Pubblicato: 26 gennaio 2020 di Nica Fiori in News // 0 Commenti
Sono immagini in bianco e nero che sembrano scolpite dalla luce le fotografie di Stefano Cigada esposte nella mostra “Frammenti” nel Museo di Roma in Trastevere. Sono volti o particolari frammentari di statue classiche senza un nome (le didascalie indicano il museo e la data dello scatto), che suscitano una suggestione misteriosa, che chiunque è in grado di avvertire.
Eppure, quando visitiamo i musei dove sono state realizzate queste foto, la Centrale Montemartini e Palazzo Massimo a Roma, il Museo Archeologico di Napoli e il Museo archeologico di Sperlonga (presso la Grotta di Tiberio), i particolari evidenziati in mostra non ci colpiscono più di tanto, perché prevale la visione d’insieme. Il fotografo Cigada, invece, ci trasmette con i suoi scatti un’indubbia emozione, frutto della sua ricerca ossessiva dell’attimo giusto, quando l’incidenza della luce naturale anima e fa palpitare il marmo.
Come ha spiegato l’autore nel corso della presentazione, c’è nella Centrale Montemartini un guerriero (proveniente dal tempio di Apollo Sosiano), che riceve la luce da una finestra che sta alla sua sinistra. L’ombra cambia nel corso delle stagioni e quindi cambia la lettura dell’immagine del suo volto, che lui propone in uno scatto fatto in autunno, il 27 settembre, quando è lambito per 10 minuti da un raggio di sole: “Solo in quei dieci minuti succede qualcosa di magico. E quelli sono i miei dieci minuti, quelli che voglio acciuffare”.
Questo implica che abbiamo a che fare con un personaggio che frequenta abitualmente i musei, dove dialoga con le statue di divinità, guerrieri, atleti, ninfe, animali, scegliendo quelle che gli “parlano” e lo “illuminano”. Le accarezza con lo sguardo per mesi e mesi e le fotografa senza cavalletto, senza luce artificiale, usando lenti luminose, apertura massima di diaframma e poca profondità di campo. Al momento della stampa si lavora sui contrasti o per togliere un eventuale elemento di disturbo. Anche il formato ha una sua importanza: “L’immagine per me ha quelle dimensioni, se si ingrandisce o si riduce, cambia l’equilibrio tra il bianco e il nero e cambia anche il risultato”.
Attratto come è dai frammenti, Cigada mette a fuoco il punto di rottura, elevando quel frammento a protagonista, mentre tutto il resto sfuma. E il fascino di un frammento è indubbio: basti pensare all’attrazione in pittura per i paesaggi con le rovine, con le colonne spezzate e i capitelli al suolo, o in poesia per i frammenti di Saffo e dei lirici greci, che tanto hanno influenzato i poeti contemporanei.
Sono in mostra solo 21 fotografie di grande formato, scelte dalla curatrice Jill Silverman van Coenegrachts per questa che è la prima mostra italiana dell’artista, che nel passato è vissuto all’estero, dove ha fatto il fotoreporter in ambito marino (pesci e barche), fotografando anche degli squali a distanza ravvicinata. Jill Silverman ha scelto una sola foto per ogni soggetto trattato da Cigada, il quale ha precisato che si tratta di “un colpo solo, come dice De Niro nel film Il cacciatore”. E in effetti la sua figura si può paragonare a quella di un cacciatore, che insegue l’effetto creato dalla luce naturale, perché “i faretti dei musei sterilizzano le statue. La luce del giorno, invece, cambia tutto, a seconda dell’ora, di come e da dove arriva”.
Cigada, milanese di nascita, è passato dal colore al bianco e nero e dagli oceani ai musei archeologici. In realtà l’archeologia è sempre stata una sua passione e si percepisce visitando questa mostra, che apparentemente potrebbe sembrare come una normale sequenza di immagini fotografiche di statuaria classica, ma, come abbiamo visto, sono immagini che, a un’esame pìù approfondito, raccontano una loro storia, una rivisitazione molto personale che ha come protagonista lo scorrere del tempo. Del resto, come ha scritto John Berger nel 1978 (in “Uses of Photography”) “le fotografie sono relitti del passato, tracce di ciò che è avvenuto”. Ma anche i frammenti di marmo sono “relitti del passato” e si prestano a cogliere la vita intima della materia, e il suo stesso respiro, nel momento in cui interagisce con la luce.
Frammenti. Fotografie di Stefano Cigada
Museo di Roma in Trastevere, Piazza S. Egidio 1/b
22 gennaio-15 marzo 2020
Orario: da martedì a domenica, ore10-20 (la biglietteria chiude un’ora prima). Lunedì chiuso.
Biglietto Museo + mostre in corso: € 7,50 (ridotto € 6,50) per i non residenti; € 6,50 (ridotto € 5,50) per i residenti.
Biglietto gratuito per gli aventi diritto e per i possessori della MIC card
Info: Tel. 060608
www.museodiromaintrastevere.it
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