Forof, sognando il futuro
FOROF, sognando il futuro
di Antonio Mazza
Rione Monti, l’ottocentesco Palazzo Roccagiovine al Foro Traiano, situato innanzi alla colonna che svetta al centro della Basilica Ulpia, il cuore pulsante della immensa e magnifica costruzione di Apollodoro di Damasco. Un’area fra le più interessanti della Roma imperiale, perché ci rimanda, con le sue biblioteche annesse alla Basilica, a qualcosa che va oltre lo sfoggio di grandezza e, quindi, di autoglorificazione del Potere. La cultura, la conoscenza, la cui continuità è testimoniata dalle non lontane rovine dell’Auditorium o Ateneo di Adriano, il successore di Traiano, dove avvenivano letture pubbliche con la presenza di poeti, filosofi, scienziati. E un ideale filo rosso collega quel denso passato SPQR con il presente, proiettandolo in un futuro che si sperimenta (meglio: si suggerisce) simbolicamente nelle viscere di Palazzo Roccagiovine. Qui, per iniziativa di Giovanna Caruso Fendi, nasce FOROF, una nuova realtà culturale che racchiude in sé archeologia, arte contemporanea e sperimentazione con l’intervento di artisti di fama internazionale.
Si scende nei sotterranei, la parte nascosta della Basilica, che si svela in un balenìo di luci rosate, l’abside orientale, i cui scavi e valorizzazione sono stati finanziati dalla Fondazione Fendi. Un paesaggio di pietra che scaturisce dal passato e che, grazie ad una serie di installation view, il gioco di colori e una colonna sonora di sfondo, accoglie il visitatore creando una suggestione tutta particolare. Lo immerge in un’inedita esperienza sensoriale, ovvero LOVOTIC, l’anima segreta all’interno di FOROF, che qui trova linfa per proiettarsi nel futuro. Qui, in questo spazio ipogeo che è come una bolla sospesa nella quale sembra di avvertire le vibrazioni del passato, una sorta di capsula del tempo dove tutto appare possibile. E il senso del dialogo, quell’accostare le forme fluide dell’installation view alla solidità della pietra, l’effimero all’eterno, è nel voler significare la transitorietà dell’oggi, di questo momento storico dove l’unica certezza è il Dubbio.
Fluidità, certo, che la tecnologia ha in certo qual modo drammatizzato essendo l’elettronica ormai divenuta una protesi dell’essere umano, la cibernetica sempre più avanzata come nostro futuro prossimo. Qualcosa che ha subìto una forte accelerazione negli ultimi anni, provocando una mutazione antropologica ancora in atto e, soprattutto, confermando (e anche amplificando) quella fluidità di base. Ed ecco allora inserirsi il percorso esperienziale che si snoda fra le reliquie del passato e le immagini liquide del presente proiettate sulle pareti. La metamorfosi del presente è rappresentata da un uovo, simbolo di (ri)nascita, non a caso situato innanzi ad un muro antico crollato nel terremoto dell’801 d.C. Una (ri)nascita che può avvenire, anzi, in parte è già avvenuta, in un contesto cibernetico, dove la macchina è ormai diventata co-protagonista. Con i rischi che questo comporta, certo, ma un tipo di assimilazione è in atto e per LOVOTIC diventa fatto culturale, dove l’incontro fra realtà umana e realtà virtuale genera un modello nuovo.
La parte più intima dell’essere, l’eros, espressa in modi che coniugano elementi concreti, di fisicità quotidiana, con quelli astratti (ma sempre più intrusivi) dell’Intelligenza Artificiale. Ne risulta una sorta di metalinguaggio che, qui supportato da un’installazione sonora multicanale, imposta il futuro, ipotetico, (im)probabile amore fra uomo e macchina. Tutto un gioco dunque? La realtà virtuale è anche questo ma soprattutto è lì a indicare un “dopo” che la cibernetica costruisce giorno dopo giorno, modificando il nostro costume, e, a differenza di tempi anche recenti, dove si poteva visualizzare il futuro, ad attenderci è solo un vasto, immenso interrogativo. Ciò che una volta era considerato fantascienza preme alle porte e in questo strano alveo ipogeo, dove pietra e tempo formano come una sorta di utero simbolico, si compie la gestazione di qualcosa che può sancire una nuova e al contempo diversa alleanza fra uomo e macchina.
Il tema dell’ “altro da sé” in chiave cibernetica, un tema piuttosto intrigante che, nello spazio sotterraneo e quello a livello strada, trova il suo sfondo sensoriale con i Soundwalk Collective. Musica elettronica, video, puro suono, parola che, insieme, si armonizzano in uno spazio rarefatto, siderale, in totale sintonia con il tema trattato (i Soundwalk sono un gruppo sperimentale che si avvale di musicisti di fama a rotazione, come Patti Smith, Philip Glass ed altri. E cito album come “Peradam” e “Death must die”. Qui interagiscono Charlotte Gainsbourg, Lyra Pramuk, AtomTM, Paul Preciado, William Dafoe). La “musica delle sfere”? E’ bello immaginarlo, di sicuro nel visitatore resterà l’emozione di aver scoperto una parte segreta della Basilica Ulpia, con il suo originale piano di calpestìo, e la curiosità per questa immagine bicefala uomo-macchina proiettata nel tempo. Immagine che, forse, un uomo del futuro commenterà dal vivo.
CO2 permettendo…
FOROF, spazio polifunzionale al Foro Traiano 1, da mercoledì a domenica h.11-18, biglietto euro 10 intero 5 ridotto. Le visite guidate durano 60’, in italiano e in inglese, consigliata prenotazione online. E’ prevista una serie di performance a cadenza mensile, la prima il 22 febbraio. Per informazioni www.forof.it
Bell’articolo. Articolato. Complimenti !