impianto di videosorveglianza del Museo), resta la rete di ricettatori. Ma l’analisi dei tabulati telefonici permette ai carabinieri di giungere in tempo sul luogo dello scambio e di recuperare una busta con 7 oggetti del tesoro Castellani che viene gettata dall’auto dei ladri in fuga. Il resto viene ritrovato dopo tre anni di minuziose indagini, 23 oggetti su 27 (per fortuna i mancanti sono di minor valore artistico e venale), con l’identificazione degli autori del furto e dei ricettatori ed il loro deferimento all’Autorità Giudiziaria.
Davvero splendidi i gioielli in mostra, realizzati nel 1800 dai Castellani, famiglia di orafi che, a partire dal capostipite, Fortunato Pio, studiò le tecniche antiche, soprattutto etrusche (granulazione e filigrana), creando il “gioiello archeologico” la cui fama, in breve tempo, superò i confini. Committenze nazionali ed estere, dai Borghese ai Savoia ai reali di Prussia, per questi fascinosi gioielli che, oltre a riprendere motivi del mondo antico, non erano esenti da suggestioni medioevali e rinascimentali. Ma gli interessi della famiglia si estendevano anche al collezionismo archeologico e l’intero patrimonio di oltre 6000 oggetti, fra ceramiche, bronzi, terrecotte, vetri, avori e, naturalmente, i pezzi di oreficeria, fu donata nel 1919 allo Stato da Alfredo Castellani e costituisce il nucleo principale del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
Splendidi, dicevo, e sono collane, orecchini, pendagli, camei, fibbie, spille, tutto un repertorio dove in particolare s’impone il micro mosaico. Così la croce o la medaglia con rappresentato il gufo, due piccoli capolavori che oggi potremmo definire di arte minimale, cui fanno da controcanto tutti gli altri oggetti in mostra. Colpisce l’abilità tecnica, il lavoro di cesello e, naturalmente, l’inventiva, che rendono l’insieme estremamente raffinato (la fibbia con il coleottero, il cameo dalla pietra incisa con la figura della Madonna, la collana a più livelli lavorati in filigrana).
La presentazione de “La sicurezza anticrimine nei musei”, libro e anche manuale per prevenire furti ai danni del nostro patrimonio artistico (per fortuna in calo rispetto al passato) ha suggellato l’annuncio del recupero e restituzione alla collettività degli ori Castellani. Un nuovo, ottimo risultato dell’attività del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, preziosa perché impegnata a preservare la nostra memoria storica. La nostra identità.
Scritto da: Antonio Mazzain data: 21 aprile 2016.il16 maggio 2016.
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