François Couperin le Grand
Il ‘700 musicale francese è decisamente molto ricco e in particolare risaltano due figure, François Couperin detto il Grande e Jean-Philippe Rameau, entrambi innovatori nello stile e nel linguaggio. Dopo aver proposto l’integrale de “Les Indes galantes” di Rameau, l’ensemble della Simphonie du Marais di Hugo Reyne, sempre attenta a rivalutare il patrimonio nazionale, non poteva ignorare il grande François, a 350 anni dalla sua nascita. E grande lo fu Couperin , la cui fama è legata soprattutto all’arte del cembalo (quattro libri di squisita fattura) ma è nella produzione complessiva che meglio si avverte il suo genio innovativo. Ed è l’incontro fra due stili e due scuole, la francese e l’italiana, questa mutuata da Corelli, che egli stimava molto. “Les Nations Réunies § Autres Sonades”, contenute nel cd, sono emblematiche della particolare sensibilità couperiniana che la Simphonie ha messo in risalto.
Prima, però, andiamo a ritroso nel tempo, con la gustosa intervista di Hugo Reyne al Maestro ormai vecchio e malandato nella sua casa di Parigi, il 15 agosto 1726. Premesso che per la prima volta tutte le Sonate sono concentrate in un solo disco, Hugo vuole maggior informazioni e Couperin gli rivela una sua piccola malizia. Ammiratore di Corelli ma ben conoscendo l’ostilità dei suoi connazionali per ciò che sapeva di estero, aveva finto che il pezzo, scritto da un nuovo autore italiano, gli era stato spedito da un parente d’Oltralpe. Era riuscito quindi a farlo accettare semplicemente italianizzando il suo nome e così per le altre Sonate che, neanche a dirlo, ebbero una grande successo. E in effetti, ascoltandole, si capisce perché.
Cominciamo con la prima, “La Pucelle ou La Française”, composta a 22 anni, che ci introduce al clima melodico couperiniano, magnificamente supportato da una scrittura agile e briosa, tutta da gustare. Di certo l’aver aggiunto all’originale versione in trio (violino, viola e clavicembalo) flauti, oboi e fagotto ha dato più colore all’insieme, vivacizzandolo. Ed è un limpido fluttuare di note, un alternare movimento e pause, parafrasando quello schema ternario (allegro-adagio-allegro) caro al concerto grosso di matrice italiana, Corelli (ovviamente) in primo piano. Così è anche per “La Visionnaire o L’Espagnole”, la cui struttura sonora appare addolcita dal dialogo un po’ civettuolo degli oboi. La sensazione che ne deriva dall’ascolto è quella di un qualcosa di sognante, come di immagini in libertà: visionario, appunto.
Più articolato “La Steinkerque”, con passaggi sfumati, quasi in chiaroscuro, dove si avverte la mano felice di Couperin, abile nel tessere la trama dei singoli movimenti. In particolare le situazioni di maggior contrasto e vivacità melodica, dimostrando una forte padronanza tecnica, quella scienza del contrappunto che fa di lui un musicista all’avanguardia. Così alcuni fraseggi de “La Superbe”, ma più evidente appare in “La Sultane” e in “La Convalescente ou L’Imperiale”, quest’ultima Sonata soprattutto, che trascolora da accenti morbidi e tenui a tonalità sostenute. E sempre quella chiarità di fondo che rende lo stile di Couperin di una limpidezza sorprendente, quasi uno stato di grazia.
Intervallati alle Sonate figurano anche tre brani per cembalo, tratti dal terzo e quarto libro. Sono “La Visionnaire”, “La Superbe ou La Forqueray” e “La Convalescente”, la cui scioltezza di linguaggio unita ad una vena creativa brillante ed estrosa meritano davvero a Couperin l’appellativo di Le Grand. I suoi quattro libri per strumento solo hanno un posto d’onore nel ‘700 clavicembalistico francese, già di rilievo nel panorama europeo (Louis-Nicolas Clérambault, Louis Daquin, Armand-Louis Couperin e, naturalmente, Jean-Philippe Rameau, solo per fare qualche nome).
Dal canto suo La Simphonie du Marais ha dato un’interpretazione sobria e calibrata, senza nulla togliere ai passaggi di maggior intensità cromatica. E’ la giusta misura perseguita sin dagli inizi, nel 1987, e che ha dato ottimi risultati e qui cito, fra i lavori più recenti, “Concertos Brandebourgeois” di Bach e “Water Music & Royal Fireworks” di Haendel, da me recensiti. I nomi: Jorlen Vega e Amandine Bernhardt violini, Etienne Mangot viola da gamba, André Henrich tiorba, Yannick Varlet clavicembalo, Christophe Mazeaud flauto e oboe, Marc Duvernois fagotto. E il direttore, anche flauto e oboe, Hugo Reyne, con il suo tocco preciso ed elegante.
François Couperin: “Le Nations Réunies § Autres Sonades”, la Simphonie du Marais diretta da Hugo Reyne, euro 18. Per informazioni www.simphonie-du-marais.org
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