“Festarolo”, così era chiamato l’addetto alla selezione ed esposizione degli arazzi della famiglia Barberini che, per volere del Cardinal Francesco, nipote di papa Urbano VIII, disponeva di più laboratori in Roma dove si producevano questi preziosi tessuti. Averli era una questione di prestigio e, nel XVII secolo, tutte le famiglie di rango ne facevano collezione ma produrli in proprio, affidandone il disegno ad artisti importanti, era davvero il massimo. Un’affermazione di potere, il potere Barberini che si autocelebra e tuttavia, pur nell’intenzione retorica, v’è una bellezza di fondo che ieri stupiva e che oggi possiamo ammirare nel Palazzo omonimo. Ovvero “Glorie di carta. Il disegno degli arazzi Barberini”.
Lo spunto viene dalla Francia, il dono di Luigi XIII al Cardinal Francesco, legato pontificio presso la sua corte, sette grandi arazzi con le Storie di Costantino, su disegno di Rubens. Barberini se ne innamora e, fondata una sua arazzeria, affida a Pietro da Cortona il completamento della serie di Costantino (e chi meglio di lui che aveva celebrato nell’affresco sul soffitto il trionfo della casata?). Cinque nuovi arazzi, ora al Philadelphia Museum of Art, mentre i cartoni originari sono rimasti in sede, nei depositi, e qui si è scelto di esporre quello più allegorico, “Costantino fa distruggere gli idoli pagani” (per traslato Urbano VIII difensore della cristianità ma anche un parallelo con il primo imperatore cristiano).
Sicura nel segno e composta nella rappresentazione d’insieme, l’opera cortoniana ha comunque un sia pur indiretto sapore agiografico, al contrario di un altro interessante cartone dovuto a Gian Francesco Romanelli, allievo del Domenichino, una “Natività” di delicata fattura. E’ parte della serie “Vita di Cristo”, 12 arazzi attualmente nella cattedrale newyorchese di St.John the Divine. Qui la sacralità del momento è ben espressa nel generale clima contemplativo in cui sono immersi i personaggi e se la struttura d’insieme risulta un po’ scontata il risultato è comunque positivo.
Sicuramente più incisivo, perché legato ad eventi storici, è “Maffeo Barberini bonifica il Lago Trasimeno”, di Antonio Gherardi, cartone della serie “Vita di Urbano VIII”, dieci enormi arazzi ora ai Musei Vaticani. Si compone di tre parti ma, per la grandiosità dell’insieme, ne sono esposte solo due, che vedono al centro il futuro Urbano VIII con alle spalle il lago e, ai lati, le figure allegoriche della terra e dell’acqua e gli operai intenti al lavoro di bonifica. E’ un documento d’epoca, che il Gherardi, anche architetto formatosi nella bottega di Pietro da Cortona con il quale collaborò spesso, realizza usando un linguaggio pittorico svelto ed incisivo, che ben esprime il profondo significato del dipinto. E testimonianza è pure “Visita di Urbano VIII al Gesù”, di Andrea Sacchi, Jan Miel e Antonio Gherardi, quadro di grandi proporzioni realizzato per il centenario della fondazione della Compagnia di Gesù. E’ una colorita rappresentazione corale, dove risalta tutto lo sfarzo delle cerimonie seicentesche, il cui culmine era la processione che si snodava da San Pietro a San Giovanni, per l’intronazione del nuovo papa (la “cavalcata del possesso”). Colpisce la cura del particolare, per cui nella folla si distinguono il papa, i nipoti cardinali, il nano dei Barberini ed altri personaggi (notare il tipo che si aggiusta gli occhiali).
E il magnifico “Ritratto di Urbano VIII” di Pietro da Cortona, celebrativo ma senza alcun accento retorico, di una sontuosità direi meditata anche nel dettaglio (il fine broccato della veste talare), suggella degnamente questa mostra che aggiunge un motivo nuovo alla storia di una delle più importanti famiglie romane del XVII secolo.
“Glorie di carta. Il disegno degli arazzi Barberini”, a Palazzo Barberini fino al 22 aprile 2018, da martedì a domenica h. 8,30-19, biglietto euro 12 intero 6 ridotto, valido 10 giorni per le sedi di palazzo Barberini e Galleria Corsini. Per informazioni 064824184 e www.barberinicorsini.org
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